Non cambiava mai, pensò Jennifer. Tutta quella intelligenza, tutta quell’esperienza e tuttavia non cambiava. Un trionfo di infantile idealismo sia sull’intelligenza sia sull’esperienza.
I ciechi volontari non meritavano di vedere.
— D’accordo, Leisha. Saremo oneste. Sei qui per scoprire se l’attacco di ieri all’industria tessile Noi-Dormiamo di Atlanta ha avuto origine nel Rifugio.
Leisha la fissò prima di esplodere: — Santo Dio, Jennifer, certo che no! Non pensi che io sappia che tu non combatti in quel modo? Specialmente contro una struttura a bassa tecnologia che produce meno di mezzo milione di dollari l’anno!
Jennifer soffocò un sorriso: l’accoppiare obiezioni morali ed economiche era tipico di Leisha e, ovviamente, il Rifugio non aveva diretto l’attacco. Le persone del Noi-Dormiamo erano del tutto insignificanti. Disse: — Sono sollevata nel sentire che la tua opinione su di noi è migliorata.
Leisha agitò un braccio. Inavvertitamente, la sua mano sfiorò l’ologramma di Tony: l’immagine voltò la testa nella sua direzione. — La mia opinione è irrilevante, come hai chiarito anche troppo spesso. Sono qui perché Kevin mi ha dato questo. — Estrasse una copia cartacea dalla tasca e la porse a Jennifer che comprese, sobbalzando odiosamente, di cosa si trattasse.
Rese il volto impassibile, rendendosi conto troppo tardi che quella impassibilità avrebbe comunicato a Leisha quello che le avrebbe detto un’emozione. Come avevano fatto Leisha e Kevin a mettere le mani su quella copia? La sua mente esaminò tutte le possibilità, ma lei non era un’esperta di reti di dati. Avrebbe dovuto togliere immediatamente Will Rinaldi e Cassie Blumenthal dai loro progetti per fare ricontrollare loro l’intera rete alla ricerca di buchi, bolle o falle.
— Non preoccuparti — la rassicurò Leisha. — I maghi informatici di Kevin non l’hanno tirata fuori dalla rete del Rifugio. È stata inviata per posta, direttamente a me, da uno dei tuoi.
Quello era anche peggio. Qualcuno all’interno del Rifugio, qualcuno che segretamente spalleggiava gli amanti dei Dormienti, qualcuno che era privo dell’abilità di riconoscere una guerra di sopravvivenza. A meno che, ovviamente, Leisha non stesse mentendo. Jennifer però non aveva mai beccato Leisha a dire una bugia. Faceva parte della patetica e pericolosa ingenuità di Leisha preferire la verità non aggiustata.
Leisha accartocciò il foglio nella mano e lo scagliò attraverso il salotto. — Come hai potuto dividerci ulteriormente in questo modo, Jennifer? Organizzare un Consiglio di Insonni separato, in segreto, con l’affiliazione limitata solamente a coloro che pronunciano questo cosiddetto giuramento di solidarietà: "Prometto di considerare gli interessi del Rifugio al di sopra di ogni altra forma di lealtà personale, politica ed economica, e di impegnarmi solennemente per la sua sopravvivenza come per la mia stessa, per la mia vita, per la mia fortuna e per il mio sacro onore". Santo Dio, che combinazione blasfema di fanatismo religioso e della Dichiarazione di Indipendenza! Ma tu hai sempre avuto l’orecchio musicale!
Jennifer la fissò impassibile. — Ti comporti da stupida. — Era l’offesa che tutt’e due consideravano peggiore. — Solamente tu, Kevin e la vostra manciata di sciocche colombe non capite che questa è una guerra per la sopravvivenza. La guerra pretende limiti tracciati chiaramente, specialmente per quanto riguarda le informazioni di tipo strategico. Non possiamo permetterci di conferire privilegio di voto alla quinta colonna.
Gli occhi di Leisha si ridussero a due fessure. — Questa non è una guerra. Una guerra consiste in attacco e risposta. Se noi non contrattaccheremo, se continueremo a essere cittadini produttivi e rispettosi delle leggi, alla fine conquisteremo l’integrazione attraverso il puro potere economico, come qualsiasi gruppo che abbia acquisito di recente il diritto alla cittadinanza. Ma non se ci divideremo in fazioni in questo modo! Un tempo lo sapevi, Jenny!
