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Meglio sbrigarsi a sceglierne uno, prima che scoppi a piangere.

Scelse la cartelletta con scritto McDougal Stone, e l’aprì. Attaccato con una graffetta al manoscritto c’erano tre foglietti che qualcuno aveva scritto per respingere il lavoro.

Forse Bodie può dirmi che cosa non funziona.

Diavolo, questo mi sembrava buono.

Tirò fuori il manoscritto e mise via la cartelletta.

Mentre si alzava i suoi occhi si posarono sulla segreteria telefonica. La voce le riempì la testa lacerando i suoi buoni sentimenti, dentro provava caldo e freddo allo stesso tempo. Si affrettò a guardare verso la finestra. Le tende erano tirate.

Lui non può vedermi.

Forse ha visto accendersi la luce. Sempre che abiti nell’edificio.

Ma non può chiamare, sa che non sono sola. Sta’ tranquilla, almeno per stanotte.

Ha le mie mutandine.

Pen corse fuori dallo studio e parte della paura svanì quando entrò nel soggiorno e vide Bodie sotto la luce della lampada, così calmo e tranquillo… e felice.

«Questo è stato bocciato», spiegò Pen porgendogli il racconto.

«Allora deve essere brutto.»

Lei rise. «Torno fra un minuto», annunciò e si affrettò in bagno. Bodie aveva lasciato l’asse del water abbassata. Molto educato. Slacciò i calzoncini bianchi e li abbassò lungo le gambe. Infilò i pollici ai lati dell’elastico delle mutandine, abbassò anche quelle e sedette.

Si ritrovò a fissare le mutandine nere di pizzo tese fra le caviglie.

Bodie sentì scorrere l’acqua. Aspettandosi di veder riapparire Pen dopo qualche secondo, osservò l’ingresso del corridoio buio. E rimase in attesa.

Evidentemente lei non tornava subito.

Continuò a leggere la storia e l’aveva quasi finita quando sentì aprirsi una porta. Pen camminava a passi leggeri e attutiti nel corridoio. Finalmente entrò in soggiorno.

Lei alzò la mano in un gesto di saluto esitante. Un sorriso le tremolava sul viso. Aveva il naso leggermente arrossato e gli occhi rossi e gonfi. «Vuoi altro caffè?» offrì con voce fioca.

«No, grazie. Ti senti bene?»

Lei rispose con un cenno affermativo e sedette all’estremità del divano. «Hai finito il racconto?»

«No. Qualcosa non va? Tu hai pianto.»

«Ridicolo.»

«Non può essere tanto ridicolo il fatto che sei sconvolta.» Bodie si chinò avanti, lasciò cadere il manoscritto sul tavolino. Si voltò verso Pen. Lei stava china, i gomiti sulle ginocchia, la testa abbassata. Bodie corrugò la fronte, si fece più vicino e le mise la mano sulla schiena. Lei non si ritrasse né gli disse di scostarsi. Lui le sfregò dolcemente la schiena fra le scapole, consapevole del calore sotto la camicetta.

«Hai mai provato la sensazione di aver perso il controllo?» mormorò Pen.

«Vuoi dire di aver commesso qualche errore?»

Lei annuì. I capelli che le piovevano sul viso luccicavano al riflesso della lampada.

«Sì, qualche volta», ammise Bodie. «Che cosa è successo?»

«Colpa di quell’individuo che ha telefonato venerdì sera. Con tutto quello che ci è capitato, non riesco a togliermelo dalla mente.»

«È comprensibile.»

«Mio Dio, ero così sconvolta da prenderti a coltellate. Cioè, ho perso il senso delle proporzioni. Ho messo quel cordone attraverso la porta e per poco non mi spaccavo la testa, poi ti ho accoltellato. Cristo.»

«Io non me la sono presa.»

«Ero così agitata. Credevo che lui venisse qui e cercasse di violentarmi. Ne ero sicura.»

«Esisteva il pericolo reale che venisse», osservò Bodie. «Io pure ne ero preoccupato.»

