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A sostegno di questa dichiarazione noi, legittimi eletti e rappresentanti del Rifugio, impegniamo le nostre rispettive vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.

La copia all’olonotiziario mostrava quattordici firme, capeggiate da un grosso scarabocchio, Jennifer Fatima Sharifi. La scrittura tipica di Jennifer era stata piccola e precisa, ricordava Leisha.

Stella disse: — Lo hanno fatto. Lo hanno fatto sul serio.

Jordan chiese: — Leisha, che accadrà ora?

— Il fisco aspetterà il mancato pagamento delle tasse del 15 gennaio. Se non arriveranno i soldi, istruirà un processo penale contro il Rifugio. Questo significa che avranno il diritto di confiscare fisicamente i beni materiali da trattenere in qualità di garanzia per i soldi che devono avere.

— Confiscare fisicamente il Rifugio? Senza nemmeno un’udienza né niente?

— Il procedimento penale implica come primo atto la confisca, come secondo il processo. È il motivo per cui, probabilmente, Jennifer ha scelto questo modo di agire. Tutti si dovranno muovere molto in fretta. Metà del Congresso è via in vacanza. — Leisha notò quanto sembrasse distaccata, quanto sembrasse calma. Quanto sorprendente.

Stella chiese: — Ma confiscare il Rifugio… come, Leisha? Con l’esercito? Un assalto?

Jordan ipotizzò: — Potrebbero farlo saltare in aria con un singolo missile Truth.

— Ma non lo faranno — ribatté Stella — perché questo distruggerebbe proprio quelle proprietà che il fisco vuole tentare di confiscare. Dovrà esserci un’invasione. Ma sarebbe altrettanto difficile sul Rifugio… gli ambienti orbitali sono fragili. Leisha, che diavolo sta macchinando Jennifer?

— Non lo so — rispose Leisha. — Guarda le firme. Richard Anthony Keller Sharifi, Najla Sharifi Johnson, Hermione Wells Keller: i figli di Richard si sono sposati. Non penso che Richard lo sappia.

Stella e Jordan si scambiarono un’occhiata. — Leisha — fece Stella con il suo tipico tono acido — non ti sembra che ci sia in ballo di più che qualche notizia di famiglia? È una guerra civile! Jennifer è finalmente riuscita a separare virtualmente tutti gli Insonni dal resto del paese, dal corpo principale della società americana.

— E mi vorresti dire — chiese Leisha sorridendo senza mostrare alcun divertimento — che noi dodici seduti qui in questa tenuta dimenticata nel deserto non abbiamo fatto esattamente la stessa cosa?

Nessuno degli altri le rispose.

— Pensi che il Rifugio sia all’altezza degli Stati Uniti? — chiese Stella alla fine.

— Non so — rispose Leisha, e Stella e Jordan si lanciarono un’altra occhiata sbalordita. — Non sono la persona giusta a cui chiedere. In tutta la mia vita non sono mai riuscita a dire la cosa giusta su Jennifer Sharifi.

— Ma, Leisha…

— Vado giù al ruscello — li interruppe Leisha. — Chiamatemi, se scendiamo in guerra.

Lasciò Stella e Jordan a fissarsi a vicenda, sconcertati e arrabbiati con lei, incapaci di vedere la differenza fra criminale indifferenza e quella che, per Leisha, era una cosa ancora peggiore: criminale inutilità.

Fin dall’inizio, il Congresso degli Stati Uniti prese molto seriamente la minaccia di secessione del Rifugio. Era degli Tnsonni. I senatori e gli uomini del congresso, sparpagliatisi nelle varie circoscrizioni elettorali per le vacanze invernali, si riunirono velocemente a Washington. Il Presidente Calvin John Meyerhoff, un uomo massiccio che si muoveva lentamente ribattezzato dai notiziari "Silente Cal II", nonostante tutto possedeva un cervello raffinato, sintonizzato finemente sulla politica estera. Se Mayerhoff aveva trovato ironico che la più importante crisi estera del suo primo mandato in scadenza coinvolgesse una sezione degli Stati Uniti che faceva tecnicamente parte della contea di Cattaraugus nello stato di New York, l’ironia non era presente in alcuna delle dichiarazioni alla stampa emesse dall’Ufficio Ovale.

