Annie ha serrato le labbra. Non è una persona mattiniera, lei. Era però così bello svegliarsi a casa di Annie che me lo sono dimenticato. Lei ha detto: — Il cibo se ne marcisce in due o tre giorni. Non voglio avere della roba mezza marcia qui attorno. Non è pulito.
Lizzie ha detto: — Billy, pensi che la cucina è già stata messa a posto?
Io le ho risposto: — Non so, tesoro. Andiamo a vedere. Meglio vestirsi.
Annie ha detto: — Lei prima deve andare ai bagni. Puzza. E anche io. Ci accompagni, Billy?
— Certo. — Che difesa pensava che poteva avere da un relitto come me contro dei procioni con la rabbia? Ma io avrei fatto passare Annie anche contro quei demoni se lei ci credeva.
Lizzie ha detto: — Billy, pensi che la cucina è già stata messa a posto?
Non c’erano procioni vicino ai bagni. Il bagno degli uomini era vuoto se si eccettuava il Signor Keller che è così vecchio che non penso nemmeno che si ricorda di avere un nome proprio e due ragazzini che non avrebbero dovuto stare lì da soli. Si stavano divertendo moltissimo con l’acqua, però. Mi piaceva guardarli. Mi hanno rallegrato la mattina.
Il Signor Keller ha detto che la cucina del caffè era stata riparata. Ho accompagnato Annie e Lizzie che profumavano di pulito come frutti di bosco nella rugiada per andare a prendere la colazione. Il caffè però era pieno, non solo di Vivi che stavano mangiando, ma di Muli che preparavano un olo-video della Congressista Janet Carol Land.
Era decisamente lei. Niente registrazioni. Stava in piedi davanti al nastro trasportatore di cibo che offriva le solite uova, bacon cereali e pane di soia sintetica oltre qualche fragola fresca modificata geneticamente. A me non mi piacciono le fragole modificate geneticamente. Si possono mantenere per settimane ma non hanno mai il gusto delle dolci fragoline che crescono in giugno sulle colline.
— …servendo il suo popolo con il meglio che ha, indipendentemente dal bisogno, indipendentemente dall’ora, indipendentemente dall’emergenza — diceva davanti alla telecamera robot un Mulo di bell’aspetto. — Janet Carol Land, sul posto per servire East Oleanta, per servire "voi". Un politico che merita le memorabili parole della Bibbia: "Ben fatto, buono e fedele servitore!".
La Land sorrideva. Era una bella donna, nel modo come lo sono le donne Mulo quando non sono più giovani: pelle morbida e liscia, labbra rosate e capelli in onde argentate. Troppo magra, però. Non come Annie che quando premeva le labbra color di bacche scure sembrava quasi che ne spremeva fuori il sidro.
La Land disse al bell’uomo: — Grazie, Royce. Come sai il caffè è il cuore di qualsiasi paese aristocratico. Ecco perché se il caffè non funziona smuovo cielo e terra per riportarlo alla funzionalità. Come questi buoni cittadini di East Oleanta possono testimoniare.
— Parliamo con alcuni di loro — ha detto Royce, mostrando tutti i denti. Lui e la Land si sono avvicinati a un tavolino dove stava seduto Jack Sawicki con l’aria di uno che è stato messo alle corde. — Sindaco Sawicki, cosa pensa che abbia fornito oggi al suo paese la Congressista Land?
Paulie Cenverno ha alzato gli occhi, da dove stava mangiando al tavolinetto accanto. Con lui c’era Celie Kane. Il labbro inferiore di Annie si mise a tremare in un mezzo sogghigno, mezza smorfia.
Jack ha detto con espressione miserevole: — Siamo terribilmente contenti che quella catena del cibo è stata riparata e…
— Brutti cazzoni, quando farete ammazzare quei procioni con la rabbia? — chiese seccamente Celie.
Il volto di Royce si irrigidì. — Non penso…
— Farai meglio a pensare, tu, e a pensare forte su quei procioni, oppure tu e la Congressista dovrete pensare a trovarvi qualche altro lavoro!
