Leisha le si avvicinò. — Susan, stai dicendo di rammaricarti… di desiderare…
— No, no — rispose Susan bruscamente. — Io ho avuto te e Alice e vi ho ancora. Due figlie biologiche per me non potrebbero essere più importanti di voi. Ma chi hai tu, Leisha? Kevin…
Leisha la interruppe velocemente: — Io e Kevin stiamo bene.
Susan la guardò con un’espressione tenera e scettica che fece ripetere a Leisha: — Stiamo bene, Susan. Lavoriamo proprio bene insieme. Dopo tutto, è ciò che importa realmente.
Susan però continuò a guardarla con lo stesso tenero dubbio, con le carte della ricerca di Walcott strette nelle mani artritiche.
"Simpson contro Offshore Fishing" era un caso complesso. Il cliente di Leisha, James Simpson, era un pescatore Insonne che denunciava le deliberate interruzioni degli schemi migratori dei pesci nel lago Michigan con l’uso illegale di retrovirus, in se stessi legali, effettuato da una ditta concorrente. Il concorrente, la Offshore Fishing Srl, era posseduta da Dormienti. Il caso sarebbe ruotato attorno all’interpretazione legale del decreto Canton-Fenwick, concernente l’utilizzo della biotecnologia nelle limitazioni alla concorrenza economica. Leisha doveva trovarsi in tribunale alle dieci del mattino, e così aveva chiesto un incontro alla Samplice per le sette.
— Be’, è probabile che non ci sia lì nessuno alle sette di mattino — aveva brontolato Walcott — me incluso. — Leisha aveva fissato duramente il volto inconsistente dell’uomo sul suo videotelefono, nuovamente sconcertata per la meschina ottusità della mente destinata a ridisegnare il mondo biologico e sociale. Newton era forse stato così? Einstein? Callingwood? A dire il vero, sì. Einstein non riusciva a ricordare le fermate del treno; Callingwood, il genio delle applicazioni dell’energia-Y, perdeva regolarmente le scarpe che aveva ai piedi e si rifiutava di permettere ad alcuno di cambiare le lenzuola al suo letto per mesi e mesi. Walcott non era unico, era un tipo, anche se non un tipo comune. A volte, a Leisha sembrava che il processo della maturità intellettuale fosse dato semplicemente dalla scoperta del fatto che gli esotici e gli unici erano solamente membri di gruppi più rari. Telefonò personalmente alla Samplice e insistette sull’incontro alle sette di mattina.
Il direttore Lawrence Lee, un bell’uomo abbronzato che indossava fascette per capelli di seta italiana un po’ troppo giovanili per lui, si dimostrò un tipo ostico proprio come aveva detto Walcott. — Noi possediamo questa ricerca, qualsiasi maledetta cosa sia, anche se si scoprirà che è preziosa e, mi creda, ho i miei dubbi. Questi due ricercatori lavorano per me, e vedete di non dimenticarlo voi avvocati di grido!
Leisha era l’unico avvocato di grido in vista. Il consulente legale della Samplice era Arnold Seeley, un uomo dallo sguardo impassibile con la testa rasata in modo aggressivo il quale, nonostante tutto, cincischiava sulle domande con le quali avrebbe dovuto invece incalzare Leisha in modo pressante. Lei si sporse in avanti sul tavolo. — Dimentico pochissime cose, signor Lee. Esistono precedenti legali riguardanti il lavoro scientifico, in particolar modo il lavoro scientifico che abbia applicazioni commerciali. Il dottor Walcott non si trova nella stessa categoria di lavoro di un falegname che le aggiusta il portone sulla veranda. Esistono, inoltre, ambiguità nel contratto che il dottor Walcott ha firmato con la Samplice al momento della sua assunzione. Presumo che lei ne abbia un copia con sé, signor Seeley.
— Ehm, no… aspetti…
— Perché non l’ha? — schioccò seccamente Lee — Dove? Cosa c’è scritto?
— Avrei bisogno di controllare.
