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— È stato Kevin Baker. Lo ha immaginato lui.

— È il tipo — commentò Stella, tirando su col naso.

Jordan disse: — Grazie, Drew — e Stella ebbe il buon gusto di mostrare un briciolo di vergogna.

Leisha non disse nulla, completamente immobile.

— Non abbiamo altra scelta — fece Miri a Nikos. Si stiparono nel laboratorio di Raoul, otto Super, tutti quelli che si erano recati nello stesso posto quando l’annuncio della dimostrazione alla stazione orbitale Kagura si era abbattuto come una meteora. Alcuni degli altri erano corsi al laboratorio di Miri, evitando i protestatari e le forze di sicurezza in uniforme: ma da quando esistevano uniformi nel Rifugio? Alcuni erano corsi in quello di Nikos. Un ordine ufficiale di restare "all’interno" era arrivato da tutti i canali audio: da quando nel Rifugio esistevano ordini ufficiali? I ragazzi attivarono le linee di comunicazione fra i tre edifici.

Tutte le normali linee di comunicazione nel Rifugio erano inattive.

Miri guardò Terry Mwakambe, un attimo prima che il Super esplodesse in parolacce che Miri non aveva mai sentito mettere insieme prima di allora. Un lato secondario della sua mente, una parte in cui non turbinavano stringhe caotiche, notò che le combinazioni di improperi dovevano avere una qualche relazione con il processo matematico perché Terry le formulasse con tanta naturalezza.

Attivò immediatamente la rete di comunicazione nascosta, quella programmata dai Super in due mesi di lavoro in modo che ricoprisse qualsiasi funzione del Rifugio: un secondo comando ombra della stazione orbitale, nascosto talmente bene da non poter essere individuato dal primo.

— Nikos? Ci sei? Chi c’è con te?

Il volto di Nikos apparve sullo schermo. — Diane, Christy, Allen, James, Toshio.

— Dov’è Jonathan?

— Con me — intervenne Mark, inserendosi nella comunicazione. — Miri, è accaduto. Lo hanno fatto.

— Che cosa dobbiamo fare, noi? — chiese Christy. Teneva un braccio stretto attorno a Ludie, una delle undicenni, che stava piangendo.

— Non possiamo fare nulla — rispose Nikos. — Non fa parte del nostro accordo. Non stanno danneggiando i Super: stanno cercando di liberare il Rifugio per tutti noi.

— Ci faranno uccidere tutti! — esclamò Raoul. — Oppure uccideranno centinaia di migliaia di altre persone a nome nostro. In tutti e due i casi, noi saremo decisamente danneggiati!

— È una questione di difesa esterna — ribatté Nikos. — Non riguarda noi Mendicanti.

— È un tradimento — sentenziò Allen freddamente — E non soltanto nei nostri confronti. Guardie in uniforme, ordine di restare all’interno, interruzione delle comunicazioni… Cristo! Stanno arrestando la gente qui fuori! Ho visto una guardia trascinare Douglas Wagner in un edificio. Per aver commesso il crimine di pensare in modo differente! In che termini è diverso dall’avere ucciso Tony per essere diventato diverso? Il Consiglio ha tradito i cittadini del Rifugio, noi inclusi. Ma gli altri non possono fare niente al riguardo, noi sì.

— Sono i nostri genitori… — disse Diane angosciata, e Miri percepì nella voce della ragazzina tutte le sue stringhe.

Miri propose, nel modo più risoluto possibile: — La prima cosa che faremo sarà collegarci con tutti i Mendicanti, ovunque si trovino. Non vedo Peter: qualcuno sa dov’è? Terry, trovalo e mettilo in collegamento, a meno che non sia insieme ai Normali. Poi discuteremo della questione. Approfonditamente. Voglio le opinioni di tutti. Arriveremo quindi a una decisione di gruppo.

"Per il nostro bene" aggiunse fra sé. Ma senza dirlo ad alta voce.

Tre ore dopo la dimostrazione alla stazione orbitale Kagura il Rifugio comunicò agli Stati Uniti che gli stessi comandi a distanza che erano in grado di rilasciare e disperdere il virus modificato geneticamente nelle principali città americane erano in grado anche di distruggere completamente i virus prima ancora che venissero rilasciati. Il Rifugio sarebbe stato ben felice di farlo se il Congresso avesse acconsentito alla stesura di un decreto presidenziale secondo cui l’entità corporativa delle Imprese del Rifugio non faceva più parte degli Stati Uniti per quanto attenesse al governo, alla tassazione o alla cittadinanza e avrebbe, di conseguenza, acquisito lo stesso stato di altre nazioni indipendenti.