Gli olonotiziari dei Vivi, tuttavia, trovarono la minaccia del Rifugio istericamente buffa, ottimo materiale per i siparietti comici di due minuti che rappresentavano la forma preferita di intrattenimento. Pochi Vivi avevano mai sentito parlare o conosciuto qualche Insonne o avevano avuto a che fare con loro, i cui rapporti si svolgevano principalmente con la classe dei Muli che curava gli affari che mandavano avanti la nazione. Un olocanale di Vivi fece allegramente la previsione: — Prossimi alla secessione: Oregon! La storia segreta! — La scenetta venne recitata da oloattori dalle palpebre sigillate che si trovavano in centro a Portland, farneticando che era necessario per il popolo dell’Oregon "sciogliere i legami politici che lo connettevano con un altro popolo". Striscioni con la scritta OREGON LIBERO comparvero improvvisamente alle corse degli scooter, alle narcofeste, nelle sale da ballo pubbliche. Un corridore di nome Kimberly Sands vinse la corsa invernale di Belmont su uno scooter con la bandiera dell’Oregon sovrapposta a quella degli Stati Uniti.

Il tre gennaio la Casa Bianca pubblicò un annuncio in cui si diceva che, in effetti, il Rifugio aveva fatto una dichiarazione sediziosa e terroristica, arrogandosi un proprio "potere di scendere in guerra" e cospirando quindi al rovesciamento del governo degli Stati Uniti, visto che apparteneva a un distretto dello stato di New York. Né la sedizione né il terrorismo potevano essere tollerati in una libera democrazia. La Guardia Nazionale fu messa in stato di allerta. Al Rifugio venne annunciato, in una dichiarazione consegnata anche alla stampa, che il 10 gennaio una delegazione formata sia da membri del Dipartimento di stato sia del fisco, un’accoppiata vista raramente in precedenza nella diplomazia americana, avrebbe attraccato al Rifugio "per discutere della situazione".

Il Rifugio rispose che, se qualsiasi navetta o altro vascello spaziale si fosse avvicinato alla stazione orbitale, il Rifugio avrebbe aperto il fuoco.

Il Congresso si riunì in seduta straordinaria. Il fisco emise un atto di confisca contro tutti i beni in possesso del Rifugio Spa e dei suoi principali azionisti, la famiglia Sharifi. I tabloid, più interessati all’aspetto drammatico che alla procedura fiscale federale, schiamazzarono che il fisco avrebbe venduto il Rifugio all’asta per recuperare le tasse e la multa: "Qualcuno vorrebbe comperare uno shuttle usato? Un pannello orbitale leggermente corroso? L’Oregon?". CNF, "il Canale Narco-Feste", tenne una finta asta in cui l’Oregon fu conquistato da una coppia di Monterey, in California, che annunciò che il Parco nazionale di Crater Lake aveva intenzione di staccarsi dall’Oregon.

L’otto gennaio, due giorni prima che il Rifugio dovesse ricevere la delegazione federale, il "New York Times" divisione olonotiziari, in collaborazione con il suo venerabile giornale da Muli, trasmise un editoriale dal titolo "Perché tenersi l’Oregon?". La versione olovisiva venne letta in tutte e sei le olotrasmissioni settimanali dall’anchorman principale; la versione in copia cartacea fu pubblicata da sola al centro della pagina dell’editoriale.

PERCHÉ TENERSI L’OREGON?

Nella scorsa settimana al paese è stata posta sia una seria minaccia di secessione da parte del Rifugio, la fortezza degli Insonni americani, sia una specie di imitazione farsesca a opera delle cosiddette olotrasmissioni tabloid. Le parodie possono, a seconda del gusto, essere divertenti, volgari, avvilenti od ordinane. Questa, tuttavia, incentrandosi come fa sull’allegro movimento "Oregon Libero" serve effettivamente come utile spunto per aiutare a capire la natura della minaccia proveniente dal Rifugio.