Rimase in ascolto.
Il leggero ronzio del frigorifero, niente altro.
Una goccia d’acqua le scivolò dietro una gamba. Allungò una mano per asciugarla.
Aspetta ancora un po’. Rimani qui finché richiama.
Pen avanzò nel corridoio. Sbirciò in camera da letto mentre passava davanti alla porta.
Nessuno balzò fuori.
Si fermò alla porta dello studio. Vide la cassetta sul tappeto, la segreteria telefonica accanto alla macchina da scrivere.
Prima il resto.
In fondo al corridoio diede una rapida occhiata al soggiorno. I suoi occhi sfrecciarono alla porta. La catena di sicurezza era al suo posto.
Soddisfatta?
Pen non era soddisfatta, ma abbassò leggermente le spalle.
Entrò in cucina. Dal corridoio giungeva abbastanza luce per ciò che aveva in mente, ma fece scattare l’interruttore per fugare le ombre.
Il telefono era infisso proprio sopra il pannello dell’interruttore. Strinse la mano attorno all’apparecchio e tirò. La piastra di metallo rimase sul muro, vuota. Pen posò il telefono staccato in cima al frigorifero.
E uno.
A lunghi passi tornò nello studio. Evitò con cura lo spigolo della scrivania dove aveva sbattuto la gamba.
La segreteria telefonica. Il telefono. I fili scendevano dal bordo della scrivania, pendevano quasi direttamente nella fessura fra il lato della scrivania e la libreria, poi risalivano per sparire dietro i libri.
Pen si spostò di lato. Si accucciò, e con una mano sullo spigolo della scrivania raggiunse la fessura con la mano sinistra. Con la punta delle dita trovò i fili. Li seguì piegandosi di lato e fece scivolare la mano sopra i libri. Le cadde l’asciugamano. Il telefono squillò, dandole un colpo al cuore e mozzandole il respiro. Con un grido di paura e di rabbia si spinse avanti. Sbatté la spalla destra contro la scrivania spingendola e facendola girare. Un altro squillo. Cadde in ginocchio sul tappeto. Contorcendosi s’infilò nell’apertura fra la scrivania e gli scaffali, lo spigolo del mobile le grattò il seno destro. Il telefono urlò nel suo orecchio. Lei trovò la presa dell’apparecchio. La strappò dal muro.
Silenzio.
Pen si districò.
Con le dita tremanti afferrò l’asciugamano, lo trascinò con sé mentre indietreggiava carponi.
Gli occhi fissi sul telefono.
4
«È venerdì sera», disse Bodie. «La gente esce, di venerdì.»
«Lo so», mormorò Melanie seduta accanto al posto di guida con le ginocchia sollevate e i piedi contro il cruscotto. Era rimasta in quella posizione da quando avevano lasciato la stazione di servizio. Fissava davanti a sé, ma era troppo in basso per vedere fuori dal parabrezza. «Forse è capitato qualcosa a Pen», osservò.
Forse a nessuno, pensò Bodie. «Preoccuparsi non serve. Perché non ti metti dietro e cerchi di dormire?»
Lei non rispose. Non si mosse. Rimase rannicchiata, la testa sorretta dallo schienale del sedile. Bodie si chiese come facesse a respirare in quella posizione.
«Tua sorella non esce con i ragazzi?» domandò.
«No.»
«No?»
«Be’, qualche volta, credo. Ma non per abitudine.»
«Com’è, grassa e brutta?»
Melanie girò la testa. Nella luce fioca la sua faccia era una macchia. Bodie non riusciva a leggere l’espressione del suo viso, ma capì che lei non era affatto divertita.
«Sto cercando di tenerti su di morale», spiegò lui.
«È bellissima», lo informò Melanie.
«Bella come te?»
«Già, io sembro Bo Derek.»
«Per me sei bellissima.»
«Perché non hai visto Pen.» Nessuna ammirazione nella voce di Melanie. Anzi, risuonò leggermente risentita.
«Certo che ha un nome terribile», osservò Bodie.
«Chi lo dice?»
«Io.»
«Tu non l’hai ancora vista.»
«Che tipo è?»
«La playmate dell’anno.»
