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Supponiamo che fosse l’Oregon a cercare di staccarsi dall’Unione. Supponiamo ulteriormente che una persona riflessiva e obbiettiva, presumendo che ne siano rimaste nella generale baraonda dei Vivi, desiderasse portare avanti una discussione genuina e pensata contro il diritto dell’Oregon a farlo. In che cosa consisterebbero gli argomenti?

Il primo punto da notare è che tali argomentazioni dovrebbero partire da un parallelo con la Rivoluzione Americana, non con la Guerra Civile, in cui undici stati confederati cercarono di staccarsi dall’Unione. In effetti, in tutto il divertimento che irresponsabili olotrasmissioni stanno traendo dall’argomento, non ricordiamo di avere sentito un singolo riferimento a Fort Sumter o a Jeff Davis. Il parallelo con la Rivoluzione è implicato nel linguaggio preso in prestito dalla cosiddetta Dichiarazione di Indipendenza del Rifugio. Il Rifugio si considera chiaramente una colonia oppressa, proprio come le originali tredici colonie americane, e una riflessiva confutazione del documento del Rifugio dovrebbe partire con l’esame di questo parallelo.

Il parallelo non è molto convincente. Il nostro primo argomento contro il permesso all’Oregon o al Rifugio di secessione è quello di non contestualità. Il caso non presenta prove sufficienti per autorizzare una decisione seria, perché i paralleli fra il 1776 e il 2092 sono molto deboli. Le colonie americane erano costrette a sottostare a una legge straniera senza avere rappresentanti, avevano soldati stranieri piazzati fra loro, e uno stato di seconda classe rispetto a un paese madre di prima classe. Nel Rifugio, invece, non sono entrati ufficiali federali dopo l’ispezione iniziale avvenuta trentasei anni fa. Il Rifugio è rappresentato nella legislatura dello stato di New York, nel Congresso federale e nella persona del Presidente, il tutto tramite le schede di votazione per assenti, che i residenti del Rifugio ricevono di fatto per ogni elezione e che non vengono mai, secondo fonti attendibili, rispedite indietro.

È vero che il Rifugio è tassato molto gravosamente nel nuovo pacchetto fiscale approvato lo scorso ottobre dal Congresso. Il Rifugio è tuttavia l’entità più ricca non soltanto degli Stati Uniti ma del mondo intero. Una tassazione per fasce è corretta. A differenza delle colonie americane, il Rifugio non rappresenta uno stato economico di seconda classe o sfruttato, nel mondo. Se l’intera realtà economica potesse mai essere evidenziata da documentazioni sugli investimenti in tutto il mondo, è probabile che ne verrebbe fuori che il Rifugio gode di maggiore status finanziario nell’economia globale rispetto agli Stati Uniti: di certo, i suoi collegamenti internazionali sono più importanti. Potremmo scoprire che il Rifugio ha effettivamente più possibilità di sfruttare che non di essere sfruttato. Di certo, il deficit annuale del Rifugio, sempre che esista, è minore di quello del governo degli Stati Uniti. È come se l’Oregon avesse deciso che, essendo sia il suo uso dei servizi federali e sia il suo pagamento di tasse federali inferiori a quelli, per esempio, del Texas, potesse staccarsi. Sbagliato.

No: secondo i criteri dell’originale Dichiarazione di Indipendenza, sia l’Oregon sia il Rifugio devono rimanere nell’unione.

Un altro motivo per mantenere l’Oregon è la negatività del precedente. Se l’Oregon si staccasse, perché non la California? Perché non la Florida? Perché non Harrisburg in Pennsylvania? La balcanizzazione dell’Unione è stata appianata nell’altro conflitto di 225 anni fa, il conflitto che il Rifugio si premura bene di non menzionare nel proprio documento di secessione.

Terzo: l’Oregon non si può staccare per la motivazione di violata relazione. È tramite le risorse degli Stati Uniti, inclusi gli sforzi dei cittadini di questa confederazione, che l’Oregon è stato colonizzato, portato alla prosperità economica, messo in grado di divenire il centro del commercio delle pelli nel Diciannovesimo secolo e della produzione di strumenti di comunicazione di classe E nel Ventunesimo. L’Oregon deve onorare quella relazione reciproca anche se ne è stanco, proprio come un ragazzo che è stato mantenuto alla scuola di legge dai genitori, rispettando l’Atto dei diritti civili del 2048, deve offrire sostegno ai genitori invecchiati con la cifra necessaria a consentire lo stesso standard di vita di cui ha goduto alla scuola di legge. Non li può abbandonare semplicemente perché adesso ha maggior successo rispetto a loro. Non può staccarsi dalla relazione che l’ha inserito nella sua attuale invidiabile posizione. Nemmeno l’Oregon potrebbe.