La donna rispose seccamente: — Non chiamarmi in quel modo! — Si trattenne all’ultimo istante dal guardare il ritratto di Tony.
Leisha non si scusò.
Con maggior calma, Jennifer aggiunse: — L’integrazione non giunge soltanto attraverso il potere economico. Viene conquistata con il potere politico, che noi non abbiamo, e che in una democrazia non avremo mai. Non siamo abbastanza per formare un blocco di votanti significativo. Tu un tempo lo sapevi.
— Hai già messo in piedi la più forte lobby segreta di Washington. Tu compri i voti di cui hai bisogno. Il potere politico deriva dal denaro, è sempre stato così; il concetto di società stesso ruota attorno al denaro. Tutti i valori che vogliamo cambiare o sostenere, li dobbiamo cambiare o sostenere all’interno di una struttura di denaro. E lo stiamo facendo. Ma come possiamo sostenere una singola ecologia commerciale per Insonni e Dormienti se tu ci dividi in fazioni in lotta?
— Non saremmo divisi se tu e i tuoi sapeste riconoscere una guerra quando ve la trovate davanti.
— Io riconosco l’odio quando me lo vedo davanti. E ce n’è nel tuo stupido giuramento.
Erano giunte a un punto di stallo, il solito vecchio stallo. Jennifer attraversò la stanza per dirigersi verso il bar. I capelli neri le fluttuavano alle spalle. — Gradisci qualcosa da bere, Leisha?
— Jennifer… — iniziò Leisha e poi si fermò. Dopo un momento, con un visibile sforzo, proseguì. — Se il tuo Consiglio del Rifugio diviene una realtà, ci chiuderai fuori. Io, Kevin, Jean Claude, Stella e gli altri. Non avremo possibilità di votare sulle dichiarazioni da dare alla stampa, non saremo inclusi in decisioni gestionali, non saremo nemmeno in grado di aiutare i nuovi bambini Insonni, perché a nessuno di coloro che pronunceranno il giuramento verrà concesso di utilizzare la rete del Gruppo ma soltanto la rete del Rifugio. Che avverrà dopo? Una forma di boicottaggio nel concludere affari con uno qualsiasi di noi?
Jennifer non rispose, e Leisha continuò lentamente: — Oh, mio Dio. Sì. Stai pensando a un boicottaggio di tipo economico.
— Non sarebbe una decisione mia. Occorrerebbe l’intero Consiglio del Rifugio. Dubito che voterebbero a favore di un simile boicottaggio.
— Ma tu lo faresti.
— Non sono mai stata una yagaista, Leisha. Non credo nella supremazia dell’eccellenza individuale al di sopra del benessere della comunità. Sono tutti e due importanti.
— Non si tratta di yagaismo, e tu lo sai. Si tratta di controllo, Jennifer. Tu odi tutto quello che non puoi controllare, proprio come fanno i peggiori dei Dormienti. Ma tu vai oltre rispetto a loro. Tu rendi il controllo qualcosa di sacro perché anche tu hai bisogno di santità. Si tratta solamente di ciò di cui tu, Jennifer Sharifi, hai bisogno. Non di quello di cui ha bisogno la comunità.
Jennifer uscì dalla stanza, serrando insieme le mani per evitare di tremare. Era colpa sua, ovviamente, se una qualsiasi altra persona aveva un tale potere su di lei da farla tremare. Una colpa, una debolezza che lei non era riuscita a sradicare. Un suo fallimento. Dal corridoio, i suoi bambini si precipitarono nella stanza arrivando dalla loro camera dei giochi.
— Mamma! Vieni a vedere cosa abbiamo costruito!
Jennifer appoggiò una mano sulle loro teste. C’era un nodo da qualche parte nei capelli ricci di Najla. Quelli di Ricky, più scuri ma anche più sottili di quelli della sorella maggiore, davano la sensazione di seta fresca. Le mani di Jennifer si stabilizzarono.
I bambini guardarono nel salotto. — Zia Leisha! C’è qui la Zia Leisha! — I loro capelli lasciarono le dita di Jennifer. — Zia Leisha, vieni a vedere che cosa abbiamo costruito col CAD!
— Certamente — udì dire Jennifer dalla voce di Leisha. — Mi fa piacere. Ma lasciatemi chiedere solamente un’altra cosa a vostra madre.
Jennifer non si era voltata. Se il traditore all’Interno aveva spedito a Leisha la notizia del giuramento di solidarietà, che cos’altro le era stato inviato?