Leisha fu presa dall’impazienza, la stessa impazienza che provava sempre davanti all’incompetenza. Cercò di reprimerla: la situazione era troppo importante per metterla a rischio con inconcludenti manifestazioni di rancore. O dimostrazioni addizionali di esso. Lee, Seeley e Walcott, che nelle inette mani belligeranti tenevano otto ore di tempo in più al giorno per centinaia di migliaia di persone, cominciarono tutti a ricercare nei notebook elettronici il contratto di assunzione.
— Trovato? — chiese Leisha seccamente. — D’accordo, secondo paragrafo, terza riga… — Li guidò attraverso il linguaggio dalle frasi scarne, i precedenti legali riguardanti brevetti scientifici condivisi, l’ordinanza "Boeing contro Fain", una vera pietra miliare sui diritti d’autore. Seeley faceva scorrere lo sguardo duro sullo schermo e tamburellava le dita sul tavolo. Lee si infuriava. Walcott restava seduto con un sorrisetto compiaciuto. Soltanto Herlinger, l’assistente venticinquenne, la stava ad ascoltare e la comprendeva. Il giovanotto aveva sorpreso Leisha: corpulento e già tendente alla calvizie a venticinque anni, Herlinger poteva sembrare un malvivente, se si eccettuava quel tanto di amara dignità e la stoica disillusione che non parevano andare d’accordo né con la sua giovane età né con l’eccentrico e permaloso presunto genio di Walcott. Formavano un team improbabile.
— …e quindi vorrei suggerire un accordo stragiudiziale riguardo i brevetti.
Lee cominciò a infuriarsi nuovamente. Seeley disse in tutta fretta: — Che genere di accordo? Una percentuale o una somma in anticipo?
Leisha mantenne il proprio volto impassibile. Lo aveva in pugno. — Dovremo stabilirlo insieme, signor Seeley.
Lee quasi gridò: — Se pensa di riuscire a strapparmi via quello che appartiene a questa ditta…
Seeley gli si rivolse freddamente: — Penso che gli azionisti potrebbero non essere d’accordo su chi sia il proprietario della ditta.
Gli "azionisti" includevano il Rifugio, anche se Lee poteva anche non sapere che Leisha ne fosse al corrente. Leisha e Seeley aspettarono che Lee arrivasse a comprenderlo. Mentre cominciava a capire, la sua boccuccia a bottoncino si increspò, e lui fissò Leisha con un ghigno carico di timore. Lei pensò che era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva detestato altrettanto qualcuno.
— Forse — disse Lee — potremmo parlare di un accordo. Alle mie condizioni.
Leisha replicò: — D’accordo. Parliamo di condizioni.
Lo aveva in pugno.
Successivamente, Walcott accompagnò lei e la sua guardia del corpo all’automobile. — Si accorderanno?
— Sì — rispose Leisha. — Penso di sì. Ha un interessante gruppo di colleghi, dottore.
Lui la scrutò con circospezione.
— Il suo direttore dimentica di amministrare una compagnia a partecipazione pubblica, l’avvocato della sua ditta non riesce a mettere insieme un contratto d’assunzione decente per un impiegato di sesto livello e il suo assistente nella ricerca genetica sull’insonnia se ne va via in sella a uno scooter Noi-Dormiamo.
Walcott agitò una mano in modo superficiale. — È giovane. Non si può permettere un’automobile. E, ovviamente, se questa ricerca andrà a buon fine, non esisterà più alcun movimento Noi-Dormiamo. Nessuno avrà più la necessità di dormire.
— Eccetto quelli che non si potranno permettere l’operazione. Oppure un’automobile.
Walcott la guardò divertito. — Non dovrebbe difendere il concetto opposto, signorina Camden? A favore dell’élite economica? Dopo tutto, pochissime persone si possono permettere di alterare geneticamente in vitro gli embrioni per ottenere l’insonnia.
— Non stavo discutendo, dottor Walcott. Stavo soltanto correggendo la sua affermazione errata. — In modo più sottile, lui era detestabile quanto Lee.
Walcott agitò una mano. — Oh, immagino che lei non possa farci niente. Una volta avvocato…
La donna sbatté la portiera dell’auto con una violenza tale da far sobbalzare la guardia del corpo.
Arrivò tardi in tribunale. Il giudice si stava guardando attorno, irritato. — Signorina Camden?