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Guardò nello specchietto retrovisore.

Nessuna macchina lo seguiva.

Nessuno lo aveva visto portar via l’auto di quel tale e lo seguiva. Per fortuna.

Semaforo rosso. Maledizione.

Non osò passare con il rosso.

Batté il pugno sul volante mentre aspettava che scattasse il verde.

«Avanti, avanti!»

Scattò il verde. Bodie balzò avanti.

Ho rubato questa macchina.

Ho picchiato quel poveraccio e gli ho rubato l’auto.

C’è un’ondata di criminalità, amici.

Dio santo.

Ieri ero un tranquillo studente, oggi sono un criminale.

Sentì prurito in gola. Una risatina? Poteva tramutarsi in un grido.

Quasi arrivato.

Signore, fa’ che stia bene. Ti prego.

Bodie svoltò nella strada di Pen.

Quasi ci sono.

Morta sul pavimento, il corpo dilaniato da numerose pugnalate, gli occhi vitrei che fissano il soffitto.

No, no!

Era arrivato al suo isolato, i suoi occhi sfrecciavano da destra a sinistra cercando il furgone. Fermò la macchina davanti all’edificio. Nessun segno del suo veicolo, ma Melanie poteva averlo parcheggiato dietro l’angolo.

Scese dalla macchina, attraversò la strada di corsa, aprì il cancello di ferro e corse su per le scale, facendo gli scalini a tre per volta. Percorse la balconata in un lampo, arrivò alla porta. La luce brillava dietro la tenda della finestra. Bodie bussò. «Pen!» gridò. «Pen, sono Bodie!»

Trascorsero alcuni secondi.

Bussò di nuovo, con maggior energia.

La porta si aprì.

Pen indossava una vestaglia azzurra.

Sembrava illesa. Era bellissima e aveva un’espressione preoccupata.

«Melanie è qui?» s’informò Bodie.

Pen scosse la testa.

Bodie entrò. Chiuse la porta, allacciò le braccia attorno a Pen e la strinse forte.

22

Era così bello rivederlo, essere fra le sue braccia. Lei lo strinse forte. Non voleva sapere perché era tornato, che cosa era successo. Voleva solo continuare a tenerlo stretto.

Bodie aveva il fiatone, Pen sentiva il battito del suo cuore contro il proprio petto.

«Stai bene?» gli domandò dopo un momento.

«Ora sì. Tranne un mal di testa atroce.»

«Ti prendo un’aspirina.»

«Vengo con te.»

Bodie la seguì. «Che cosa è successo?» volle sapere Pen.

«Non ne sono sicuro, ma credo che Melanie mi abbia colpito in testa.»

Pen lo guardò corrugando la fronte. «Ti ha colpito?»

«Mi sono svegliato in un campo giochi di una scuola vicino all’autostrada. Il mio furgone era sparito. Avevo paura che lei venisse qui.»

«Io non l’ho vista.»

In bagno, Pen aprì l’armadietto dei medicinali, prese la boccetta dell’aspirina e chiuse il battente con lo specchio.

Bodie, dietro di lei, le cinse la vita con le braccia. Pen lo guardava allo specchio. La faccia di lui, sopra la sua spalla destra, appariva pallida e tesa.

«Avevo paura che ti facesse del male», spiegò lui.

«Oh, Bodie.»

Lui infilò una mano nella vestaglia. La sua mano era fredda sulla pelle. Si mosse lentamente su e giù accarezzando un seno. Con un sospiro, Pen si appoggiò contro di lui. Infilò il pollice sotto il cordone della vestaglia e tirò. Il cordone si slacciò. Bodie aprì la vestaglia. Lei notò che la guardava allo specchio. La faccia di Bodie, ancora pallida, non era più tesa per il dolore. Le sue mani erano strette sui seni, i pollici sfregavano i capezzoli turgidi. Lui le tenne i seni, li strinse e Pen si lasciò sfuggire un gemito.

Le mani di lui si abbassarono ad accarezzarle il ventre, scivolarono sui fianchi e sulle cosce. Poi ricominciarono a salire. Dolcemente. Pen chiuse gli occhi. Le mani si allontanarono, tornarono sui fianchi.

