Disse alle guardie: — Prendeteli tutti. Portateli nell’edificio di detenzione e metteteli in una camera di sicurezza. Prima, però, togliete ogni oggetto tecnologico da ognuno di loro. — Esitò, ma soltanto per un istante. — Spogliateli per perquisirli alla ricerca di qualsiai oggetto tecnologico nascosto, e non permettete loro di tenere nulla, nemmeno un capo di vestiario che possa apparire inoffensivo. Nulla.
— Jennifer, non puoi farlo! — disse Robert Dey. — Sono i nostri… i tuoi… i nostri figli!
— Prendi una decisione — disse Miranda. — Oppure è questa?
Erano passati interi anni da quando Jennifer si era concessa di provare odio. Esso le crebbe dentro, nero e viscoso, da tutti i recessi della mente in cui non si era mai permessa di entrare. Per un istante fu talmente inorridita da non riuscire a vedere. Quindi, le si schiarì la vista e fu in grado di proseguire fino in fondo. — Trovate Terry Mwakambe. Immediatamente. Mettetelo insieme con gli altri. State particolarmente attenti che non abbia nulla con sé, nemmeno un pezzetto di stoffa apparentemente innocua.
— Jennifer! — gridò John Wong.
— Tu sai, vero — disse Miri direttamente a Jennifer. — Tu sai che cosa è Terry. Anche più di quello che sono io, Nikos oppure Diane: oppure pensi di saperlo. Pensi di capire noi proprio nello stesso modo in cui i Dormienti hanno sempre pensato di capire te. Non ti hanno mai attribuito un’umanità di base, vero? Tu eri diversa, e quindi non facevi parte della loro comunità. Eri malvagia, intrigante, fredda… e molto, molto migliore di loro. E pensavate di essere migliori, tutti voi Insonni. Ecco perché li hai chiamati mendicanti. Ma noi siamo meglio di te, e così tu hai ucciso uno di noi perché non eri più in grado di controllarlo, vero? Adesso noi siamo capaci di fare cose che tu non avresti mai nemmeno immaginato. Chi sono ora i mendicanti, Nonna?
Jennifer disse, con un tono di voce che non riconobbe, ma calmo, calmo: — Spogliateli adesso. Togliete tutti gli oggetti tecnologici, anche se non li riconoscete. E… imprigionate anche mio figlio. Con loro.
Ricky Sharifi non fece altro che sorridere.
Miri cominciò a togliersi i vestiti. Dopo un momento di incertezza e un breve comando di Nikos, un comando che Jennifer non comprese (avevano forse un loro linguaggio?) anche gli altri ragazzi cominciarono a spogliarsi. Allen Sheffield scagliò la ricetrasmittente che aveva sul bavero sopra il tavolo in metallo lucido; produsse un forte rumore metallico nel silenzio paralizzato, e il ragazzo sorrise. Nemmeno il più giovane dei Super si mise a piangere.
Miri si fece passare la camicia sopra la testa. — Tu hai dato la vita alla comunità. Ma noi Super non facciamo parte di quella comunità adesso, vero? Tu hai ucciso uno di noi che avrebbe potuto creare un ponte fra la vostra comunità e la nostra, il migliore e il più generoso di noi tutti. Lo hai ucciso perché non rientrava più nella tua definizione di comunità. Adesso non ci rientriamo nemmeno noi. Tanto per cominciare noi sogniamo. Lo sapevi, Jennifer? Sogno lucido. Insegnatoci da un Dormiente. — Miri scalciò via i sandali.
Cassie Blumenthal disse con la voce pervasa dal panico: — Non riesco a riprendere il controllo dei sistemi di comunicazione.
— Basta adesso — disse Charles Stauffer. — Ragazzi, rimettetevi i vestiti!
— No — disse Miri. — Perché a quel punto sembreremmo membri della tua comunità, vero, Jennifer? E non lo siamo. Non potremo esserlo mai più.
Qualcuno disse in una ricetrasmittente: — Abbiamo preso Terry Mwakambe. Non sta opponendo resistenza.