Per finire, all’Oregon non deve essere concesso di staccarsi perché la cosa è semplicemente e definitivamente illegale. Sfida alla sovranità degli Stati Uniti, rifiuto di pagare le tasse, minaccia di mantenere l’indipendenza tramite aggressione: sono tutte cose fuori legge per il Codice del diritto degli Stati Uniti. Per l’Oregon tentare la secessione è un atto illegale: accordargli il permesso di farlo sarebbe uno schiaffo in faccia a ogni cittadino, ogni stato, ogni ente organizzativo della nazione rispettoso della legge.

Perché tenersi l’Oregon? Per motivi di non contestualità, negatività del precedente, violata relazione e legalità.

E ciò che vale per l’Oregon vale anche per il Rifugio.

Indipendentemente da chi vi viva.

Drew arrivò alla tenuta del Nuovo Messico la sera del sei gennaio. La giornata era stata insolitamente fredda: si era avvolto una sciarpa rossa attorno alla gola e si era appoggiato una coperta in tinta sulle gambe. Entrambe erano di finissima lana irlandese, notò Leisha. Drew indirizzò la carrozzella attraverso la grande sala da pranzo aperta, studiata in modo tale da fornire un luogo per riunire settantacinque persone e che, peraltro non ne accoglieva mai più di dieci o dodici. La figlia maggiore di Jordan, Alicia, era tornata in California con la famiglia, Eric si trovava in Sudamerica, Seth e sua moglie a Chicago. Leisha si accorse che Drew era cambiato ancora una volta.

La stridente vistosità dell’artista di nuovo successo, un po’ troppo sicuro di sé, si era attenuata. Il successo aveva di quegli effetti. Guardandola in volto, salutandola, lo sguardo di Drew si mostrava aperto ma in nessun modo bisognoso, nemmeno di attenzione. Adesso lui era sicuro di ciò che era, senza bisogno di una conferma da parte di Leisha: tuttavia non la ignorò, come fosse un essere automaticamente meno interessante di lui, nel modo in cui facevano così tante celebrità. Drew guardava ancora il mondo come se volesse strenuamente essere interessato, con l’aggiunta di una debole e sorridente espressione di sfida che comunicava che l’interesse continuato doveva essere guadagnato.

Era lo sguardo che Leisha aveva sempre ricordato come caratteristico di suo padre.

— Ho pensato di venire a casa — disse Drew — nell’eventualità che questa situazione politica dovesse farsi tesa.

— Pensi che non succederà? — chiese seccamente Leisha. — Ma, in fondo, non hai mai conosciuto Jennifer Sharifi.

— No. Ma tu sì, Leisha: dimmi. Che cosa succederà al Rifugio?

Nel modo in cui Drew pronunciò la parola "Rifugio" lei avvertì tutta la sua antica ossessione. Che cosa ci faceva con quell’ossessione infantile ormai, nella sua strana professione da adulto? Forse il Rifugio, trasformato nelle forme del desiderio, alimentava il suo sogno lucido?

Leisha disse: — I militari non faranno saltare in aria il Rifugio, se è quello che intendi dire. Ci sono civili, lassù, anche se terroristi civili, e circa un quarto di loro sono bambini. Qualsiasi arma posseggano può essere letale, ma Jennifer ha sempre avuto troppo acume politico per attraversare la linea oltre la quale avrebbe scatenato rappresaglie molto dure.

— Le persone cambiano — ribatté Drew.

— Forse. Ma anche se l’ossessione avesse eroso il giudizio di Jennifer, lassù ci sono altri che le si possono opporre. Un abilissimo avvocato, Will Sandaleros, Cassie Blumenthal e, ovviamente, i suoi figli devono ormai avere superato la quarantina.

Improvvisamente, Leisha ricordò che Richard le aveva detto, quaranta anni prima: "Si diventa diversi, isolati soltanto con Insonni per decenni…".