Era diverso in altri paesi, in altre culture? Leisha non lo sapeva. In ottantatré anni non aveva mai viaggiato fuori dagli Stati Uniti per periodi più lunghi di un fine settimana. Non che avesse particolarmente desiderato farlo. Era di certo singolare in un’economia di tipo così globale.
— Ho sempre amato questo paese — disse Leisha, ancora a voce alta, e si rese conto istantaneamente di quanto dovesse suonare sconnesso quel sentimento.
— Leisha, cara, vuoi un bicchierino di brandy? Oppure una tazza di tè? — le chiese Stella.
A dispetto di se stessa, Leisha sorrise. — Sembravi proprio Alice quando hai detto quella frase.
— Be’… — commentò Stella.
— Leisha — fece Drew — penso che sarebbe una buona idea se tu…
— Leisha Camden! — chiamò l’olopalco. Stella restò col fiato mozzo.
Il servizio sulla Casa Bianca, i tumulti a New York, le immagini via satellite del Rifugio erano tutti scomparsi. Una ragazzina dalla testa grossa, leggermente deforme, e grandi occhi scuri stava rigidamente sull’olopalco, in un laboratorio scientifico pieno di strumenti poco familiari. Indossava una sottile camicia sintetica, pantaloncini e semplici ciabatte, e i suoi scompigliati capelli scuri erano legati con un nastro rosso. Richard, che Leisha aveva dimenticato che si trovasse nella stanza, produsse un rumore strozzato.
La ragazzina si presentò: — Sono Miranda Serena Sharifi, del Rifugio. Sono la nipote di Jennifer Sharifi e Richard Keller. Sto inviando questa trasmissione direttamente alla sua ricevente del Nuovo Messico. È una trasmissione di sovrapposizione rispetto a tutte le altre reti di comunicazione del Rifugio. È anche non autorizzata dal Consiglio del Rifugio.
La ragazzina fece una pausa e, sul volto giovane e serio, si notò una piccola ruga. Così serio: quella piccola sembrava non sorridere mai. Quanti anni aveva? Quattordici? Sedici? La sua parlata aveva un accento particolare, come se l’inglese venisse pronunciato in modo diverso nel Rifugio. Più precisamente e più formalmente, tutt’e due caratteristiche contrarie al modo in cui generalmente si evolvevano i linguaggi. Anche le differenze conferivano serietà alle sue parole. Leisha avanzò involontariamente di un passo verso l’olopalco.
— Qui c’è un gruppo di noi, Insonni ma anche qualcosa in più. Costruzione genetica. Siamo chiamati Superintelligenti, e io sono la più grande. Siamo in ventisette sopra i dieci anni. Siamo diversi dagli adulti, e loro ci hanno trattato diversamente. Abbiamo assunto il comando del Rifugio, inviato le indicazioni riguardanti la localizzazione di tutte le armi batteriologiche al vostro presidente, disattivato le difese del Rifugio e fermato la guerra per l’indipendenza.
— Oh, santo Dio — commentò Jordan. — Bambini.
— Se riceverà questo messaggio, significa che noi Superintelligenti siamo tenuti prigionieri da mia nonna e dal Consiglio del Rifugio, ma non pensiamo che possa durare a lungo. Tuttavia, non saremo in grado di rimanere qui al Rifugio. Non abbiamo alcun altro posto in cui andare. Ho effettuato ricerche su di lei, Leisha Camden, e ho effettuato ricerche sul suo pupillo Drew Arlen. Il Sognatore Lucido. Noi Super siamo tutti sognatori lucidi. È divenuta un’importante componente del nostro modo di pensare.
Leisha lanciò un’occhiata a Drew. Lui fissava intensamente Miranda Sharifi e, notando lo sguardo nei suoi occhi verdi, Leisha distolse il proprio.
