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Indietreggiò sulle zampe posteriori, possenti quanto pistoni, e schiacciò nuovamente il sasso contro la testa dell’altro. Suo padre, che si contraeva nel vomito dell’ultima ubriacatura, sollevò le mani serrate e lo scongiurò di avere pietà. Drew abbatté violentemente il sasso e, nell’angolo della tana, sua madre restò accucciata, con la pelliccia rilucente per i narcotici, in attesa del pene che era già congestionato per l’uccisione…

Gli stavano dando la caccia, tutti quanti, Leisha, suo padre e gli esseri ululanti che gli volevano tagliare la gola, e lui correva, correva attraverso un paesaggio che continuava a mutare: alberi che non volevano stare fermi, cespugli che aprivano le fauci verso di lui e le chiudevano di scatto, fiumi che cercavano di risucchiarlo nell’oscurità. Poi il paesaggio divenne la tenuta nel deserto, e anche Leisha era lì e gli gridava dietro che lui era un fallimento e che si meritava di morire perché non sapeva mai fare nulla di giusto, non sapeva nemmeno restare sveglio come facevano le persone vere. Lui afferrò Leisha e la sbatté a terra, e da quell’azione trasse un senso di liberazione così sbalorditivo, uno stato di potenza così esultante che si mise a ridere forte, e poi sia lui sia Leisha erano nudi, lei era legata e lui si guardava attorno nel suo studio e diceva in modo libidinoso: ’Tutto questo è mio, mio, mio…’".

— Non sta soffrendo — disse il dottore. — Le contrazioni non sono niente di più di riflessi muscolari amplificati in risposta al bombardamento corticale. Non è diverso dal sognare.

— Sognare — ripeté Eric fissando il corpo di Drew che si contorceva. — Sognare.

Il dottore alzò le spalle, non in un gesto di indifferenza ma di tremenda tensione. Era solo la quarta volta che veniva usata quella tecnica psichiatrica sperimentale. Le altre tre persone non avevano avuto parentele potenti, anche se lui non sapeva se la relazione fra quel signor Smithson e Bevington-Watrous fosse proprio di parentela. Al dottore non interessava chi lui fosse. Erano al di là dei confini statunitensi, e in Messico le leggi riguardanti la modificazione genetica funzionavano con permessi costosi. Il dottore aveva un permesso. Non per fare ciò che stava facendo, ovviamente, ma chi aveva mai avuto un permesso di quel genere? Alzò nuovamente le spalle.

— Sono passati tre giorni — intervenne Eric. — Quando finirà questa… fase?

— Inizieremo con il rinforzo artificiale questo pomeriggio. Noi… sì, infermiera, cosa c’è?

— Una chiamata per il Signor Bevington-Watrous. — La giovane infermiera messicana sembrava spaventata. — È la signora Leisha Camden.

Eric si voltò lentamente. — Come ha fatto a trovarci?

— Non lo so, signore. Vuole… vuole venire al terminale?

— No — rispose Eric.

L’infermiera fu di ritorno nel giro di novanta secondi, — Signore, la signora Camden dice che se lei non le parlerà sarà qui nel giro di due ore.

— Non le parlerò — ripeté cocciutamente Eric, ma le pupille dei suoi occhi si dilatarono, facendolo apparire improvvisamente molto più giovane. — Dottore, che succederebbe se il trattamento venisse interrotto adesso?

— Non può essere interrotto adesso. Non sappiamo esattamente come il… ma ci sarebbero certamente alcune gravi conseguenze mentali. Certamente.

Eric continuò a fissare Drew.

"Le immagini divennero forme. Facendolo, non persero identità ma ne guadagnarono: le forme erano le immagini con qualcosa in più. Le forme erano l’essenza delle immagini ed erano sia di Drew sia non di Drew: sia i suoi personali angeli, demoni, eroi, paure, desideri, pulsioni, sia di tutti gli altri. Nessuno riusciva a vederle se non lui, nessuno le aveva mai viste ma esse erano le sue traduzioni dei concetti universali: lo sapeva. Anche con le strane droghe, gli elettrodi e lo stato di semi incoscienza, una parte della sua mente conscia lo sapeva. Drew riconosceva le immagini, sapeva che non le avrebbe mai più dimenticate e che non aveva ancora terminato di coglierne".

— Adesso stiamo introducendo l’attività teta — spiegò il dottore. — Stiamo costringendo elettronicamente la sua corteccia a produrre onde cerebrali caratteristiche del sonno a onde lente.

Eric non disse nulla. Un orologio sulla parete scandiva il tempo e gli sembrava di essere incapace di distoglierne lo sguardo.

