«E allora cos’è questo nuovo tipo di gioco?» chiese educatamente David, col suo accento inglese.
«Non cerco tanto persone semplicemente malvagie, assassini, voglio dire, quanto un tipo più sofisticato di criminale, qualcuno con una mentalità alla Iago. Questo è un trafficante di droga, eccentrico, brillante. Un collezionista d’arte. Adora far sparare alla gente; adora guadagnare svariati miliardi alla settimana grazie allo smercio di cocaina attraverso un certo canale ed eroina attraverso un altro. E poi adora sua figlia. E lei, lei ha una chiesa di evangelizzazione televisiva.»
«Sei davvero affascinato da questi mortali.»
«Guarda alle mie spalle. Vedi i due che stanno attraversando l’atrio, diretti verso gli ascensori?» chiesi.
«Sì.» Li fissò attentamente. Forse si erano fermati proprio nel punto giusto. Riuscivo a percepire, udire e annusare entrambi, ma senza voltarmi non potevo scoprire dove si trovassero con esattezza. Comunque erano là, l’uomo bruno e sorridente con la ragazza pallida, appassionata e innocente, una donna-bambina venticinquenne, se i miei calcoli erano esatti.
«Il viso dell’uomo mi è familiare. È un pezzo grosso, di fama internazionale. Cercano continuamente di portarlo in tribunale per vari reati. Ha messo a segno un omicidio straordinario, vero?» chiese David.
«Alle Bahamas.»
«Mio Dio, come ti sei imbattuto in lui? Lo hai davvero visto di persona da qualche parte — sai, come una conchiglia trovata sulla spiaggia —, oppure lo hai conosciuto leggendo giornali e riviste?»
«Riconosci la ragazza? Nessuno sa del loro legame.»
«No, non la riconosco. Dovrei? È così carina e dolce. Non avrai intenzione di nutrirtene, vero?»
Risi dello sdegno da gentiluomo con cui aveva accolto una simile ipotesi. Mi chiesi se David, prima di succhiare il sangue delle sue vittime, chiedesse loro il permesso o almeno insistesse affinchè entrambe le parti venissero debitamente presentate. Ignoravo le sue abitudini omicide e la frequenza con cui si nutriva. Lo avevo reso davvero molto forte, quindi non doveva farlo ogni notte. Sotto questo punto di vista, era fortunato.
«La ragazza canta le lodi di Gesù su un canale televisivo. Un giorno o l’altro la sua chiesa fisserà il proprio quartier generale in un antico ex convento di New Orleans. Attualmente ci vive da sola e registra i suoi programmi in uno studio del quartiere francese. Credo che il suo spettacolo sia trasmesso da un canale via cavo con sede in Alabama», spiegai.
«Sei innamorato di lei.»
«Niente affatto, sono solo molto ansioso di uccidere suo padre. Il carisma televisivo della ragazza è davvero peculiare. Parla di teologia con notevole buonsenso, sai, è il tipo di televangelista che potrebbe sfondare. Non temiamo forse tutti l’avvento di una persona del genere? Balla come una ninfa, o forse dovrei dire una vergine del tempio, canta come un serafino e invita il pubblico presente nello studio a unirsi a lei. Teologia ed estasi, perfettamente miscelate. E vengono raccomandate tutte le buone azioni di prammatica.»
«Capisco. E questo ti fa sembrare più eccitante la prospettiva di banchettare con suo padre? A proposito, lui non è certo il tipo che passa inosservato, eppure sembra che non si preoccupi di nascondersi. Sei sicuro che nessuno conosca il loro legame?» chiese David.
La porta dell’ascensore si era aperta. La mia vittima e sua figlia stavano per salire verso il cielo, un piano dopo l’altro.
«Quell’uomo entra ed esce di qui a suo piacimento. Ha una miriade di guardie del corpo. Lei s’incontra con lui da sola. Credo che fissino gli appuntamenti tramite un telefono cellulare. Lui è un gigante nello spaccio di cocaina organizzato via computer e lei rappresenta una delle sue operazioni segrete meglio protette. I suoi uomini sono sparpagliati in tutto l’atrio. Se in giro ci fosse stato qualche ficcanaso, lei sarebbe uscita dal ristorante da sola e per prima. Ma lui è un vero mago in questo settore: cinque diversi Stati gli hanno spiccato contro mandati di cattura, eppure lui si siede a bordo ring durante un match di pugilato ad Atlantic City, incurante di venire ripreso dalle telecamere. Non lo prenderanno mai. Lo prenderò io, il vampiro che aspetta soltanto di ucciderlo. E non lo trovi attraente?»
