Il vento caldo sussurrava seducente attraverso il grano dalla dolce fragranza.
Mi sedetti a terra, a gambe incrociate, appoggiando la schiena alla recinzione a energia. Attorno a me gli adulti si misero a giocare a dadi o a carte. I bambini scorrazzavano tutti attorno, gridando. Una giovane coppia mi passò accanto e scomparve fra il grano, sesso nello sguardo. La donna più anziana si sedette per proprio conto a leggere un libro, un vero libro. Non riuscii a immaginare dove potesse esserselo procurato. L’Insonne dalla grossa testa, se questo era ciò che lui-lei era, si stese a terra, chiuse gli occhi e fece finta di dormire. Io sogghignai. Non mi è mai piaciuta l’auto-ironia. Nelle altre persone.
Dopo due ore i robot-servitori portarono nuovamente fuori cibo e bevande. "Con gli omaggi del Senatore di Stato Cecilia Elizabeth Dawes. Siamo felici di avervi a bordo." Quanta soia sintetica trasportava un treno a gravità di Vivi? Non ne avevo idea.
Il sole proiettava lunghe ombre. Salterellai verso la donna che stava leggendo. — Bel libro?
Sollevò lo sguardo su di me, esaminandomi. Se Colin aveva mandato me al Tribunale Scientifico di Washington poteva decisamente avere mandato anche degli agenti legittimi. E se Testa Grossa era un Insonne, poteva avere un "accompagnatore" personale. Tuttavia, qualcosa nel volto della donna che leggeva mi convinse che non era lei. Non era modificata geneticamente, ma non era quello il punto. Si possono trovare famiglie di Muli che rifiutano perfino le modificazioni genetiche permesse e continuano a esistere in corporazioni molto solide ma ai margini della società. Lei non era nemmeno quello. Era qualcos’altro.
— È un romanzo — disse con espressione indifferente la donna. — Jane Austen. È sorpresa del fatto che esistano ancora Vivi che sanno leggere? O che vogliono farlo?
— Sì. — Sorrisi con atteggiamento cospiratore, ma lei mi lanciò soltanto un’occhiata e tornò al proprio libro. Un Mulo rinnegato non stimolava il suo disprezzo, né indignazione, né adulazione. Non le interessavo davvero. Provai uno sciocco rispetto.
Apparentemente non sapevo così tanto sulla varietà dei Vivi come avevo ritenuto.
Il tramonto mi estasiò. Il cielo si fece lucido e vulnerabile, quindi striato di colori rarefatti. I colori si fecero aggressivi e vennero seguiti da tenui e remoti pastello. Divennero quindi freddi e scuri. Un intero rapporto amoroso, empireo, in trenta minuti. Claude-Eugene-Rex-Paul-Anthony-Russel-David.
Non comparve alcun tecnico riparatore. La prateria si rinfrescò rapidamente: risalimmo tutti sul treno, furono accesi le luci e il riscaldamento. Mi chiesi che cosa sarebbe successo se quei servizi, o i robot-servitori, si fossero guastati anche loro.
Qualcuno disse, non a voce alta e a nessuno in particolare: — Il mio gettone-pasto è arrivato in ritardo dalla capitale lo scorso trimestre.
Pausa. Mi sedetti con la schiena più eretta: questo era un tono nuovo. Nessuna lamentela. Qualcosa di diverso.
— Nel mio paese non ci sono più tute. Il Mulo del deposito dice che c’è penuria nazionale, lui.
Pausa.
— Noi siamo su questo treno, noi, per andare a prendere la mia vecchia madre in Missouri. Il riscaldamento a casa sua si è rotto e nessuno l’ha presa con sé. Adesso non ha per niente riscaldamento, lei.
Pausa.
Qualcuno disse: — C’è qualcuno che sa quanto è lontano il prossimo paese? Forse ci potremmo arrivare a piedi, noi.
— Non siamo tenuti a camminare, noi! Loro devono mettere a posto questo fottuto treno! — disse mamma Viva, in un’esplosione di rabbia e saliva.