Quelle altre nazioni assunsero posizioni diversificate. Le più strettamente legate agli Stati Uniti emisero comunicati ufficiali condannando i "ribelli" per atti di terrorismo, ma si rifiutarono di attuare forme di embargo commerciale. La Casa Bianca non insistette su quel punto. I commentatori stranieri sottolinearono, mostrando vari stadi di candore, che l’insistenza della Casa Bianca avrebbe potuto condurre a una divulgazione troppo palese di quanto pesantemente gli alleati americani dipendessero dall’invasiva finanza internazionale e dalla ricerca sulla modificazione genetica controllate dal Rifugio.

I paesi a quell’epoca non alleati con gli Stati Uniti emisero comunicati che condannavano entrambe le parti, giudicandole formate da barbari morali, privi di rispetto perfino per le proprie leggi e i propri cittadini, una linea politica così scontata e familiare che destò ben poca attenzione. Solamente l’Italia, ancora una volta socialista, con il suo solito particolarissimo caotico e fatalistico esibizionismo del socialismo italiano, riuscì a prendere una posizione originale. Roma annunciò che gli Insonni erano i capi di una nuova liberazione delle classi lavoratrici oppresse dal dominio dei media americani, e che il Rifugio avrebbe guidato il mondo in una nuova era di uso responsabile degli olocanali al servizio del lavoro. Quella sconcertante affermazione restò largamente inascoltata, eccetto che in Italia.

Una navetta che trasportava una coalizione internazionale scientifica venne lanciata verso Kagura. Dimostranti, negli Stati Uniti, cominciarono subito a gridare che non le venisse concesso di ritornare sulla Terra.

Un Insonne che viveva solo a New York, un innocuo ometto che aveva evitato gli altri Insonni per cinquant’anni, venne trascinato fuori dal proprio appartamento e picchiato a morte.

Il Rifugio lanciò un altro messaggio agli Stati Uniti: "Nessun uomo ha il diritto di governarne un altro uomo senza il consenso di quest’ultimo. — A. Lincoln".

— Questa era per te — disse infuriata Stella. — La citazione di Lincoln… è la guerra sbagliata. Hanno storpiato la Rivoluzione, non la Guerra Civile. Jennifer ha inserito quella frase di Lincoln soltanto perché tu sei una studiosa di Lincoln!

Leisha non rispose.

— Per noi prendere possesso della stazione orbitale, semplicemente prenderne il possesso, senza preavviso… sarebbe negativo quanto per il Rifugio rilasciare senza preavviso il virus sulla Terra — disse Nikos. Inviò il suo programma di stringhe agli altri tre edifici in cui si erano radunati i Super. La stringa era sorprendente, per essere di Nikos, il quale pensava generalmente con stringhe ardite, dotate di forti e chiari riferimenti incrociati. Quella stringa era delicatamente equilibrata, l’etica, la storia e la solidarietà alla comunità vi erano attentamente bilanciate, ponendo in contrapposizione valori quasi uguali che rendevano la forma complessiva fragile per la tensione interna. Era una stringa quasi più caratteristica di Allen che non di Nikos. Miri la studiò attentamente. Ne approvò la delicata pressione.

Significava che Nikos non era fortemente motivato nell’opporsi a lei.

Christy propose: — E se dessimo loro un avvertimento?

L’idea era balzata fuori un’ora prima. La stringa di Christy, tuttavia, denotava nuovi elementi tratti da giustificazioni di tipo militare: attacchi preventivi contro alternative a taglio netto. Il fardello della colpa nei tribunali di guerra controbilanciato dalle opzioni studiate per la pace. Il peso dello sforzo morale al limite riconosciuto della forza permissiva: Pearl Harbor. La patria di Israele. Hiroshima. Il generale William Tecumseh Sherman. Lo Stallo paraguaiano. Le stringhe dei Super includevano raramente la storia militare: Miri non aveva immaginato che la memoria di Christy avesse catalogato quegli atti militari, tanto da potervi costruire delle stringhe.