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«Era Harrison quello a cui hai detto di venire qui?» volle sapere Bodie.

«Chi altri?»

«Probabilmente si presenterà con la polizia al completo.»

«Non credo proprio.»

* * *

La firma di Joyce era scribacchiata in fondo alla pagina con la stessa calligrafia tremolante della confessione.

«Dov’è lei?» chiese Bodie.

«Vuoi vederla?» Melanie guardò l’orologio. Era quello di Bodie. «Penso che abbiamo pochi minuti.» Prese il foglio dalla mano di Pen e passò davanti a loro. Mentre gli altri due la seguivano verso la scala, Melanie guardò dietro. «Dovremo nasconderei prima che arrivi Harrison. L’elemento sorpresa, capite?»

Ai piedi della scala, Bodie guardò Pen. La sua faccia era grigia. Le prese la mano. Aveva le dita ghiacciate.

Salirono le scale dietro Melanie. Lei fece strada lungo il corridoio.

Pen sapeva che avrebbero trovato una carneficina. Le girava la testa, era inebetita. Le luci sembravano troppo fioche. Quando sbatté le palpebre vide un’aureola blu elettrico circondare Melanie. Pen aveva la nausea. Proprio come venerdì, pensò, la sera dell’incontro degli scrittori di gialli, durante lo show del coroner.

Lividore post-mortem, segni di morsi sul cadavere, il pene grigio del morto. Uova di mosche nelle narici.

Devo uscire di qui.

Aria fresca.

Bodie la fermò alla porta della camera matrimoniale. «Aspetta qui», disse.

Pen si appoggiò allo stipite, la schiena rivolta alla stanza. Bodie le lasciò andare la mano e le passò davanti. Pen si lasciò scivolare a terra e fissò il tappeto.

Non dovrei, pensava. Non dovrei permettergli di affrontare da solo questa cosa orribile. Devo stargli vicino.

Si costrinse a rialzarsi.

Non si sentiva nessun suono giungere dall’interno della stanza.

Voltandosi verso la porta, vide Bodie e Melanie a fianco a fianco. I loro corpi le bloccavano la vista.

Pen si avvicinò lentamente.

Sentì odor di sangue e provò una nausea intensa. Sollevò il davanti della felpa e premette la stoffa morbida sul naso e sulla bocca. L’indumento aveva un odore di fresco che mascherava l’odore aspro del sangue. Ricacciò le lacrime e si mise al fianco di Bodie.

Joyce, su una sedia a schienale rigido, la fissò con una faccia color cremisi. Sbatté le palpebre per allontanare il sangue che le colava negli occhi dalla fronte tagliata. Respirava a fatica dal naso. Una striscia di stoffa, probabilmente la cintura di una vestaglia, era legata sulla bocca.

«Ho dovuto lavorarmela un po’», spiegò Melanie.

Bodie inclinò il fucile verso Pen. L’arma poggiava sul pavimento con la canna all’insù. Tenendo la felpa sulla bocca, Pen afferrò la canna del fucile con l’altra mano e la tenne in quella posizione, mentre Bodie si spostava dietro la sedia.

Joyce aveva i piedi legati alle gambe della sedia. La sua camicia da notte le si appiccicava addosso per il sangue, ma Pen non riusciva a vedere altre ferite. Il sangue, concluse, veniva dai tagli sulla fronte di Joyce.

Dovrebbe salvarsi.

Poteva andar peggio, pensò. Molto peggio.

Guardò Melanie. Sua sorella stava fissando il fucile. No, concluse Pen, non guarda il fucile.

Guarda me con la felpa rialzata.

Un brivido le serpeggiò nella schiena. Abbassò la felpa. Lo sguardo di Melanie salì alla sua faccia.

Pen credeva a stento all’odio che leggeva negli occhi della sorella.

Lo sguardo si spostò mentre Bodie toglieva il bavaglio dalla bocca di Joyce. «Che cosa fai?» volle sapere Melanie.

«Per amor di Dio!» mormorò Bodie. Si accucciò per slegare le mani di Joyce.

«Lasciala stare.»

Pen si rese conto che Joyce aveva qualcosa in bocca. Si fece più vicino, spostò il fucile nell’altra mano e si chinò sulla donna.

«Non farlo», l’ammonì Melanie.

«Piantala», ribatté Pen, e ficcò le dita nella bocca di Joyce. Tirò fuori uno indumento umido. Una calza di nylon.

