Pen sbarrò gli occhi e spalancò la bocca. Poi scosse la testa. «È pazzesco», mormorò.
«Te l’ho detto che non ci avrebbe ascoltato», borbottò Melanie.
«Va’ avanti», incalzò Bodie. «Raccontale il resto.»
«Qual è il punto?»
Bodie guardò Pen. «Harrison guidava la macchina che ha investito vostro padre. Melanie l’ha visto. Era la visione che ha avuto l’altra sera nella stanza dell’ospedale.»
«L’ho visto dietro il parabrezza», precisò Melanie. «Era come se guardassi con gli occhi di papà.»
«Non puoi lanciare una simile accusa basandoti soltanto sulla… tua immaginazione.»
«Non era la mia immaginazione.»
«Forse era telepatia», suggerì Bodie. «Forse tuo padre ha comunicato con lei.»
«Non dirmi che ci credi anche tu», azzardò Pen.
«Non lo so. Forse sì.»
«Siete matti tutti e due.»
Bodie si chiese se Pen non esagerasse con il suo finto scetticismo.
«Joyce ha prenotato il tavolo per la cena», spiegò Melanie con una certa eccitazione nella voce. «Sapeva che papà parcheggiava sempre dietro la banca, sapeva che avrebbe dovuto attraversare la strada. Harrison ha parcheggiato lì vicino e ha aspettato che papà attraversasse.»
«Può essere andata così», aggiunse Bodie.
«È andata così.»
«Ma ci vogliono le prove», fece notare Pen alla sorella. «Non puoi basare questa faccenda su una specie di esperienza psichica.»
«Cerchiamo le prove», decise Bodie.
«Le conosco già», replicò Melanie.
«Le tue visioni non sono state sempre valide», le ricordò Pen. «Ti ricordi la luna di miele di papà?»
«Quello è stato un caso fuori dalla norma.»
«Forse lo è anche questo.»
«No.»
«Allora cerchiamo delle prove che possiamo portare alla polizia», suggerì Bodie.
Melanie sospirò.
«Bisognerebbe dare un’occhiata all’auto di Harrison», ragionò Pen. «Se ha davvero colpito papà, l’auto potrebbe aver subito qualche danno e in tal caso ci sarebbero delle tracce, anche se lui avrà cercato di cancellarle.»
«Joyce ha dichiarato che era un’auto sportiva», osservò Bodie. «Harrison possiede una Mercedes.»
«Joyce potrebbe aver mentito», ribatté Melanie.
«Harrison possiede anche una Porsche», precisò Pen. «Ha una Mercedes e una Porsche.»
«Tu dovresti saperlo», commentò Melanie e fece un sorrisetto a Bodie. «Erano amanti, sai.»
«Non eravamo affatto amanti», protestò Pen.
«Certo, certo.»
«Siamo usciti qualche volta, ecco tutto.»
«Sai dove abita?» s’informò Bodie.
«Naturale che lo sa», rispose Melanie.
Bodie ci rimase male per aver saputo di Pen e Harrison. Il pensiero di loro due insieme… «Andiamo a casa sua», si affrettò a dire, «e vediamo se possiamo dare un’occhiata alla sua Porsche.»
Melanie si strinse nelle spalle. «Immagino che non ci sia niente di male.»
«Perché non facciamo colazione, prima?» azzardò Bodie. «Io muoio di fame.»
«Tu e il tuo stomaco.»
«La casa di Harrison è a pochi chilometri da qui», disse Pen. «Perché non facciamo colazione più tardi?»
«Due contro uno», borbottò Bodie. «Non è leale.»
Bodie guidava in direzione ovest, verso San Vicente. Melanie sedeva sul sedile dei passeggeri, Pen, rannicchiata dietro, si aggrappava agli schienali, la sua mano sinistra a pochi centimetri dalla spalla di Bodie. La sua faccia si stagliava nello spazio fra i due sedili anteriori e lui la vedeva ogni volta che guardava a destra. Lo shampoo di Pen, o forse il suo profumo, emanava una fragranza di fresco e di pulito.