Miri continuò: — E non ti importa realmente nemmeno della tua comunità. Altrimenti avresti accolto la scelta che ti abbiamo offerto. In quel modo, soltanto tu avresti affrontato il processo per tradimento. I mendicanti avrebbero garantito l’immunità al resto del Consiglio. Adesso verranno processati tutti per cospirazione e tradimento. Avresti potuto salvarli e non lo hai fatto, perché questo avrebbe significato rinunciare al tuo personale controllo su quelli che sono nella tua comunità e quelli che sono fuori, vero? Be’, lo hai perso comunque. Il giorno in cui hai ucciso Tony. — Miri si strappò i pantaloncini. Rimase in piedi nuda, con gli altri Super dietro di lei. Alcune delle ragazzine si coprirono i seni appena accennati incrociando le braccia; alcuni dei ragazzi tennero le mani davanti ai genitali. Nessuno di loro però si mise a piangere. Fissarono Jennifer con occhi freddi, non da bambini, come se lei avesse confermato loro qualcosa, come se stessero pensando, pensando cose inconoscibili. Miri restò scoperta, con i capezzoli sui piccoli seni eretti, lo scuro pelo sul pube fitto come i capelli di Jennifer. La sua grossa testa deforme era tenuta dritta. Sorrise.
Ricky avanzò tenendo la propria camicia. La appoggiò attorno alle spalle di Miri, gliela chiuse sul seno e, per la prima volta, la ragazzina fissò qualcun altro oltre Jennifer. Lanciò un’occhiata a suo padre, arrossì dolorosamente e sussurrò: — Grazie, papà.
Cassie Blumenthal annunciò affranta: — Una trasmissione a effetto ritardato è appena partita per la Casa Bianca. C’è qui un duplicato. Comprende tutte le localizzazioni e le procedure di neutralizzazione per ogni pacchetto di virus che abbiamo sistemato negli Stati Uniti.
Charles Stauffer aggiunse: — Nessuna delle difese esterne del Rifugio è operativa.
Caroline Renleigh continuò: — Lo scudo d’emergenza nella cupola di detenzione si è abbassato. I programmi di sovrapposizione non riacquistano il controllo.
Cassie Blumenthal disse: — Seconda trasmissione a effetto ritardato lanciata verso… verso il Nuovo Messico…
Soltanto Miranda non disse nulla. Stava singhiozzando, una ragazzina di sedici anni sottoposta a una tensione eccessiva, sulla spalla di suo padre.
25
Leisha guardò gli olonotiziari sui tumulti ad Atlanta per i piccioni morti, i tumulti a New York per il traffico di terra intasato per abbandonare la città, i tumulti a Washington per i tumulti. Tutti i vecchi striscioni erano venuti fuori. BOMBARDATE GLI INSONNI CON LE BOMBE NUCLEARI! Non era forse che tenevano i cartelloni e gli striscioni in qualche scantinato pieno di polvere fra una crisi e l’altra a trenta o quarant’anni di distanza? Tutta la vecchia retorica era tornata alla ribalta, tutti i vecchi atteggiamenti, perfino sui peggiori olocanali dei Vivi tutte le vecchie battute. "Che cosa ottieni se incroci un Insonne con un pitbull? Un paio di mascelle che davvero non lasciano mai la preda." Leisha l’aveva sentita quando era ad Harvard. Sessantasette anni prima.
Declamò a voce alta: — Ho guardato e ho visto che non c’era niente di nuovo sotto il sole, che la corsa non andava ai veloci, la battaglia ai forti, né il favore agli uomini di ingegno… — Jordan e Stella la fissarono preoccupati. Non era giusto preoccuparli con citazioni melodrammatiche. Specialmente, non dopo ore di silenzio. Avrebbe dovuto parlare con loro, spiegare loro quello che stava provando.
Era molto stanca.
Per oltre settant’anni aveva visto le stesse cose, a ripetizione, a cominciare da Tony Indivino. "Se cammini lungo una strada in Spagna, e cento mendicanti ti chiedono ognuno un dollaro, tu non glielo dai e loro ti saltano addosso infuriati…" Il Rifugio. La legge, quella illusoria creatrice di comunità unitaria. Calvin Hawke. Di nuovo il Rifugio. E, in tutto quello, gli Stati Uniti ricchi, prosperi, miopi, magnifici nel complesso e insignificanti nel particolare, non disposti (mai, mai) ad accordare un totale rispetto alla mente: sì al destino, alla fortuna, al rigido individualismo, alla fede in Dio, al patriottismo, alla bellezza, all’audacia, al coraggio, alla fermezza o alla stupidità, ma mai alla complessa intelligenza e al pensiero complesso. Non era l’insonnia che aveva causato tutti i tumulti, erano il pensiero e la sua doppia conseguenza: il cambiamento e la sfida.