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Il tre gennaio la Casa Bianca pubblicò un annuncio in cui si diceva che, in effetti, il Rifugio aveva fatto una dichiarazione sediziosa e terroristica, arrogandosi un proprio "potere di scendere in guerra" e cospirando quindi al rovesciamento del governo degli Stati Uniti, visto che apparteneva a un distretto dello stato di New York. Né la sedizione né il terrorismo potevano essere tollerati in una libera democrazia. La Guardia Nazionale fu messa in stato di allerta. Al Rifugio venne annunciato, in una dichiarazione consegnata anche alla stampa, che il 10 gennaio una delegazione formata sia da membri del Dipartimento di stato sia del fisco, un’accoppiata vista raramente in precedenza nella diplomazia americana, avrebbe attraccato al Rifugio "per discutere della situazione".

Il Rifugio rispose che, se qualsiasi navetta o altro vascello spaziale si fosse avvicinato alla stazione orbitale, il Rifugio avrebbe aperto il fuoco.

Il Congresso si riunì in seduta straordinaria. Il fisco emise un atto di confisca contro tutti i beni in possesso del Rifugio Spa e dei suoi principali azionisti, la famiglia Sharifi. I tabloid, più interessati all’aspetto drammatico che alla procedura fiscale federale, schiamazzarono che il fisco avrebbe venduto il Rifugio all’asta per recuperare le tasse e la multa: "Qualcuno vorrebbe comperare uno shuttle usato? Un pannello orbitale leggermente corroso? L’Oregon?". CNF, "il Canale Narco-Feste", tenne una finta asta in cui l’Oregon fu conquistato da una coppia di Monterey, in California, che annunciò che il Parco nazionale di Crater Lake aveva intenzione di staccarsi dall’Oregon.

L’otto gennaio, due giorni prima che il Rifugio dovesse ricevere la delegazione federale, il "New York Times" divisione olonotiziari, in collaborazione con il suo venerabile giornale da Muli, trasmise un editoriale dal titolo "Perché tenersi l’Oregon?". La versione olovisiva venne letta in tutte e sei le olotrasmissioni settimanali dall’anchorman principale; la versione in copia cartacea fu pubblicata da sola al centro della pagina dell’editoriale.

PERCHÉ TENERSI L’OREGON?

Nella scorsa settimana al paese è stata posta sia una seria minaccia di secessione da parte del Rifugio, la fortezza degli Insonni americani, sia una specie di imitazione farsesca a opera delle cosiddette olotrasmissioni tabloid. Le parodie possono, a seconda del gusto, essere divertenti, volgari, avvilenti od ordinane. Questa, tuttavia, incentrandosi come fa sull’allegro movimento "Oregon Libero" serve effettivamente come utile spunto per aiutare a capire la natura della minaccia proveniente dal Rifugio.

Supponiamo che fosse l’Oregon a cercare di staccarsi dall’Unione. Supponiamo ulteriormente che una persona riflessiva e obbiettiva, presumendo che ne siano rimaste nella generale baraonda dei Vivi, desiderasse portare avanti una discussione genuina e pensata contro il diritto dell’Oregon a farlo. In che cosa consisterebbero gli argomenti?

Il primo punto da notare è che tali argomentazioni dovrebbero partire da un parallelo con la Rivoluzione Americana, non con la Guerra Civile, in cui undici stati confederati cercarono di staccarsi dall’Unione. In effetti, in tutto il divertimento che irresponsabili olotrasmissioni stanno traendo dall’argomento, non ricordiamo di avere sentito un singolo riferimento a Fort Sumter o a Jeff Davis. Il parallelo con la Rivoluzione è implicato nel linguaggio preso in prestito dalla cosiddetta Dichiarazione di Indipendenza del Rifugio. Il Rifugio si considera chiaramente una colonia oppressa, proprio come le originali tredici colonie americane, e una riflessiva confutazione del documento del Rifugio dovrebbe partire con l’esame di questo parallelo.