— Ovviamente, signor Bevington-Watrous, lei ha firmato tutti gli esoneri legali per questo trattamento sul signor Smithson, ma ci ha anche assicurato che se ci fossero state complicazioni di estradizione lei era in una posizione tale da…

— Non tutti gli Insonni sono ugualmente potenti, dottore. Io, per esempio, sono potente quanto le autorità per l’estradizione, ma non potente quanto mia zia: oramai potrebbe anche accettare questo fatto, perché lei si premurerà di chiarirlo a tutti e due.

"Drew dormiva. Eppure non era sonno. Le immagini continuavano a marciare sull’autostrada rinforzata dalla zona limbica alla mente accessibile; lui le vide e le riconobbe. Adesso, però, lui si muoveva in mezzo a loro, Drew, un sonnambulo con la dualità privilegiata dei sonnambuli: dormiva e tuttavia controllava i propri muscoli. Si mosse in mezzo alle forme e le cambiò, le rifece e le rimodellò con un sogno lucido".

— L’EEG mostra attività delta perché lui è profondamente radicato nel sonno a onde lente — riferì il dottore. Non era chiaro se stesse parlando a Eric o a se stesso. — La maggior parte dei sogni avviene durante il sonno REM, ma alcuni proseguono durante il sonno a onde lente, e questo è molto importante, L’intero trattamento si basa sul fatto che la diminuzione del sonno a onde lente è associata con schizofrenia, storie di violenza e, in generale, con una pessima regolazione del sonno. Forgiando sequenze artificiali fra impulsi inconsci e lo stato di sonno a onde lente, costringiamo il cervello ad affrontare e sottomettere gli impulsi che creano disordini comportamentali. La teoria dice che il risultato è uno stato di forte tranquillità, una tranquillità priva degli effetti narcotizzanti dei soliti antidepressivi; una vera tranquillità basata sulle nuove connessioni del cervello fra le sue parti in conflitto: nessuno può andare oltre la sicurezza di questo sistema, signor Bevington-Watrous.

— Chi lo ha progettato?

— Kevin Baker. Tramite una nostra consociata, ovviamente.

Eric sorrise.

Drew respirava ritmicamente e profondamente, con gli occhi chiusi, il suo forte busto e le gambe inutilizzabili, immobili.

"Lui era il padrone del cosmo. Tutto, in esso, si muoveva attraverso la sua mente e lui rimodellava ogni cosa tramite sogni lucidi che erano suoi. Lui, che non aveva posseduto nulla, che non era stato nulla, era padrone di tutto."

Confusamente, attraverso i sogni, Drew udì il primo campanello di allarme.

Le erano occorsi quattro giorni per rintracciarli. Vi era riuscita solamente perché, alla fine, aveva chiamato Kevin. Gli aveva chiesto aiuto.

Fissando Drew collegato ai macchinari, Eric che si stringeva un gomito col palmo dell’altra mano come uno scolaretto insolente, Leisha pensò: "Adesso non potremo mai più tornare indietro". Il pensiero era chiaro, freddo, deliberato e a lei non interessava che risultasse sia teatrale, sia vago. Il nipote di Alice incombeva sul Dormiente che aveva usato, come se Drew fosse una cavia o un cromosoma difettato, come se Eric fosse uno qualsiasi degli individui carichi d’odio che per tre quarti di secolo avevano considerato gli Insonni esperimenti o esseri difettati. Come se Eric fosse Calvin Hawke, Dave Hannaway o Adam Walcott. Oppure Jennifer Sharifi.

Il nipote di Alice. Un Insonne.

Drew giaceva nudo. Con l’amarezza sul volto raddolcita dal sonno, sembrava avere meno di diciannove anni, sembrava ancora il bambino che era arrivato per la prima volta da lei nella tenuta nel deserto pieno di una sconcertante sicurezza di sé. "Io possederò il Rifugio, io". Le gambe inerti non parevano appartenere al busto muscoloso, da adulto. Aveva una ferita da arma da taglio sul petto, un’ustione fresca sulla spalla destra, lividi sulla mascella. Leisha sapeva che lei e i suoi erano responsabili di tutto quello. Sarebbe stato meglio aver lasciato in pace Drew, averlo mandato via nove anni prima, non aver mai cercato di renderlo ciò che non sarebbe mai potuto essere. "Papà, quando sarò grande cercherò di trovare un modo per rendere anche Alice speciale!" E non hai mai smesso di provarci, vero Leisha? Con tutte le Alici, tutti i nullatenenti, tutti i mendicanti che sarebbero stati molto meglio se tu li avessi lasciati in pace col tuo arrogante essere speciale.