«Quale anno?»
«Qualsiasi anno.»
«Non vedo l’ora di conoscerla.»
«Ci scommetto.»
Bodie allungò il braccio e toccò la gamba sollevata di Melanie. Poiché lei non protestava, infilò la mano nei pantaloni e le accarezzò il posteriore. «Non m’interessano le playmate dell’anno.»
«Tu…»
«Lo so, non ho ancora visto Pen. I suoi libri preferiti devono essere Il Profeta e Il gabbiano Jonathan Livingston.»
Melanie sbuffò.
«Allora perché non esce con i ragazzi?» incalzò Bodie.
«Ha dei problemi con gli uomini.»
«Ah.»
«Ah, un corno. Non è come pensi. È solo che i ragazzi le saltano addosso. Succede da quando aveva dodici o tredici anni. Lei si è stancata, ecco tutto.»
«Questo è un problema.»
«Può darsi. Non saprei.»
Bodie si chinò su di lei. Con la punta delle dita trovò la cucitura centrale dei pantaloni. Prese a sfregare e sentì il calore attraverso la stoffa. Premette più forte e Melanie trattenne il respiro.
«Non adesso», disse lei.
Lui ritrasse la mano.
Melanie tirò giù i piedi e si drizzò sul sedile. «Mi dispiace», mormorò.
«No, ti capisco.»
«Si tratta della mia famiglia. Papà o Pen…»
«Lo so. Sarei sconvolto anch’io. Ma oggi è venerdì. Solo perché nessuno ha risposto al telefono, non devi trarre delle conclusioni. In realtà, ciò che hai, come elemento, è solo la visione che hai avuto.»
«Tu credi che sia soltanto la mia immaginazione.»
«Non ho detto questo.»
«Ma lo pensi.»
«No, ma credo che sia possibile. Ti porti appresso tutto quel risentimento verso tuo padre e anche verso tua sorella. Non sono diffidente, ma…»
«Bravo.»
«Sto solo cercando di aiutarti.»
«Non sono una malata di mente», protestò lei.
«Melanie…»
«Se non mi credevi, dovevi dirlo subito. Potevo partire per conto mio.» La voce di lei divenne più stridula. «Mi ci manca solo questo. E già abbastanza difficile…» Sospirò con un singhiozzo. «Lasciamo perdere.»
«Ehi, andiamo», disse Bodie, sottovoce.
Lei si sollevò, si insinuò fra i due sedili e sparì dietro.
Bel lavoro, concluse Bodie. Sospirò.
Cristo, non puoi aver sempre ragione.
Avevi creduto che lei accettasse la possibilità che la sua visione fosse un falso allarme. Desidera forse che si avveri?
Stiamo parlando di suo padre e di sua sorella, per amor del cielo!
Sì, forse lei desidera che sia vero. Nei recessi della sua mente. È giusto, papà. Tu hai lasciato annegare la mamma e poi hai sposato una baldracca tanto giovane da essere tua figlia. Prendi su, Pen. Così impari che non puoi cavartela, con quell’aspetto da playmate dell’anno.
Devo vedere questa Pen.
Ci scommetto, aveva detto Melanie, con una punta di amarezza nella voce.
Melanie voleva che pagassero.
La vendetta è dolce, molto più dolce se sei presente mentre si verifica; anzi, è bella questa forma di telepatia cosicché puoi sentire la loro agonia mentre i corpi vengono dilaniati.
Corpi dilaniati. Comodo, no? Che cosa aveva detto, lei? Che la cosa correva rumorosamente nella sua direzione e troppo veloce perché lei potesse scansarsi. Come un’auto o un tram. Una specie di veicolo.
Quanto bastava per restare sfigurati. La bella sorella che faceva colpo sugli uomini, magari proprio su quelli che Melanie sognava per sé, viene travolta da un’auto. La playmate dell’anno si trasforma di botto in un mucchietto di sangue coagulato. Ti sta bene, puttana. E adesso chi è la più bella della famiglia?
A Bodie non piacevano i propri pensieri. Accese la radio. Dolly Parton. Singles Bars and Single Women. Tenne basso il volume per non disturbare Melanie.