Il parallelo non è molto convincente. Il nostro primo argomento contro il permesso all’Oregon o al Rifugio di secessione è quello di non contestualità. Il caso non presenta prove sufficienti per autorizzare una decisione seria, perché i paralleli fra il 1776 e il 2092 sono molto deboli. Le colonie americane erano costrette a sottostare a una legge straniera senza avere rappresentanti, avevano soldati stranieri piazzati fra loro, e uno stato di seconda classe rispetto a un paese madre di prima classe. Nel Rifugio, invece, non sono entrati ufficiali federali dopo l’ispezione iniziale avvenuta trentasei anni fa. Il Rifugio è rappresentato nella legislatura dello stato di New York, nel Congresso federale e nella persona del Presidente, il tutto tramite le schede di votazione per assenti, che i residenti del Rifugio ricevono di fatto per ogni elezione e che non vengono mai, secondo fonti attendibili, rispedite indietro.

È vero che il Rifugio è tassato molto gravosamente nel nuovo pacchetto fiscale approvato lo scorso ottobre dal Congresso. Il Rifugio è tuttavia l’entità più ricca non soltanto degli Stati Uniti ma del mondo intero. Una tassazione per fasce è corretta. A differenza delle colonie americane, il Rifugio non rappresenta uno stato economico di seconda classe o sfruttato, nel mondo. Se l’intera realtà economica potesse mai essere evidenziata da documentazioni sugli investimenti in tutto il mondo, è probabile che ne verrebbe fuori che il Rifugio gode di maggiore status finanziario nell’economia globale rispetto agli Stati Uniti: di certo, i suoi collegamenti internazionali sono più importanti. Potremmo scoprire che il Rifugio ha effettivamente più possibilità di sfruttare che non di essere sfruttato. Di certo, il deficit annuale del Rifugio, sempre che esista, è minore di quello del governo degli Stati Uniti. È come se l’Oregon avesse deciso che, essendo sia il suo uso dei servizi federali e sia il suo pagamento di tasse federali inferiori a quelli, per esempio, del Texas, potesse staccarsi. Sbagliato.

No: secondo i criteri dell’originale Dichiarazione di Indipendenza, sia l’Oregon sia il Rifugio devono rimanere nell’unione.

Un altro motivo per mantenere l’Oregon è la negatività del precedente. Se l’Oregon si staccasse, perché non la California? Perché non la Florida? Perché non Harrisburg in Pennsylvania? La balcanizzazione dell’Unione è stata appianata nell’altro conflitto di 225 anni fa, il conflitto che il Rifugio si premura bene di non menzionare nel proprio documento di secessione.

Terzo: l’Oregon non si può staccare per la motivazione di violata relazione. È tramite le risorse degli Stati Uniti, inclusi gli sforzi dei cittadini di questa confederazione, che l’Oregon è stato colonizzato, portato alla prosperità economica, messo in grado di divenire il centro del commercio delle pelli nel Diciannovesimo secolo e della produzione di strumenti di comunicazione di classe E nel Ventunesimo. L’Oregon deve onorare quella relazione reciproca anche se ne è stanco, proprio come un ragazzo che è stato mantenuto alla scuola di legge dai genitori, rispettando l’Atto dei diritti civili del 2048, deve offrire sostegno ai genitori invecchiati con la cifra necessaria a consentire lo stesso standard di vita di cui ha goduto alla scuola di legge. Non li può abbandonare semplicemente perché adesso ha maggior successo rispetto a loro. Non può staccarsi dalla relazione che l’ha inserito nella sua attuale invidiabile posizione. Nemmeno l’Oregon potrebbe.

Per finire, all’Oregon non deve essere concesso di staccarsi perché la cosa è semplicemente e definitivamente illegale. Sfida alla sovranità degli Stati Uniti, rifiuto di pagare le tasse, minaccia di mantenere l’indipendenza tramite aggressione: sono tutte cose fuori legge per il Codice del diritto degli Stati Uniti. Per l’Oregon tentare la secessione è un atto illegale: accordargli il permesso di farlo sarebbe uno schiaffo in faccia a ogni cittadino, ogni stato, ogni ente organizzativo della nazione rispettoso della legge.