Ong la interruppe: — Non penso che abbiamo bisogno di dettagli a questo livello, Susan. Atteniamoci alle cose basilari.
Camden disse: — I nuclei del rafe regolano l’equilibrio fra i neurotrasmettitori e i peptidi che portano all’impulso di dormire, vero?
Susan non poté farne a meno: sogghignò. Camden, il finanziere implacabile, tagliente come un laser, stava lì seduto cercando di apparire solenne, un bambinetto di terza elementare in attesa di vedere apprezzati i propri compiti. Ong aveva un’espressione sgradevole. La signora Camden distolse lo sguardo, fissando fuori dalla finestra?
— Sì, è giusto, signor Camden. Ha effettuato anche lei delle ricerche?
Camden replicò: — Si tratta di mia figlia - e Susan trattenne il respiro. Quando era stata l’ultima volta che aveva udito una tale nota di riverenza nella voce di qualcuno? Tuttavia, nessuno nella stanza sembrò notarlo,
— Benissimo — proseguì Susan. — Allora lei sa già che il motivo per cui le persone dormono è l’impulso a dormire che si forma nel cervello. Nel corso degli ultimi vent’anni la ricerca ha stabilito che si tratta dell’unico motivo. Né il sonno a onde lente né il sonno REM servono a funzioni che non possano essere eseguite mentre il corpo e il cervello sono svegli. Durante il sonno avvengono moltissime cose che tuttavia possono avere luogo altrettanto bene durante la veglia, se vengono effettuate opportune modifiche ormonali.
"Il sonno ha fornito un’importante funzione evolutiva. Una volta che il Clem pre-mammifero aveva finito di riempirsi lo stomaco e di schizzare sperma tutto attorno, il sonno lo manteneva immobile e lontano dai predatori. Il sonno rappresentava un aiuto per la sopravvivenza. Adesso, però, si tratta di un meccanismo superfluo, una vestigia, come l’appendice. Scatta ogni notte, ma il bisogno non esiste più. Così noi spegniamo l’interruttore alla fonte, nei geni."
Ong si contrasse. La odiava quando semplificava esageratamente in quel modo. Forse, invece, era l’allegria quella che lui odiava. Se quella presentazione fosse stata eseguita da Marsteiner non ci sarebbero stati i Clem pre-mammiferi.
— Che mi dice del bisogno di sognare? — chiese Camden.
— Non è una necessità. È un bombardamento aggiuntivo della corteccia cerebrale per mantenere il cervello in stato di semi allerta, nel caso in cui un predatore dovesse attaccare durante il sonno. La veglia lo fa anche meglio.
— Perché, allora, non avere direttamente veglia, dall’inizio dell’evoluzione?
L’uomo la stava mettendo alla prova. Susan gli rivolse un gran sorriso, godendo della sua impudenza, — Gliel’ho già detto. Una forma di sicurezza contro i predatori. Ma quando attacca un predatore moderno, diciamo un investitore su atolli-dati oltre frontiera, è più sicuro essere svegli.
Camden la incalzò: — Che mi dice dell’alta percentuale di sonno REM nei feti e nei neonati?
— Un altro postumo evolutivo. Il cervello si sviluppa perfettamente anche senza di esso.
— Che mi dice della riparazione neurale durante il sonno a onde lente?
— Avviene comunque, ma può avvenire anche durante la veglia, se il DNA è programmato in modo tale da consentirlo. Non c’è perdita di efficienza neurale, per quel che ne sappiamo.
— E per quanto riguarda la produzione dell’enzima della crescita umana in così alta concentrazione durante il sonno a onde lente?
Susan lo guardò con ammirazione. — Avviene anche senza il sonno. Le regolazioni genetiche la collegano ad altri cambiamenti nella ghiandola pineale.
— E gli…
— Gli effetti collaterali? — intervenne la signora Camden. Gli angoli della bocca le si rivolsero verso il basso. — Che mi dice dei maledetti effetti collaterali?
Susan si voltò verso Elizabeth Camden. Si era del tutto dimenticata che si trovasse lì. La donna più giovane fissò Susan, con gli angoli della bocca sempre abbassati.