«Ora, fammi capire la questione», ribattè David. «Vieni pedinato da qualcosa che non ha alcuna relazione con la tua vittima, questo, ehm, trafficante di droga o comunque lo si voglia definire, né con la giovane televangelista. Dunque qualcosa ti sta seguendo e ti sta spaventando, ma non abbastanza per farti smettere di braccare l’uomo dalla carnagione scura che è appena salito sull’ascensore?»
Annuii, ma poi fui assalito da un dubbio. No, non poteva esserci alcun legame. Inoltre, la cosa che mi aveva atterrito era iniziata prima che io vedessi la vittima; il Pedinatore era «apparso» per la prima volta a Rio, poco tempo dopo che avevo lasciato Louis e David ed ero tornato in quella città per cacciare.
Avevo scelto la vittima solo dopo essermici imbattuto per caso, nella mia città natale, New Orleans. L’uomo era venuto là d’impulso, per passare una ventina di minuti con Dora; si erano incontrati in un bar del quartiere francese. Io passavo là davanti e avevo visto lui, sfavillante come un fuoco, e lei, i grandi occhi compassionevoli in un viso cereo, e... uam! Una fame fatale.
«No, non ha niente a che vedere con lui», dichiarai sicuro. «Ciò che mi sta pedinando ha cominciato a farlo mesi fa. L’uomo non sa che lo sto seguendo. Io stesso non mi ero accorto subito che questa Cosa mi pedinava, questa...»
«Questa...?»
«Osservare lui e la ragazza somiglia alle mie miniserie, sai. La sua malvagità è così complessa.»
«L’hai già detto; e cos’è che ti sta pedinando? Si tratta di una entità, di una persona oppure...»
«Ci arrivo, ci arrivo. La mia vittima ha ucciso così tanta gente. Droga. Le persone come lui sguazzano nei numeri. Chili di droga, omicidi, conti bancari numerati... E la ragazza, la ragazza, naturalmente, ha dimostrato di non essere una piccola taumaturga un po’ tonta che dice ai diabetici di poterli curare con l’imposizione delle mani.»
«Lestat, stai divagando. Che ti prende? Perché hai paura? E perché non uccidi questa vittima e concludi la faccenda?»
«Vuoi tornare da Jesse e Maharet, vero? Vuoi dedicarti allo studio per i prossimi cento anni, tra tutte quelle tavolette e quei rotoli; vuoi guardare i dolenti occhi azzurri di Maharet e ascoltare la sua voce, lo so. Lei continua a prediligere gli occhi azzurri?» domandai d’impulso, mentre una cappa di disperazione calava su di me.
Maharet era cieca: le avevano cavato gli occhi quando era stata trasformata nella regina dei vampiri. Prendeva gli occhi delle sue vittime e li usava finché non diventavano ciechi, per quanto il sangue vampiresco cercasse di preservarli. Questo era il suo scioccante segno particolare: la regina di marmo dagli occhi sanguinanti. Perché non aveva mai torto il collo di qualche vampiro novizio e rubato i suoi occhi? Non ci avevo mai pensato, prima. Lealtà verso la nostra stirpe? Forse non funzionerebbe. Ma Maharet aveva degli scrupoli, saldi come lei. Una donna tanto anziana in grado di ricordare l’epoca in cui non esisteva nessun Mosè e nessun codice di Hammurabi; l’epoca in cui solo il faraone aveva il privilegio di passeggiare nella Valle della Morte...
«Lestat, non distrarti. Devi spiegarmi di cosa stai parlando. Non ti ho mai sentito ammettere così prontamente di avere paura. Hai detto proprio paura. Lascia perdere me, per il momento. Lascia perdere la vittima e la ragazza. Che succede, amico mio? Chi ti sta braccando?» m’incalzò David.
«Prima voglio farti qualche altra domanda.»
«No. Raccontami cosa è successo. Sei in pericolo, vero? Oppure credi di esserlo. Mi hai fatto chiamare perché ti raggiungessi qui. Era una sfacciata richiesta d’aiuto.»