Forse lei si era addormentata là dietro. Un paio d’ore per dimenticare la sua maledetta visione.
Forse non avremmo dovuto telefonare.
Specialmente a sua sorella.
Le cose peggioravano, dal momento che neppure Pen era in casa.
Dov’era? Forse al cinema o qualcosa di simile. Ma forse Pen era stata avvertita dell’incidente del padre ed era uscita per correre da lui. All’ospedale. All’obitorio.
Oppure il contrario. Pen era la vittima e suo padre era uscito per andare da lei.
Un modo o l’altro. Ecco perché nessuno rispondeva al telefono.
Sono cattivo come lei, pensò Bodie. In parte sto aspettando che la visione si trasformi in realtà.
Se non era telepatia o qualcosa di simile, si trattava di un blocco mentale e quindi Melanie era matta.
Per il suo bene, meglio che sia reale.
Non vuoi neppure questo, concluse Bodie.
Vecchio mio, è una delle tue situazioni senza sbocco.
Testa hai perso tuo padre o tua sorella, croce hai perso il cervello.
Non io, Melanie. Io ti accompagno solo nel viaggio.
Non desiderarlo.
Lei è una parte di me, ti piaccia o no. I suoi problemi sono anche i miei.
Quando aveva visto Melanie la prima volta, lei stava camminando verso di lui con i libri stretti al petto, la testa china, un cipiglio sul viso. Era un assolato tardo pomeriggio di venerdì e le lezioni erano finite. Tutti nel campus sembravano allegri e rilassati. Tutti tranne la ragazza in lutto sul marciapiede.
Bodie aveva provato pena per lei. La ragazza appariva graziosa, fragile, eterea, ed evidentemente giù di morale.
Aveva bisogno di essere consolata.
Lei era ancora a parecchi metri da lui, fissava sempre il marciapiede e Bodie aveva capito che sarebbe passata senza alzare la testa.
Perciò aveva pescato una moneta dalla tasca e l’aveva lanciata. La moneta aveva tintinnato sul cemento ed era rimbalzata prima di rotolare verso la ragazza. Bodie aveva capito, dal movimento della testa di lei, che stava guardando la moneta. A un tratto allungò il passo e con il sandalo la fermò. Non aveva più l’espressione corrucciata di prima, quando aveva alzato la testa per guardare Bodie negli occhi. Sembrava piuttosto soddisfatta per aver bloccato la moneta.
«Grazie», aveva detto lui. «Mi è scappata.»
Lei non aveva detto una parola. Sembrava nervosa. Forse si sentiva intimidita perché era una matricola, si vedeva che lo era e lui appariva abbastanza vecchio per essere un laureando o magari un insegnante. La ragazza era arretrata di un passo.
Bodie si era chinato a raccogliere la moneta.
Lei indossava una gonna lunga al ginocchio. Aveva gambe snelle e pallide, assolutamente prive di abbronzatura. Il loro biancore le faceva apparire nude.
Bodie non riusciva a distogliere gli occhi da quelle gambe.
Dopo aver raccolto la moneta si era rialzato.
La ragazza era arrossita, un sopracciglio sollevato con espressione interrogativa. Bodie aveva capito che lei aveva notato l’ispezione delle sue gambe.
La ragazza si era scostata, pronta a riprendere a camminare.
Anche Bodie si era scostato.
«Scusa», aveva detto lei. Le tremava la voce. «Ho fretta.» E si era spostata dall’altra parte. Bodie l’aveva bloccata di nuovo.
Lei aveva rinunciato a superarlo. Se ne stava immobile e lo guardava negli occhi, il labbro inferiore fra i denti.
«Mi dispiace di averti turbata», aveva detto lui.
«Non sono turbata.»
«E non ti fissavo le gambe», aveva aggiunto Bodie.
«Le mie gambe non hanno niente che non va.»
«Davvero?» Lui non sapeva perché l’aveva detto. Non gli era venuto in mente niente altro.
«Le mie gambe non hanno niente che non va», aveva insistito lei.
«Di prima qualità», aveva convenuto Bodie. «Le gambe più belle che abbia visto da parecchio tempo.»
«Puoi scommetterci.» Lei lo aveva guardato con gli occhi socchiusi.
