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Gli occhi verdi di Drew balenarono. Leisha voltò le spalle. Provò, in modo improvviso e nauseante, una gran vergogna di sé. Aveva settantacinque anni, fatto incredibile di per se stesso, non si era mai sentita una settantacinquenne, e quel ragazzino aveva sedici anni. Non alterato geneticamente, un Dormiente, nemmeno estratto dalla classe dei Muli. Con l’avanzare dell’età, stava perdendo la compassione. Per quale altro motivo sennò si era alienata dal mondo in quella fortezza nel Nuovo Messico, ritirandosi da un paese che aveva sperato, un tempo, di migliorare per tutti? Sogni di gioventù.

Sogni che Drew non aveva nemmeno.

Alice disse con espressione stanca: — D’accordo Leisha. Drew, Eric mi ha detto di darti un messaggio.

— Cosa? — udì ringhiare Drew. Si trattava però di un ringhio addolcito: non poteva essere infuriato con Alice. Non con Alice.

Alice continuò: — Eric mi ha chiesto di dirti che, come parte dei suoi studi, ha camminato nel Pacifico e si è fatto pulire il culo. Che significa?

Drew scoppiò a ridere. — Davvero? Eric ha detto questo? Immagino che sia cambiato. — La meditabonda amarezza gli tornò nella voce.

Stella entrò di corsa nella camera con espressione eccitata. Aveva messo su peso e ormai assomigliava a un dipinto di Tiziano, con la carne soda e grassoccia sotto una giovanile chioma rossa. — Leisha c’è… Drew! Che ci fai a casa?

— È in visita — rispose Alice. — Cosa c’è, cara?

— C’è una visita per Leisha. A dire il vero sono in tre. — Stella sorrise, e il doppio mento le ondeggiò di, eccitazione. — Eccoli!

— Richard!

Leisha si catapultò attraverso la stanza per abbracciarlo. Richard la strinse, ridendo, e poi la lasciò andare. Leisha si voltò immediatamente verso la moglie di lui, Ada, una sottile ragazzina polinesiana che le sorrise timidamente. Ada aveva ancora dei problemi con l’inglese.

Quando Richard aveva portato Ada per la prima volta nella tenuta del Nuovo Messico, dopo vent’anni di pellegrinaggi solitali e privi di meta attorno al globo, Leisha era stata diffidente. Lei e Richard non erano mai più stati amanti: Leisha era inorridita al pensiero di andare a letto con il marito di Jennifer. Richard, inoltre, non glielo aveva mai chiesto. Aveva sofferto per anni per i suoi bambini perduti, Najla e Ricky, una sofferenza silenziosa e amara così insolita in un Insonne che Leisha non aveva saputo come reagire. Si era sentita sollevata quando lui aveva cominciato a compiere viaggi lunghi interi anni, scomparendo con il solo anello di credito e i vestiti che aveva addosso, in India, in Tibet, nelle colonie Antartiche, nel deserto sudamericano: sempre in luoghi tecnologicamente arretrati, prossimi al primitivo quanto poteva esserlo un mondo alimentato dall’energia di Kenzo Yagai. Leisha non gli aveva mai posto domande sui suoi viaggi, e lui non aveva mai fornito volontariamente informazioni. Lei sospettava che si facesse passare per un Dormiente.

Poi, quattro anni prima, era tornato per una delle sue poco frequenti visite portando Ada. Sua moglie. Era originaria di una delle riserve culturali volontarie del Pacifico del sud. Ada era magra e scura, con lunghi e lucidi capelli neri e l’abitudine di abbassare la testa ogniqualvolta le si rivolgeva la parola. Non parlava inglese. Aveva quindici anni.

Leisha le aveva dato il benvenuto, si era mesa a studiare il samoano e aveva cercato di nascondere di essere rimasta ferita nel profondo del cuore. Non era tanto perché Richard l’avesse rifiutata, quanto perché aveva rifiutato tutte le scelte dell’essere Insonne: la scelta della realizzazione, la scelta dell’ambizione, la scelta della mente.

Gradatamente, però, Leisha aveva compreso. Il punto fondamentale per Richard non era soltanto che Ada, con i suoi sorrisi timidi, la sua parlata inceppata e la sua giovane adorazione per lui, era così diversa da Leisha; Ada era così diversa da Jennifer Sharifi.