La boccetta dell’aspirina cadde dalle dita di Pen. Lei prese la mano di Bodie e la guidò fra le gambe. Lui gemette quando la toccò. Pen sentì le gambe che le si piegavano. La mano di lui premette e lei si contorse.

Mi dispiace, Melanie, pensò. Mi dispiace. Non m’importa, ci abbiamo provato.

Scostò la mano di Bodie e si girò. La vestaglia le scivolò dalle spalle. Le mani di Bodie le accarezzarono la schiena e le natiche.

Con le dita tremanti lei cominciò a sbottonargli la camicia.

«E Melanie?» bisbigliò lui.

«Non m’importa più. Ti ha colpito. Non ti merita.»

«Dev’essere andata da Harrison.»

«No.» Pen non voleva pensare a Melanie.

«Non mi va l’idea di darle la caccia, ma non posso lasciarla…»

«Che cosa?»

«Non lo so. So solo che devo andare a cercarla.»

Pen si appoggiò al petto di Bodie. Lui la tenne stretta gentilmente. «Vengo con te», decise Pen.

Le mani di lui le salirono lungo la schiena mentre lei si chinava per raccogliere la vestaglia. Le accarezzarono le spalle. Pen si drizzò, si voltò e prese la boccetta di plastica che era caduta nel lavabo. «Prendi un po’ d’aspirina», suggerì. Gli diede la boccetta, poi aspettò accanto a lui che inghiottiva delle pastiglie con un po’ d’acqua dal rubinetto.

Pen lo precedette in camera da letto. Bodie rimase sulla porta osservandola mentre appendeva la vestaglia sull’anta dell’armadio.

«Dormivi?» domandò Bodie.

«Prima sì. Poi ho ricevuto una telefonata. Da lui

«Oh, no!»

Pen aprì un cassetto e tirò fuori un paio di mutandine azzurre. «Abbiamo parlato», riprese, infilando l’indumento. Poi tenendosi in equilibrio su un piede infilò un calzino, poi l’altro. Finalmente guardò Bodie. Lui la fissava, la bocca socchiusa. «È saltato fuori che quel tale non verrà qui. Non sa dove abito; non sa neppure chi sono. Mi farò cambiare numero di telefono e così sarà finita.»

«Come ha avuto il tuo numero?»

«L’ha composto a caso.»

«Dio.»

«Tanto trambusto per niente. Non c’è mai stato il pericolo che mi facesse visita.»

«Fantastico.»

«Già», mormorò Pen. Si accucciò e aprì l’ultimo cassetto in fondo. Prese un paio di pantaloni e li indossò. Gettò la segreteria telefonica sul letto. Nuda dalla vita in su, e sentendo lo sguardo di Bodie, si avvicinò all’armadio. Tirò fuori un paio di scarpe da ginnastica e le portò verso il letto. Sedette, le calzò e legò i lacci. Poi andò verso Bodie reggendo la maglia della tuta.

«Insisti nell’impresa?»

«È tua l’idea di andare a cercarla, no?»

Lui sorrise leggermente, la fissò negli occhi mentre le toccava i seni. «Succedono strane cose.»

«Strane davvero», convenne Pen inarcando la schiena mentre lui l’accarezzava.

«Se lei non mi avesse dato una randellata in testa, saremmo in viaggio per Phoenix.»

«E sarebbe al sicuro», concluse Pen.

«E io… non sarei qui con te.»

Il respiro di Pen si fece rauco quando lui le premette i capezzoli. «Oh Dio, Bodie!»

«Vale la pena di avere un bernoccolo in testa.»

«Sarà meglio… andare.»

Lui abbassò le mani e le tenne sui fianchi di Pen. Lei infilò la felpa dalla testa.

«Vorrei tanto che ci scordassimo di lei», osservò Bodie.

«Non possiamo.»

«Lo so.»

«Credi davvero che sia andata da Harrison?»

Bodie rispose con un cenno affermativo.

«Che cosa facciamo, torniamo laggiù?» volle sapere Pen.

«Penso di sì.»

Percorsero il corridoio fino al soggiorno. Pen prese la borsa e se la mise a tracolla. All’estremità del divano scostò la tenda e sollevò il fucile.

«Stai scherzando?» fece Bodie.

«Solo in caso…»

«Se abbiamo bisogno di quello, vuol dire che siamo nel fango fino al collo.»

«So che Harrison ha una pistola calibro 38.»