Il tono pacato era scomparso. — Giusto! Noi siamo votanti, noi!
— I miei bambini non possono camminare fino al paese dopo… Cosa sei tu, un fottuto Mulo?
Vidi l’uomo dalla testa grossa fissare un volto dietro l’altro.
L’ologramma dell’alto tecnico bruno apparve all’improvviso all’interno della carrozza, in piedi nel corridoio centrale. "Signore e signori, la Ferrovia a gravità Morrison si scusa ancora una volta per il ritardo nel servizio. Per rendere la vostra attesa più gradevole ci pregiamo presentarvi una produzione nuovissima, non ancora trasmessa dagli olo-canali, con gli omaggi del Congressista Wade Keith Finley. Drew Arlen, il Sognatore Lucido, nel suo nuovissimo concerto Il guerriero. Vi preghiamo di guardare dai finestrini sul lato sinistro della ferrovia."
I Vivi si guardarono a vicenda: un immediato blaterare felice sostituì la rabbia. Evidentemente questo era qualcosa di assolutamente nuovo nei diversivi da guasto. Calcolai il costo di un olo-proiettore portatile in grado di creare ologrammi grandi abbastanza da potere essere visti dai finestrini per tutta la lunghezza di un treno, oltre al costo del video in esclusiva dell’intrattenitore Vivo più alla moda del momento. Confrontai il totale con il costo di una competente squadra di riparazione. Lì c’era qualcosa che non funzionava proprio. Non sapevo nulla di Hollywood, ma un concerto in esclusiva di Drew Arlen doveva valere milioni. Perché un treno a gravità se lo portava in giro quale diversivo di emergenza per impedire ai nativi di diventare troppo irrequieti?
L’uomo dalla testa grossa osservò tranquillamente i compagni passeggeri che incollavano le facce ai finestrini di sinistra.
Un lungo palo sgusciò dal tetto della carrozza dietro alla nostra, che era posta al centro del treno. Il palo si alzò fino a formare un angolo ottuso rispetto al terreno e si allungò quasi fino al campo di grano. Dall’estremità del palo si estese una luce a ventaglio verso il basso, formando una piramide. Tutti esclamarono "Oooohhhh!". I proiettori portatili non fornivano mai la definizione di una buona unità stabile ma non pensavo che a questo pubblico sarebbe interessato. L’ologramma di Drew Arlen apparve al centro della piramide, tutti esclamarono nuovamente "Oooohhhh!".
Io scivolai fuori dal treno.
Al buio e da vicino, l’ologramma sembrava ancora più strano: un uomo alto quattro metri e mezzo, dai contorni sfuocati seduto su una carrozzella elettrica, con lo sfondo di chilometri di prateria oscura. Sopra, scintillavano fredde stelle, immensamente in alto. Aprii la giacca in plastitessuto che avevo nella tasca della tuta.
L’ologramma disse: "Sono Drew Arlen. Il Sognatore Lucido. Lasciate che i vostri sogni si avverino".
Avevo assistito una volta a una rappresentazione di Arlen dal vivo, a San Francisco, quando bazzicavo nei bassofondi con amici. Ero stata l’unica persona nella Sala da Concerto Congressista Paul Jennings Messura a non rimanere coinvolta. Resistenza naturale all’ipnosi, aveva detto il mio dottore. Il tuo cervello non possiede la necessaria calibrazione biochimica. Sogni di notte?
Non sono mai stata in grado di ricordare uno solo dei miei sogni.
La luce piramidale attorno a Drew Arlen cambiò, in qualche modo, tremolò in modo strano. Schemi subliminali. I modelli si fusero lentamente in forme intricate e la voce di Arlen, bassa e intima, cominciò una storia.
"C’era una volta un uomo di grandi speranze e nessun potere. Quando era giovane, voleva tutto…"
Oh, per cortesia! Chiacchiere grezze che bussavano a desideri basilari. E pensare che alcuni "Muli" definivano quel delinquentello un artista!