— Sono contenta che me lo abbia chiesto, signora Camden, perché esistono degli effetti collaterali. — Susan fece una pausa: si stava divertendo. — Confrontati con i compagni della stessa età i bambini che non dormono, che non abbiano subito una manipolazione genetica del QI, sono più intelligenti, più abili nel risolvere problemi e più gioiosi.
Camden prese una sigaretta. Quell’abitudine sudicia e arcaica sorprese Susan. Si accorse quindi che si trattava di una posa deliberata: Roger Camden stava attirando l’attenzione su un atteggiamento ostentato per distogliere l’attenzione da quello che stava provando. Il suo accendino era d’oro, personalizzato con un monogramma, innocentemente vistoso.
— Lasci che mi spieghi meglio — proseguì Susan. — Il sonno REM bombarda la corteccia cerebrale con scariche neurali casuali provenienti dal midollo allungato: i sogni si creano perché la povera corteccia, assediata, si sforza terribilmente di dare un senso alle immagini e ai ricordi attivati. Per questa operazione utilizza moltissime energie. Senza quello spreco di energia i cervelli che non dormono si risparmiano il logorio e risultano migliori nella coordinazione degli input provenienti dalla vita reale. Di qui, la più alta intelligenza e la capacità di risolvere meglio i problemi.
"Inoltre i medici sanno da sessant’anni che gli antidepressivi, che sollevano l’umore di pazienti depressi, sopprimono interamente anche il sonno REM. Quello che è stato dimostrato negli ultimi dieci anni è che è ugualmente vero il contrario: sopprimendo il sonno REM le persone non si deprimono. I bambini privi di sonno sono allegri, sereni… gioiosi. Non esiste altro termine per descriverli."
— A quale costo? — chiese la signora Camden. Aveva mantenuto il collo rigido, ma i muscoli sulle mascelle continuavano a fremere.
— Nessun costo. Assolutamente nessun effetto collaterale negativo.
— Per il momento — ribatté seccamente la signora Camden.
Susan alzò le spalle. — Per il momento.
— Ma hanno soltanto quattro anni! I più grandi!
Ong e Krenshaw la stavano esaminando attentamente. Susan si accorse del momento in cui la Camden se ne rese conto: la donna sprofondò nuovamente nella poltrona, stringendosi addosso la pelliccia, con espressione vacua.
Camden non guardò la moglie. Produsse una nuvoletta di fumo di sigaretta. — Tutto ha dei costi, dottoressa Melling.
Alla donna piacque il modo in cui lui pronunciò il suo nome. — Generalmente sì. In particolare nella modificazione genetica. Ma, onestamente, in questo caso non siamo riusciti a trovarne alcuno, nonostante le ricerche. — Sorrise direttamente negli occhi di Camden. — È forse troppo credere che, per una volta, l’universo ci abbia dato qualcosa di interamente buono, che sia realmente un passo avanti, un vero beneficio privo di sanzioni nascoste?
— Non l’universo. L’intelligenza di persone come lei — rispose Camden, sorprendendo Susan più di quanto fosse accaduto in precedenza. Lo sguardo dell’uomo aveva bloccato quello di lei. Susan sentì qualcosa serrarle il petto.
— Penso — disse seccamente il dottor Ong — che la filosofia dell’universo vada oltre l’argomento che ci interessa, ora. Signor Camden, se non ha ulteriori domande di tipo medico da porre, potremo forse tornare alle questioni legali che la signora Sullivan e il signor Jaworski hanno evidenziato. Grazie, dottoressa Melling.
Susan annuì. Evitò di guardare di nuovo Camden, ma continuò a essere cosciente di cosa diceva, dell’espressione che aveva, del fatto che fosse lì.
La casa era approssimativamente come lei se l’era aspettata, un’immensa costruzione stile finto Tudor sul lago Michigan a nord di Chicago. Il terreno era fortemente boschivo fra il cancello di entrata e la casa, aperto, invece, fra la casa e l’acqua ondeggiante. Chiazze di neve punteggiavano l’erba assopita. Il Biotech aveva lavorato con i Camden per quattro mesi, ma questa era la prima volta che Susan si recava a casa loro,