— Io vedo te, Leisha — disse Ada in inglese. — Io vedo te con felicità.
— E io vedo con felicità te — rispose caldamente Leisha, Per Ada si trattava di un lungo discorso di notevole forza intellettuale.
— Io vedo te con felicità, Mirami Alice. — Mirami, aveva detto una volta Richard, era un termine di grande rispetto per gli onorati anziani. In modo timido e dolce e tuttavia molto deciso, Ada aveva decisamente rifiutato di credere che Alice e Leisha fossero gemelle.
— Ti vedo con felicità, cara — disse Alice. — Ti ricordi di Drew?
— Salve — salutò Drew sorridendo. Ada gli rivolse un debole sorriso, quindi distolse lo sguardo, come si confaceva a una donna sposata rispetto a un uomo non imparentato. Richard rispose allegramente: — Salve Drew. — C’era un tale cambiamento dal solito dolore ombroso nei suoi occhi quando si rivolgeva a Drew, che Leisha strizzò gli occhi. Non aveva mai capito fino in fondo quel dolore: Drew era di una generazione più giovane rispetto al figlio che Richard aveva perduto. Oltre tutto, poi, era un Dormiente.
La voce di Alice si fece tremula, il che significava che si stava stancando. — Stella ha detto tre visitatori…
Stella entrò, a quel punto, portando in braccio un neonato.
— Oh, Richard — disse Leisha. — Oh, Richard…
— Questo è Sean. Come mio padre.
Il piccolo assomigliava in maniera quasi assurda a Richard: fronte bassa, folti capelli scuri, occhi scuri. Solo la pelle color caffè indicava i geni di Ada. Evidentemente non lo avevano fatto modificare per nulla. Leisha prese in braccio il neonato, senza essere sicura di cosa provasse. Sean la fissò solennemente. Il cuore di Leisha sembrò rigirarsi.
— È magnifico…
— Fammelo tenere — disse Alice bramosa, e Leisha le consegnò il piccolo. Era contenta per Richard, che aveva sempre desiderato una famiglia, un punto fisso, una comunità intima. Due anni prima Leisha aveva fatto delle analisi che avevano confermato che i suoi ovuli erano inerti. I gameti, l’aveva ammonita Susan decenni addietro, non si rigenerano.
Kevin Baker, l’unico Insonne importante rimasto negli Stati Uniti, aveva avuto quattro figli dalla sua giovane moglie Insonne.
Jennifer Sharifi, Leisha lo sapeva per aver consultato l’anagrafe degli Stati Uniti, aveva due figli e quattro nipoti.
Alice poteva avere perduto Moira, emigrata su una colonia di Marte, ma aveva Jordan con i suoi tre figli.
"Smettila", si disse, e lo fece.
Il bambino venne fatto girare. Stella entrò tutta affaccendata, portando caffè e biscotti. Alice, stanca, venne condotta nella sua stanza a dormire. Jordan arrivò da un campo che stava coltivando con girasoli sperimentali modificati geneticamente. Richard raccontò, in apparente libertà e tuttavia con qualcosa di strano nei modi, dei viaggi insieme con Ada attraverso le Isole Artificiali Santuario del Gioco al largo della costa africana.
— Ehi — disse Drew, e al suono della sua voce tutti sollevarono lo sguardo. — Ehi, questo bambino dorme.
Leisha rimase seduta immobile. Quindi si alzò, si avvicinò alla carrozzella di Drew e abbassò lo sguardo sul port-enfant appoggiato ai piedi del ragazzo. Sean giaceva con i piccoli pugni sollevati accanto alla testa, addormentato. Le palpebre chiuse tremolavano. Leisha sentì serrarsi lo stomaco. Richard aveva provato un tale odio per il suo genere, per la sua gente, che aveva fatto eseguire una modificazione genetica in vitro per invertire l’insonnia.
L’uomo la stava fissando. — No, Leisha — disse tranquillamente. — Non l’ho fatto. È naturale.
— Naturale…
— Sì. Ecco dove siamo stati il mese scorso, dopo le Isole Artificiali: l’Istituto Medico di Chicago. In cerca delle risposte per una regressione spontanea. Ma lì non c’è nessuno in grado di fare più di una specie di intruglio da libro di cucina con le antiche scoperte. Che diavolo, non è rimasto alcun esperto in genetica da nessuna parte che sappia fare più di quello, eccetto che nel settore agricolo. — Rimase in silenzio: lui e Leisha sapevano che non era vero. Esisteva il Rifugio.
Leisha disse con voce incerta: — Sanno almeno se è un fenomeno in diffusione, oppure in crescita… nei parametri statistici…
— Sembra essere abbastanza raro. Ovviamente ci sono talmente pochi Insonni, adesso, che non si può stilare alcun profilo statistico.