Richard, inoltre, sembrava felice. Aveva fatto ciò che Leisha non era riuscita a fare e aveva raggiunto una specie di pace con il loro passato Insonne. Se quella pace appariva come una resa, Leisha poteva forse sostenere che la propria soluzione, la moribonda Fondazione Susan Melling che l’anno precedente aveva avuto solamente dieci iscritti, fosse realmente migliore?

— Io vedo te, Leisha — disse Ada in inglese. — Io vedo te con felicità.

— E io vedo con felicità te — rispose caldamente Leisha, Per Ada si trattava di un lungo discorso di notevole forza intellettuale.

— Io vedo te con felicità, Mirami Alice. — Mirami, aveva detto una volta Richard, era un termine di grande rispetto per gli onorati anziani. In modo timido e dolce e tuttavia molto deciso, Ada aveva decisamente rifiutato di credere che Alice e Leisha fossero gemelle.

— Ti vedo con felicità, cara — disse Alice. — Ti ricordi di Drew?

— Salve — salutò Drew sorridendo. Ada gli rivolse un debole sorriso, quindi distolse lo sguardo, come si confaceva a una donna sposata rispetto a un uomo non imparentato. Richard rispose allegramente: — Salve Drew. — C’era un tale cambiamento dal solito dolore ombroso nei suoi occhi quando si rivolgeva a Drew, che Leisha strizzò gli occhi. Non aveva mai capito fino in fondo quel dolore: Drew era di una generazione più giovane rispetto al figlio che Richard aveva perduto. Oltre tutto, poi, era un Dormiente.

La voce di Alice si fece tremula, il che significava che si stava stancando. — Stella ha detto tre visitatori…

Stella entrò, a quel punto, portando in braccio un neonato.

— Oh, Richard — disse Leisha. — Oh, Richard…

— Questo è Sean. Come mio padre.

Il piccolo assomigliava in maniera quasi assurda a Richard: fronte bassa, folti capelli scuri, occhi scuri. Solo la pelle color caffè indicava i geni di Ada. Evidentemente non lo avevano fatto modificare per nulla. Leisha prese in braccio il neonato, senza essere sicura di cosa provasse. Sean la fissò solennemente. Il cuore di Leisha sembrò rigirarsi.

— È magnifico…

— Fammelo tenere — disse Alice bramosa, e Leisha le consegnò il piccolo. Era contenta per Richard, che aveva sempre desiderato una famiglia, un punto fisso, una comunità intima. Due anni prima Leisha aveva fatto delle analisi che avevano confermato che i suoi ovuli erano inerti. I gameti, l’aveva ammonita Susan decenni addietro, non si rigenerano.

Kevin Baker, l’unico Insonne importante rimasto negli Stati Uniti, aveva avuto quattro figli dalla sua giovane moglie Insonne.

Jennifer Sharifi, Leisha lo sapeva per aver consultato l’anagrafe degli Stati Uniti, aveva due figli e quattro nipoti.

Alice poteva avere perduto Moira, emigrata su una colonia di Marte, ma aveva Jordan con i suoi tre figli.

"Smettila", si disse, e lo fece.

Il bambino venne fatto girare. Stella entrò tutta affaccendata, portando caffè e biscotti. Alice, stanca, venne condotta nella sua stanza a dormire. Jordan arrivò da un campo che stava coltivando con girasoli sperimentali modificati geneticamente. Richard raccontò, in apparente libertà e tuttavia con qualcosa di strano nei modi, dei viaggi insieme con Ada attraverso le Isole Artificiali Santuario del Gioco al largo della costa africana.

— Ehi — disse Drew, e al suono della sua voce tutti sollevarono lo sguardo. — Ehi, questo bambino dorme.

Leisha rimase seduta immobile. Quindi si alzò, si avvicinò alla carrozzella di Drew e abbassò lo sguardo sul port-enfant appoggiato ai piedi del ragazzo. Sean giaceva con i piccoli pugni sollevati accanto alla testa, addormentato. Le palpebre chiuse tremolavano. Leisha sentì serrarsi lo stomaco. Richard aveva provato un tale odio per il suo genere, per la sua gente, che aveva fatto eseguire una modificazione genetica in vitro per invertire l’insonnia.