— Non so cosa succederà in seguito né quando ciò avverrà — continuò Miranda. — Forse il Rifugio ci metterà a disposizione una navetta. Forse, il vostro governo ci manderà a prendere, o potrà farlo una società che lei controlla. Forse, alcuni dei Superintelligenti, i più giovani, rimarranno qui. Alcuni di noi, tuttavia, avranno bisogno di un luogo in cui andare, lontano dal Rifugio, visto che avremo causato l’arresto per cospirazione e tradimento dell’intero Consiglio del Rifugio. Abbiamo bisogno di un luogo sicuro, un luogo con un ragionevole equipaggiamento che potremo modificare ulteriormente, e qualcuno che ci aiuti con il vostro sistema legale ed economico. Lei era avvocato, signorina Camden. Possiamo venire da lei?
Miranda si interruppe. Leisha sentì prudere gli occhi.
— Penso che insieme con noi ci saranno, anche se non ne sono sicura, alcuni Normali. Uno sarà probabilmente mio padre, Richard Sharifi. Non penso che lei potrà contattarmi direttamente per rispondere a questo messaggio, anche se non sono certa di quali siano le sue reali possibilità.
— Non certo come le loro — disse Stella, assumendo un’espressione abbacinata. Drew le lanciò un’occhiata divertita.
— Grazie — terminò con un certo imbarazzo Miranda. Spostò il peso portandosi un piede sopra l’altro, e all’improvviso sembrò ancora più giovane… — Se… se Drew Arlen è lì con lei quando riceverà questo messaggio e se lei ha intenzione di permettere a noi Superintelligenti di venire da lei, la prego di chiedergli se può restare. Mi piacerebbe… mi piacerebbe incontrarlo.
Improvvisamente, Miranda sorrise, mostrò un sorriso di tale cinismo che Leisha ne restò sbalordita. Non era una bambina, dopo tutto. — Vede — disse Miranda — noi veniamo da voi come mendicanti. Nulla da offrire, nulla da barattare. Soltanto bisogno. — Scomparve, e al suo posto apparve un improvviso grafico tridimensionale sullo schermo, un complesso globo fatto di stringhe di parole che si chiudevano, si incrociavano e si equilibravano, ogni parola o frase un’idea che si collegava alla successiva, l’intera struttura codificata a colori in modi che enfatizzavano le tensioni, gli equilibri e i controbilanciamenti di significato da concetti che si contrapponevano, rinforzavano o modificavano a vicenda. Il globo indugiò, ruotando lentamente.
— Che diamine è quello? — esclamò Stella.
Leisha si alzò e prese a camminare attorno al globo a una velocità leggermente maggiore rispetto a quella della rotazione, studiandolo. Sentiva le ginocchia tremanti. — Penso… penso che sia una discussione filosofica.
— Ooohhh — commentò Drew.
Leisha fissò il globo. Lo sguardo colse una frase in verde in uno strato esterno: "una casa divisa; Lincoln". Improvvisamente si sedette sul pavimento.
Stella si rifugiò in un’esplosione di attività di tipo domestico. — Se sono ventisette e se raddoppieranno, potremo aprire l’ala ovest e trasferire Richard e Ada in…
— Non sarò qui — intervenne pacatamente Richard.
— Ma Richard! Tuo figlio… — sbottò Stella, apparendo quindi imbarazzata.
— Era un’altra vita.
— Ma Richard! — Il volto di Stella cominciò ad arrossire. Richard scivolò silenziosamente fuori dalla stanza. L’unico che guardò direttamente fu Drew, che lo fissò di rimando con fermezza.
Leisha non si accorse di nulla. Stava seduta sul pavimento, studiando il globo di stringhe di Miranda, finché la trasmissione non terminò e l’ologramma svanì. Sollevò quindi lo sguardo sui tre che erano rimasti: Stella, Jordan e Drew. Stella trasse un sordo respiro.
— Leisha, la tua faccia…
— Le cose cambiano — rispose Leisha a gambe incrociate e raggiante sul pavimento. — Ci sono seconde e terze opportunità. Poi, quarte e quinte.