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Jennifer uscì dalla stanza, serrando insieme le mani per evitare di tremare. Era colpa sua, ovviamente, se una qualsiasi altra persona aveva un tale potere su di lei da farla tremare. Una colpa, una debolezza che lei non era riuscita a sradicare. Un suo fallimento. Dal corridoio, i suoi bambini si precipitarono nella stanza arrivando dalla loro camera dei giochi.

— Mamma! Vieni a vedere cosa abbiamo costruito!

Jennifer appoggiò una mano sulle loro teste. C’era un nodo da qualche parte nei capelli ricci di Najla. Quelli di Ricky, più scuri ma anche più sottili di quelli della sorella maggiore, davano la sensazione di seta fresca. Le mani di Jennifer si stabilizzarono.

I bambini guardarono nel salotto. — Zia Leisha! C’è qui la Zia Leisha! — I loro capelli lasciarono le dita di Jennifer. — Zia Leisha, vieni a vedere che cosa abbiamo costruito col CAD!

— Certamente — udì dire Jennifer dalla voce di Leisha. — Mi fa piacere. Ma lasciatemi chiedere solamente un’altra cosa a vostra madre.

Jennifer non si era voltata. Se il traditore all’Interno aveva spedito a Leisha la notizia del giuramento di solidarietà, che cos’altro le era stato inviato?

Tutto quello che Leisha disse, tuttavia, fu: — Richard ha ricevuto la citazione per "Simpson contro Offshore Fishing"?

— Sì. L’ha ricevuta. Sta preparando la sua perizia proprio in questo momento, in effetti.

— Bene — commentò Leisha in modo inespressivo.

Ricky guardò Leisha e poi sua madre. La voce del piccolo aveva perso un briciolo della sua esuberanza. — Mamma, non dovrei andare a chiamare Papà? La Zia Leisha vorrà vedere il Papà, no?

Jennifer sorrise al figlio. Riusciva a percepire l’eccessività del proprio sorriso, carico di sollievo. Diritti di pesca d’alto mare: poteva quasi provare compassione per Leisha. I suoi giorni erano dedicati a simili banalità. — Certo, ovviamente, Ricky — disse, rivolgendo l’esagerato sorriso a Leisha. — Vai a chiamare tuo padre. La Zia Leisha avrà certo voglia di vederlo. Certo che ne avrà voglia.

9

— Leisha — disse la centralinista del suo studio legale — questo signore sta aspettando di vederti da tre ore. Non ha un appuntamento. Gli ho detto che saresti anche potuta non rientrare per oggi, ma è rimasto comunque.

L’uomo si alzò, barcollando leggermente per il tipico irrigidimento di qualcuno che ha trattenuto i muscoli troppo a lungo in una posizione tesa. Era basso e magro, un po’ inconsistente, vestito con uno sgualcito abito marrone che non era né dozzinale né costoso. Teneva in mano un tabloid ripiegato acquistato in un chiosco. "Dormiente", pensò Leisha. Se ne accorgeva sempre subito.

— Leisha Camden?

— Mi dispiace ma non posso accettare nuovi clienti. Se ha bisogno di un avvocato dovrà chiedere da qualche altra parte.

— Penso che lei assumerà questo caso — disse l’uomo, sorprendendola. La sua voce era considerevolmente meno inconsistente del suo aspetto. — Quanto meno, vorrà saperne qualcosa. La prego, mi conceda dieci minuti. — Aprì il tabloid e glielo sbandierò davanti. Sulla prima pagina si trovava la fotografia di lei con Calvin Hawke e sopra il titolo: "Insonni sufficientemente preoccupati da investigare nel movimento Noi-Dormiamo… Li stiamo forse facendo arretrare?".

Adesso lei si rese conto del perché Hawke le avesse permesso di visitare il suo stabilimento di scooter.

— Dice che questa fotografia è stata scattata questa mattina — commentò l’uomo. — Ahi, ahi, ahi — e Leisha seppe che lui non lavorava nelle telecomunicazioni.

— Venga nel mio ufficio, signor…?

— Adam Walcott. Dottor Adam Walcott.

— Medico?

Lui la guardò direttamente. I suoi occhi erano di un azzurro pallido lattiginoso, come vetro gelato. — Ricercatore genetico.