Joyce respirò a fatica.

«Vuoi che avverta Harrison?» intervenne Melanie.

«Stai bene?» chiese Pen alla donna.

«Huu… La faccia.»

«Hai altre ferite?»

«Ha un brutto bernoccolo dietro la testa», riferì Bodie.

Pen batté gentilmente la calza inzuppata di saliva sulla fronte di Joyce. Poi esaminò le ferite. Sulla fronte erano state incise le lettere AO. Tenendo la stoffa sui tagli, Pen guardò Melanie. «Che diavolo vuol dire questa roba?»

«Siete due letterati, cercate di indovinare.»

«Non riesco a slegarle le mani», disse Bodie.

«Perché l’hai fatto?» balbettò Pen a sua sorella. «Dio santo, Mel…»

«A sta per adulterio, O per omicidio.»

«Perché l’hai fatto?»

«Per ottenere la sua confessione, naturalmente.»

«Idiota! Quella confessione non vale niente. L’hai torturata per estorcerla!»

«Lei non voleva scrivere. Ho dovuto costringerla.»

«Mente», mormorò Joyce. «L’ha fatto… dopo. Solo per… torturarmi.»

«La confessione non vale», ripeté Pen.

«Peccato!» ghignò Melanie. E si slanciò verso la sorella. «Ehi!» gridò Bodie.

Pen incespicò, cadde sul pavimento battendo la spalla, e gridò mentre la canna del fucile le colpì le dita.

Bodie si alzò con un balzo da dietro la sedia di Joyce.

«No!» urlò e tese avanti le mani per spingere via Melanie.

Troppo tardi.

Il coltello (da dove sbucava?) squarciò la gola di Joyce e uno spruzzo di sangue inondò la camicetta di Melanie proprio quando Bodie le afferrò le spalle scaraventandola lontano.

Lei atterrò sulla schiena.

Pen si rialzò e osservò Bodie correre attraverso il sangue che zampillava. Lui si chinò su Melanie. «Dammi quel coltello!» gridò. Tese la mano per prenderlo, ma la ritrasse quando Melanie menò un fendente. «Dammelo! Dio, Dio!»

Melanie si contorse sul pavimento sferrando calci e cercando di colpirlo. Bodie continuò a gridare tentando di strapparle di mano il coltello.

Pen sollevò il fucile. «Levati di mezzo», ordinò a Bodie.

Lui la guardò.

Melanie sferrò un calcio con la gamba destra, lo colpì all’inguine. Lui sbarrò gli occhi per il dolore improvviso, si piegò in due e cadde in ginocchio.

Melanie rotolò via.

Pen puntò il fucile mentre Melanie si rialzava barcollando. «Ferma!»

Melanie andò lentamente verso sua sorella, le spalle piegate, il coltello nella mano destra, gli occhi quasi nascosti dalle ciocche di capelli che le ricadevano sul viso. «Avanti, spara, sorellina. Coraggio. O tu o io, stavolta.»

Pen indietreggiò.

«Ti faccio a pezzi. Taglierò la tua splendida faccia, le tue preziose tette. Poi vedremo, eh? Credi che Bodie ti vorrà ancora, dopo. Eh?»

La parete fermò la ritirata di Pen. La ragazza fece scattare la sicura. «Fermati.»

«No, cara, non mi fermo.»

Pen premette il grilletto. Il fucile rimbalzò nelle mani, il rumore le rintronò nelle orecchie. Un pezzo di soffitto oltre la testa di Melanie saltò. Caddero polvere e pezzi di intonaco.

Melanie sogghignò. Mosse un altro passo, afferrò la bocca del fucile con la mano sinistra e se la premette sul petto. «Coraggio, sorellina. Riprova.»

«Mel… Per amor del cielo!»

Sbirciando sopra la spalla di Melanie, vide Bodie, carponi, che tentava di rialzarsi.

La canna s’inclinò verso l’alto, spinta da Melanie. Incredula, Pen vide sua sorella chinarsi sotto l’arma e puntare il coltello al suo petto. Si gettò da un lato. Un senso di calore le divampò sulla pelle sotto il seno sinistro. Cercò di difendersi sollevando un gomito. Che colpì Melanie all’ascella, facendola spostare. Pen aveva ancora il fucile. Melanie glielo strappò dalle mani e lo scaraventò sul pavimento.