Bodie aveva una strana sensazione allo stomaco, forse si trattava di semplice appetito, forse il fatto di trovarsi così vicino a Pen, o forse era una reazione al fatto di aver saputo di lei e Harrison. Amanti? Lei aveva negato. Ma aveva ammesso di essere uscita con lui. La cosa non andava giù a Bodie. Quel tipo era bello come un attore del cinema, freddo e cortese.
Guida una maledetta Porsche.
Sbruffone.
Anche se non erano stati amanti, a Pen doveva essere simpatico. Dovevano essersi baciati. Lui doveva averle messo le mani addosso.
Pensieri simili non miglioravano certo le condizioni dello stomaco di Bodie.
Qualunque cosa sia avvenuta fra loro, si disse, è roba vecchia. Pen non sembra entusiasta di lui. Forse Harrison l’ha piantata. Spero che sia stata lei a mollarlo.
«Al semaforo, svolta a sinistra», disse Pen.
Bodie si portò sulla corsia e aspettò la freccia verde.
«Sapete», osservò Melanie. «Probabilmente non ha usato la sua auto.»
«Lui è un tipo arrogante», ribatté Pen. «Forse l’ha usata.»
«Essere arrogante non vuol dire essere stupido.»
«Vale sempre la pena di controllare», tagliò corto Bodie e svoltò.
«Tieniti sulla destra, la terza via», indicò Pen.
Lui annuì.
«O ha noleggiato un’auto o ne ha rubata una», insistè Melanie.
«Non necessariamente», replicò Pen. «Noleggiare un’auto lascia sempre una traccia.»
«Potrebbe aver pagato in contanti.»
«Devi mostrare un documento d’identità. Forse lui ne aveva una falsa, ma questo si può scoprire facilmente. Sulla patente di guida c’è la foto.»
«Non si può scoprire tanto facilmente», obiettò Melanie.
«Inoltre, l’impiegato dell’agenzia di noleggio potrebbe identificarlo.»
«No, se si era travestito.»
«Non credo che sia ricorso a un trucco così elaborato e rischioso. Come hai detto tu stessa, non è uno stupido. Sapeva che se l’operazione si fosse svolta in modo semplice c’erano meno possibilità di sbagliare.»
Bodie svoltò a destra. La via residenziale era ombreggiata dagli alberi. Le case, per lo più a due piani, erano vecchie ma ben tenute. Un quartiere tranquillo, i residenti dovevano essere benestanti, se non addirittura ricchi.
«Due isolati», lo guidò Pen. «Poi a sinistra.»
«Allora deve averla rubata», concluse Melanie.
«Non è così semplice neppure questo. Non è così facile rubare una macchina come si vede fare in TV. Specialmente se si tratta di una macchina sportiva. Non si può saltar su, collegare i fili in cinque secondi e partire. Bisogna stare attenti all’antifurto… e quasi tutti i modelli più nuovi hanno un sistema d’allarme.»
«Le auto sportive si possono rubare senza problemi, in qualsiasi momento», decretò Melanie.
«Per la maggior parte da professionisti con l’equipaggiamento per azionare l’accensione…»
«Parli come se fossi una professionista», notò Bodie.
«Ho scritto qualcosa in proposito e ho svolto qualche ricerca», spiegò Pen.
«Io non posso credere che abbia usato la sua auto», tagliò corto Melanie.
«Ci saranno migliaia di Porsche a Los Angeles. Perlomeno. Lui piazza una targa rubata sulla sua Porsche prima di investire papà, poi se ne torna a casa tranquillo e beato e ce la lascia finché la fa riparare. Ha la Mercedes. Può lasciare la Porsche in garage per qualche settimana, poi, magari, la fa riparare fuori dallo Stato. Svolta qui, Bodie, poi prendi la prima a sinistra.»
Bodie rallentò, svoltò attorno all’angolo, vide l’incrocio a breve distanza e mise la freccia.
«La terza casa sulla destra», annunciò Pen.
«Che cosa facciamo?» volle sapere Bodie. «Entriamo e chiediamo di vedere la Porsche?»
«Passa davanti alla casa, per cominciare. E non rallentare.»
Mentre compiva la curva, Bodie vide la Mercedes di Harrison parcheggiata nel viale della terza casa.