Forse ha il complesso delle gambe, aveva concluso Bodie.
«Anzi, mi sono chiesto com’era il resto», aveva confessato lui.
«Ho solo queste due.»
«Non era ciò che…» Si era accorto che la ragazza aveva scherzato. Colto di sorpresa era scoppiato a ridere. La ragazza non aveva riso, ma aveva increspato le labbra in un mezzo sorriso.
«Ho ancora qui la moneta», aveva detto Bodie. «Che ne dici di andare allo spaccio degli studenti a bere qualcosa?»
Lei aveva accettato l’invito.
Era cominciato così: una moneta caduta, un’occhiata alle sue gambe, una battuta scherzosa.
Melanie sembrava perplessa che lui la trovasse attraente. Continuava a ripetere di essere magra e ossuta.
La sera dopo il drive-in, quando lui trafficava sotto la blusa per slacciarle il reggiseno, lei aveva detto: «Resterai deluso». «Non essere ridicola», aveva ribattuto Bodie. Era riuscito a slacciare l’indumento e mentre cercava di spostare la mano, lei gli aveva afferrato il polso. «No», aveva detto. Lei piangeva, le lacrime sembravano gocce d’argento sul suo viso al riflesso dello schermo. «È imbottito», aveva singhiozzato. «E allora?» Lei gli aveva lasciato andare la mano. Bodie le aveva stretto un seno. «Visto?» aveva chiesto lei. E Bodie aveva risposto: «Niente male».
Lei aveva riso fra i singhiozzi. Il seno era caldo e liscio, gli riempiva la mano. Bodie aveva accarezzato l’altro. Avrebbe voluto baciarli, ma quando aveva cercato di slacciarle la camicetta, Melanie lo aveva fermato. «Non qui», aveva detto con il respiro ansante. Erano usciti dal drive-in e Bodie aveva proseguito verso il suo appartamento.
Quando aveva aperto la porta, lei era rimasta immobile e aveva guardato nella stanza buia con occhi sbarrati e spaventati. Bodie le aveva preso la mano. Era frédda come il ghiaccio. Tremava. «Non devi aver paura», aveva detto lui e l’aveva preceduta nella stanza. Poi aveva, acceso la luce.
«Non so niente di queste cose», aveva confessato Melanie con voce tesa.
«Nemmeno io», l’aveva rassicurata Bodie per calmarla. «Guardiamo un po’ di televisione.»
Un rapido e brusco cenno del capo.
«Non dobbiamo fare niente», l’aveva rassicurata lui.
«Okay.»
Bodie aveva acceso il televisore. Lasciando Melanie sul divano, era andato in cucina e aveva versato il vino nei bicchieri. Poi era andato a sedersi accanto a lei. Melanie teneva il suo bicchiere con tutte e due le mani. Aveva bevuto un sorso osservando Bodie che alzava il bicchiere. Anche lui tremava leggermente.
«Perché sei così nervoso?» aveva chiesto Melanie.
«Chi, io?»
«Sì, tu.»
Si erano guardati negli occhi per un lungo momento.
«Non dobbiamo fare niente», aveva ripetuto lei. E sorridendo aveva posato il bicchiere sul tavolo.
Si erano baciati. Abbracciati. Lei tremava, ma lo aveva spinto giù sul divano. Giacevano stretti uno all’altra. Melanie tremava ancora, ma gli aveva sbottonato la camicia e accarezzato il petto. Bodie l’aveva assecondata. Dopo un po’ erano nudi fino alla cintola. Bodie le aveva baciato la bocca, gli occhi, il lungo collo con il nastro di velluto. Le aveva stretto i seni mentre lei gli sfiorava con le mani la schiena.
Lei non aveva infilato le mani sotto la cintura di Bodie. E lui aveva fatto lo stesso.
Dopo un po’ aveva capito che lei lo desiderava. Aveva cominciato a toccarle le natiche e le cosce.
Ma aveva capito anche un’altra cosa. .
Melanie era vergine.
Bodie sarebbe stato il primo.
Se fosse riuscito a toglierle i pantaloni… Non doveva essere tanto facile, però.
Meglio non tentare.
Forse domani sera o…
La mano di Melanie si era infilata dentro i suoi pantaloni. Le sue dita fredde si erano strette attorno al pene.