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Perché tenersi l’Oregon? Per motivi di non contestualità, negatività del precedente, violata relazione e legalità.

E ciò che vale per l’Oregon vale anche per il Rifugio.

Indipendentemente da chi vi viva.

Drew arrivò alla tenuta del Nuovo Messico la sera del sei gennaio. La giornata era stata insolitamente fredda: si era avvolto una sciarpa rossa attorno alla gola e si era appoggiato una coperta in tinta sulle gambe. Entrambe erano di finissima lana irlandese, notò Leisha. Drew indirizzò la carrozzella attraverso la grande sala da pranzo aperta, studiata in modo tale da fornire un luogo per riunire settantacinque persone e che, peraltro non ne accoglieva mai più di dieci o dodici. La figlia maggiore di Jordan, Alicia, era tornata in California con la famiglia, Eric si trovava in Sudamerica, Seth e sua moglie a Chicago. Leisha si accorse che Drew era cambiato ancora una volta.

La stridente vistosità dell’artista di nuovo successo, un po’ troppo sicuro di sé, si era attenuata. Il successo aveva di quegli effetti. Guardandola in volto, salutandola, lo sguardo di Drew si mostrava aperto ma in nessun modo bisognoso, nemmeno di attenzione. Adesso lui era sicuro di ciò che era, senza bisogno di una conferma da parte di Leisha: tuttavia non la ignorò, come fosse un essere automaticamente meno interessante di lui, nel modo in cui facevano così tante celebrità. Drew guardava ancora il mondo come se volesse strenuamente essere interessato, con l’aggiunta di una debole e sorridente espressione di sfida che comunicava che l’interesse continuato doveva essere guadagnato.

Era lo sguardo che Leisha aveva sempre ricordato come caratteristico di suo padre.

— Ho pensato di venire a casa — disse Drew — nell’eventualità che questa situazione politica dovesse farsi tesa.

— Pensi che non succederà? — chiese seccamente Leisha. — Ma, in fondo, non hai mai conosciuto Jennifer Sharifi.

— No. Ma tu sì, Leisha: dimmi. Che cosa succederà al Rifugio?

Nel modo in cui Drew pronunciò la parola "Rifugio" lei avvertì tutta la sua antica ossessione. Che cosa ci faceva con quell’ossessione infantile ormai, nella sua strana professione da adulto? Forse il Rifugio, trasformato nelle forme del desiderio, alimentava il suo sogno lucido?

Leisha disse: — I militari non faranno saltare in aria il Rifugio, se è quello che intendi dire. Ci sono civili, lassù, anche se terroristi civili, e circa un quarto di loro sono bambini. Qualsiasi arma posseggano può essere letale, ma Jennifer ha sempre avuto troppo acume politico per attraversare la linea oltre la quale avrebbe scatenato rappresaglie molto dure.

— Le persone cambiano — ribatté Drew.

— Forse. Ma anche se l’ossessione avesse eroso il giudizio di Jennifer, lassù ci sono altri che le si possono opporre. Un abilissimo avvocato, Will Sandaleros, Cassie Blumenthal e, ovviamente, i suoi figli devono ormai avere superato la quarantina.

Improvvisamente, Leisha ricordò che Richard le aveva detto, quaranta anni prima: "Si diventa diversi, isolati soltanto con Insonni per decenni…".

Drew le annunciò, guardandola: — Anche Richard è qui.

— Richard?

— Con Ada e il bambino. Stella si stava occupando di loro, quando sono arrivato. Pare che Sean abbia una specie di influenza. Sembri sorpresa che Richard si trovi qui, Leisha.

— Lo sono. — Lei sogghignò improvvisamente. — Hai ragione, Drew, le persone cambiano. Non pensi che sia buffo?

— Non ho mai pensato che tu avessi un gran senso dell’umorismo, Leisha. Con tutte le altre tue magnifiche qualità, non ho mai sospettato che avessi anche questa.

Lei rispose in modo tagliente: — Non cercare di stuzzicarmi, Drew.

— Non lo stavo facendo — la rassicurò Drew, e lei si accorse, dal piccolo sorriso di lui, che parlava sul serio: non aveva mai pensato che lei avesse un gran senso dell’umorismo. Be’, forse il loro concetto di umorismo era molto diverso. Così come molte altre cose.