Il sole stava tramontando sul lago Michigan. Leisha scurì la parete a vetrata, si sedette dirimpetto al dottor Walcott e aspettò.

Walcott avvolse le gambe, che erano sensibilmente ossute, formando una specie di pretzel attorno alle zampe della sedia. — Lavoro per una ditta di ricerca privata, signorina Camden. Samplice Biotecnica. Perfezioniamo tecniche di modificazione e alterazione genetica e offriamo questi prodotti alle case più importanti che eseguono alterazioni genetiche in vitro. Abbiamo sviluppato la procedura Pastan per fornire un udito eccezionalmente acuto.

Leisha annuì in modo neutrale: un udito eccezionalmente acuto le era sempre apparso un’idea terribile. Il beneficio di potere udire un sussurro a sei camere di distanza era superato di gran lunga dal dolore di sentire un rock sfrenato tre stanze più in là. I bambini dotati di udito-P erano adatti per gli impianti di controllo sonoro a due mesi di età.

— La Samplice concede ai suoi ricercatori moltissimo margine. — Walcott si interruppe per tossire, emettendo un suono così debole e indeciso che fece pensare a Leisha alla tosse di un fantasma. — Dicono di sperare che incappiamo in qualcosa di meraviglioso, ma la verità è che la compagnia è in una condizione terribile di disorganizzazione e che non sanno semplicemente come supervisionare gli scienziati. Circa due anni fa, ho chiesto il permesso di lavorare su alcuni dei peptidi associati all’insonnia.

Leisha lo interruppe seccamente: — Non pensavo che esistesse qualcosa di associato con l’insonnia che non fosse già stato oggetto di ricerca.

Walcott sembrò trovare la frase spiritosa: emise un risolino ansimante, srotolò le gambe ossute dalle zampe della sedia e le annodò l’una all’altra. — La maggior parte delle persone pensano di no. Ma io stavo lavorando sui peptidi nell’insonnia degli adulti e stavo utilizzando alcuni nuovi approcci guida dell’Institut Technique di Lione. Scoperti da Gaspard-Thiereux. Conosce il suo lavoro?

— Ho sentito parlare di lui.

— Probabilmente lei non conosce questo nuovo appròccio. È davvero rivoluzionario, in se stesso. — Walcott si passò una mano fra i capelli e tirò: mano e capelli apparivano privi di sostanza. — Avrei dovuto cominciare con il chiederle quanto fosse sicuro questo ufficio.

— Completamente — rispose Leisha. — Altrimenti lei non si troverebbe qui dentro. — Walcott, però, non fece altro che annuire: apparentemente non era uno di quei Dormienti che rimaneva offeso dai mezzi di sicurezza adottati dagli Insonni. La stima che la donna aveva di lui si alzò leggermente.

— Per farla corta, quello che penso di avere trovato è un modo per ricreare l’insonnia in adulti che sono nati Dormienti.

Le mani di Leisha si mossero per sollevare… cosa? Qualcosa. Le mani si bloccarono, Lei le fissò. — Di…

— Non sono ancora stati risolti tutti i problemi. — Walcott si lanciò in una complessa descrizione di manifattura di peptidi alterati, sinapsi neurali e sovrabbondanti informazioni sul codice del DNA, nulla che Leisha fosse in grado di seguire. Rimase seduta tranquillamente, mentre l’universo assumeva una forma differente.

— Dottor Walcott, è sicuro?

— Sulla sovrabbondanza di trasmissione della lisina?

— No. Sul ricreare l’insonnia in Dormienti.

Walcott si passò l’altra mano nei capelli. — No, ovviamente non siamo sicuri. Come potremmo esserlo? Abbiamo bisogno di sperimentazione controllata, repliche addizionali, per non parlare dei fondi.

— Ma in teoria potreste farlo.

— Oh, teoria — disse Walcott e, per quanto fosse scioccata, le sembrò uno strano modo per uno scienziato di congedare un argomento. Evidentemente, Walcott era un pragmatico. — Sì, possiamo farlo in teoria.

— Con tutti gli effetti collaterali? Inclusa la longevità?

— Be’, questa è una delle cose che non sappiamo. È ancora tutto molto approssimativo. Ma, prima di procedere, abbiamo bisogno di un avvocato.