«Poi ha lasciato quel messaggio sotto la porta. Ero impietrita. Ma ho pensato: non gli permetterò di distruggere la mia vita, non mi lascerò terrorizzare. Così stamattina sono uscita a comperare il fucile. Lo sistemerò, pensavo. Lascialo venire. Il fucile è un rimedio magico e io sono salva. Il fatto è che quando sono rientrata ero sola, avevo ancora paura, maledizione. Ma non gli avrei permesso di avvicinarmi. Così sono scesa nella lavanderia e un altro verme ha tentato degli approcci; ero così turbata che ho pensato: è lui l’uomo delle telefonate. Allora ho portato con me un coltello quando sono tornata giù. Probabilmente lo avrei pugnalato se si fosse fatto rivedere. Sarebbe stato il colmo. Pugnalare due persone innocenti in due giorni. Potrei vedere il mio nome sul Guinness dei primati.

«Non devi essere così dura con te stessa», le fece notare Bodie.

«No, non sai ancora il resto. Parliamo di paranoia. Quando sono andata a riprendere il bucato, mancava qualcosa. Un paio di mutandine. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lui non solo sa dove vivo, ma è qui e mi spia, magari è un inquilino dello stabile e si è preso le mie mutandine. Ma ecco il punto.» La voce di Pen tremò, lei girò la testa verso Bodie. Lunghe ciocche di capelli le nascondevano il viso, aveva gli occhi lucidi. «Ecco il punto essenziale. Ho sempre indossato quelle mutandine. Le portavo addosso. Nessuno le aveva rubate. Le ho portate per tutto il giorno. Anche adesso.» Lei emise un suono soffocato che poteva essere il tentativo di una risata, ma ne uscì solo un singhiozzo. «Sono pazza, eh?»

«Oh, Pen», sussurrò Bodie accarezzandole i capelli.

Lei si girò e gli mise le braccia al collo, asciugandosi le lacrime sul petto di lui.

«Va tutto bene», bisbigliò Bodie. «Va tutto bene.» Si lasciò andare contro il cuscino stringendola gentilmente. E continuò ad accarezzarle i capelli e la schiena. Lei ci stava bene fra le sue braccia, meglio di Melanie. Un seno premeva contro il suo petto. Lui ordinò a se stesso di ignorarlo. Bastava tenerla fra le braccia per provare un senso di calore e di pace.

«Devo dirti una cosa», sussurrò Bodie, scostandola leggermente.

Pen annuì e tirò su con il naso, la faccia vicina alla sua, le mani sui fianchi di lui.

«È tutta colpa mia», confessò Bodie.

Lei scosse la testa e tirò un profondo sospiro.

«In parte è colpa mia», insistè lui.

Lei aveva uno sguardo confuso.

«Quello delle telefonate… non è mai stato qui. Ha telefonato, è vero, ma non è venuto qui. Ti ricordi che avevo impiegato tanto tempo per andare a prendere la pizza, l’altra sera? Non mi sono perduto. Mi sono fermato in un negozio e ho comperato un biglietto di auguri. Ho usato la busta. Sono stato io a lasciare il messaggio sotto la porta.»

«Non è vero. Lo dici per farmi sentire meglio.»

«Mi dispiace. È stato uno sporco trucco.»

«No, tu…»

«Sono stato io, credimi.»

«Perché?»

«Perché così non saresti rimasta qui l’altra notte. Ho sentito la voce di quell’individuo sul nastro. Avevo paura… che venisse. Non volevo che rimanessi sola. E sapevo che eri terrorizzata all’idea di restare e che era stata Melanie a costringerti.»

Pen lo guardò negli occhi.

«Uno sporco trucco», ripeté Bodie. «Dovevo capirlo che ti avrei reso le cose più difficili. Accidenti, lo sapevo. Ma non me ne importava. Volevo farti tornare a casa di tuo padre a qualunque costo.»

«Eri preoccupato per me?»

«Sì.»

Non aggiungere altro, si disse lui.

Mi sono spinto troppo lontano. Devo darci un taglio.

«Inoltre… non era leale. Ci avevi invitato ad alloggiare da te e capivo che era la cosa giusta da fare perché avevi offerto ospitalità per prima e avevi bisogno di averci vicino. Ho pensato subito che dovevamo restare con te, ma Melanie ha detto a Joyce che saremmo rimasti in casa. L’ha fatto solo per dispetto.»

«L’ha fatto solo per tenerti lontano da me», precisò Pen.

«Lo so. E io non ti volevo lontano da me.»

«Oh, Bodie.»