Entrò Richard, da solo. Fu molto diretto. — Salve, Leisha. Drew. Spero che non ti dispiaccia la visita non annunciata. Ho pensato…

Leisha terminò la frase per lui. — Che se Najla o Ricky avessero avuto qualcosa da comunicarti lo avrebbero fatto tramite me? Richard, caro. Penso che Kevin sarebbe una scelta più probabile. Il Rifugio ha contatti con lui.

— No. Non userebbero Kevin — rispose Richard, e Leisha non gli chiese come facesse a saperlo. — Leisha, che cosa succederà al Rifugio?

Tutti lo chiedevano a lei. Tutti presumevano che fosse lei l’esperta in politica. Lei che era stata seduta, "imbronciata" aveva detto Susan Melling, per trent’anni in ozio nel deserto. Che cosa c’era nella mente delle persone, anche di quelle del suo giro? — Non so, Richard. Tu cosa pensi che farà Jennifer?

Richard non la guardò. — Penso che farebbe saltare per aria il mondo se pensasse che la cosa la facesse sentire finalmente al sicuro.

— Vuoi dire… Sai che cosa stai dicendo, Richard? Che tutta la filosofia politica del Rifugio continua a dipendere dai bisogni personali di una singola persona. Lo credi?

— Lo credo di tutte le filosofie politiche — rispose Richard.

— No — commentò Leisha — non tutte.

— Sì — e non fu Richard a ribattere, ma Drew.

— La Costituzione no — disse Leisha, sorprendendo anche se stessa.

— Staremo a vedere — replicò Drew e lisciò la fine e costosa lana irlandese sopra le gambe avvizzite.

Il Rifugio, privo di giorno e notte, privo di stagioni, aveva sempre mantenuto l’ora standard della costa orientale. Quel fatto, familiare per Jennifer come la sensazione del sangue che le scorreva nelle vene, le apparve improvvisamente grottesco. Il Rifugio, asilo e patria degli Insonni, i pionieri nel futuro stadio dell’evoluzione umana, era stato legato per tutti quegli anni ai logori Stati Uniti con la più basilare delle catene create dall’uomo, il tempo. A capo del tavolo del Consiglio del Rifugio alle sei di sera (ora della costa orientale), Jennifer stabilì che, quando la crisi fosse passata, quelle catene sarebbero state infrante. Il Rifugio avrebbe studiato un proprio sistema di misurazione del tempo, libero dall’idea basata sul pianeta di giorno e notte, libera dai degradanti ritmi circadiani che legavano i Dormienti. Il Rifugio avrebbe conquistato il tempo.

— Ora — disse Will Sandaleros. — Fuoco.

Nessuno nel Consiglio era seduto: stavano tutti in piedi, con i palmi delle mani appoggiati sul lucido tavolo in metallo o serrati sui fianchi, con gli occhi rivolti agli schermi posti a un’estremità della sala. Jennifer esaminò ogni volto: eccitato, determinato o addolorato. Tuttavia, i pochi che erano addolorati erano anche risoluti, contraddistinti dal dolore che accetta la necessità dell’operazione chirurgica. Aveva fatto sostituire il sistema a estrazione con le elezioni: soltanto per quello le era occorso quasi un decennio. Aveva poi manovrato a lungo per riuscire ad avere quel Consiglio in particolare. Aveva spinto persone a ritardare la candidatura a volte per decenni. Aveva dato un briciolo di sostegno qui, un briciolo di scoraggiamento lì. Aveva riflettuto, contrattato, sondato, aspettato, accettato ritardi e indecisioni. Ora però aveva un Consiglio, tutti meno uno, capace di sostenerla nel momento decisivo per gli Insonni di ogni luogo, di ogni tempo, per come veniva definito il tempo dalla nazione erosa che aveva cessato di essere importante per l’evoluzione umana.

Robert Dey, settantacinque anni, il rispettato patriarca di una grande e ricca famiglia del Rifugio che aveva tramandato a tutti, per decenni, racconti della sua infanzia su Insonni maltrattati e odiati negli Stati Uniti.

Caroline Renleigh, ventotto anni, brillante esperta in comunicazione con un credo fanatico nella superiorità darwiniana degli Insonni.