Ancora quel silenzio, carico di ciò che non veniva pronunciato.
Fu Ada a rompere il silenzio. Non poteva aver seguito un gran che della conversazione fra Leisha e il marito, ma si alzò con grazia per portarsi accanto a Leisha. Ada si fermò e prese in braccio il bambino. Guardandolo teneramente disse: — Ti vedo con felicità, Sean. Ti vedo dormire — e il suo sguardo si alzò per incrociare direttamente quello di Leisha per la prima volta, per quanto Leisha ricordasse.
Anche quando tutto nel paese era cambiato, non era cambiato nulla.
19
Jennifer, Will, i due esperti in genetica dottor Toliveri e dottor Blure e i loro assistenti stettero a guardare la creazione di un mondo in miniatura.
A settecento chilometri di distanza, nello spazio, fluttuava una bolla in plastica. Mentre il gruppo di ricerca del Rifugio osservava via schermo dai Laboratori Sharifi, Reparto Imprese Speciali, la bolla raggiunse il massimo della dimensione. All’interno migliaia di membrane in plastica si tesero. L’interno era un alveare di tunnel dalle pareti sottili, di camere e di diaframmi; alcuni dotati di forellini, altri porosi come i materiali da costruzione standard terrestri, altri ancora aperti. Nessuno di essi era più alto di dieci centimetri. Quando la bolla fu completamente gonfia e piena della miscela atmosferica standard, l’olovisore sul soffitto del laboratorio proiettò verso il basso un modello trasparente e tridimensionale della bolla e delle sue ripartizioni interne.
Da ognuna delle quattro camere poste all’esterno della bolla vennero rilasciati cinque topi. I topi si infilarono nei tunnel, la cui altezza ridotta impediva la caduta libera, squittendo in modo isterico. Sul modello dell’olovisore venti punti neri ne tracciarono i percorsi. Uno schermo su una parete differente mostrò venti serie di valori provenienti dai biorilevatori impiantati in ogni topo.
I topi corsero liberamente per dieci minuti. Quindi, da una singola fonte all’interno della bolla, venne rilasciato l’organismo modificato geneticamente, lontanamente imparentato con un virus: Toliveri e Blure avevano impiegato sette anni per crearlo.
Uno per uno, i valori dei biorilevatori cominciarono a diminuire e lo squittio, amplificato sul canale audio, cessò. I primi tre smisero di trasmettere nel giro di tre minuti, i sei successivi qualche minuto dopo, altri cinque nei successivi dieci minuti. Gli ultimi sei trasmisero ancora per circa trentuno minuti.
Il dottor Blure inserì i dati in un programma di proiezione. Corrugò la fronte. Era molto giovane, non aveva più di venticinque anni e, visto che era anche biondissimo, la barba che cercava strenuamente di far crescere appariva come una morbida peluria, come piuma. — Non va bene. A questo ritmo il tempo stimato di un progetto di minima per arrivare alla saturazione in una stazione orbitale si protrae per oltre un’ora, e in una città di mendicanti, in un giorno privo di vento, per oltre cinque ore.
— Troppo lento — convenne Will Sandaleros. — Non sarebbe convincente.
— No — confermò Blure. — Ma siamo più vicini. — Lanciò un’altra occhiata ai biovalori piatti. — Immaginate persone che potrebbero realmente usare una cosa simile.
— I mendicanti lo farebbero — ribatté Jennifer Sharìfi.
Nessuno la contraddisse.
Miri e Tony erano seduti nel laboratorio che condividevano nella Cupola Scientifica Quattro. I bambini comuni utilizzavano i laboratori scolastici, non professionali, per i loro progetti di studio: lo spazio in una stazione orbitale era troppo prezioso per essere assegnato indiscriminatamente. Miri e Tony Sharifi, però, non erano bambini comuni e i loro progetti non rappresentavano solamente esperienze di apprendimento. Il Consiglio del Rifugio, i Laboratori Sharifi e il Consiglio Scolastico si erano riuniti per esaminare la questione: gli esperimenti neurologici di Miri e le migliorie di Tony sui sistemi di dati dovevano essere considerati progetti scolastici, lavori privati brevettabili oppure studi pagati dall’Azienda del Rifugio? I potenziali profitti dovevano appartenere alla famiglia, all’azienda o a un fondo fiduciario aperto per Miri e Tony finché non fossero stati più minorenni secondo la legge dello stato di New York? Tutti, alla riunione, avevano sorriso, e la discussione era stata gioiosa: erano troppo orgogliosi dei Super per litigare a causa loro. Avevano deciso che il lavoro dei ragazzi appartenesse al Rifugio, mentre il sessanta per cento dei diritti d’autore su ogni applicazione commerciale dovesse andare agli stessi ragazzi, oltre a un credito per il college. Miri aveva dodici anni, Tony undici.