— Taglia — ha detto Royce. — Non preoccuparti, Janet, lo cancelleremo. — Aveva un sorriso che pareva essergli schiumato in faccia ma ho visto i suoi occhi e ho dovuto voltare lo sguardo. I miei giorni da combattente sono finiti a meno che non lo devo fare per Annie o Lizzie.
Royce ha preso la Congressista per un gomito, lui, e l’ha guidata verso la porta. Celie si è messa a strillare: — Dico sul serio, io! Ormai sono passati interi giorni e voi non avete fatto un cazzo! "Servitori pubblici"! Non siete altro che…
— "Celie" — hanno detto insieme Jack e Paulie.
La Land si è liberata da Royce. È tornata indietro verso Celie. — La preoccupazione per la sicurezza del suo paese è normale, signora. Il robot di guardia e qualsiasi genere di animale selvatico ammalato non ricadono sotto la mia giurisdizione, ma sotto quella del Supervisore Distrettuale Samuelson. Quando tornerò ad Albany farò tutto ciò che sarà in mio potere per vedere che il problema sia risolto. — Ha guardato diritto negli occhi di Celie, con grande fermezza ed è stata Celie che ha dovuto distogliere lo sguardo per prima.
Celie non ha detto niente. La Land ha sorriso e si è rivolta alla sua squadra. — Penso che qui abbiamo terminato, Royce. Ci vediamo fuori. — Si è diretta verso la porta con la schiena diritta e la testa alta. L’unico motivo perché ho visto qualcosa di diverso è che mi ero messo di fianco alla porta, fra Annie e un eventuale pericolo. La Congressista Land ha raggiunto la porta e sorrideva, sicura di sé, proprio come un politico, poi l’ha attraversata ed è diventata una donna con occhi davvero stanchi.
Ho lanciato un’occhiata ad Annie per vedere se se n’era accorta. Lei però stava brontolando contro Celie Kane. Annie poteva anche divertirsi per le uscite di Celie, ma nel profondo di sé non approvava che i servitori pubblici venivano maltrattati.
Lizzie ha detto con la sua vocina giovane e chiara: — Quella Congressista non può aiutare davvero a fare riparare il robot di guardia ad Albany, vero? Stava solo facendo finta.
— Oh, taci — ha detto Annie. — Non imparerai mai, tu, quando devi tenere la bocca chiusa e quando devi parlare.
Due giorni dopo, due giorni che tutti sono rimasti dentro e non è arrivato nessun tecnico per il robot di guardia da Albany, abbiamo fatto una battuta di caccia. Ci sono volute ore di discussioni che andavano avanti sulle sciocchezze, ma alla fine ci siamo riusciti. I Vivi non sono tenuti a possedere fucili. Non c’era una scorta nel deposito di fucili calibro 22 del Supervisore Distrettuale Tara Eleanor Schmidt. Nessuna campagna politica forniva carabine del Senatore Jason Howard Adams o pistole del Legislatore della Contea Terry William Monaghan. Però ce li avevamo lo stesso.
Paulie Cenverno ha tirato fuori la doppietta del nonno da uno scatolone in sintoplastica che stava dietro la scuola. La sintoplastica tiene fuori praticamente ogni maledettissima cosa: terra, umidità, ruggine, insetti. Eddie Rollins, Jim Swikehardt e il vecchio Doug Kane avevano i fucili dei padri, loro. Sue Rollins, sua sorella e Krystal Mandor hanno detto che si dividevano un Matlin di famiglia: non sapevo come potevano farlo. Due uomini che non conoscevo avevano fucili da caccia. Al Rauber aveva una pistola. Due dei delinquentelli sono comparsi, sogghignando, privi di armi. Proprio quello che avevamo bisogno. In tutto eravamo venti.
— Dividiamoci in coppie e partiamo in linee diritte dal caffè — ha detto Jack Sawicki.
— Sembri un maledetto Mulo — ha commentato Eddie Rollins disgustato. I delinquentelli si sono messi a ghignare.
— Hai un’idea migliore? — ha chiesto Jack. Si teneva il fucile ben stretto alla tuta verde rigonfia.
— Siamo Vivi — ha detto Krystal Mandor. — Ce ne andiamo dove vogliamo noi.