— Non ho mai visto nessuno del genere, io — ho detto. Mi ha fissato duramente. Non mi ha creduto.
— Allora permettetemi di chiedervi un’altra cosa. Il nome "Eden" vi dice qualcosa?
Una folata di vento avrebbe potuto farmi ribaltare.
Annie ha detto, però, fredda come il gennaio: — Si trova nella Bibbia. Era dove vivevano Adamo ed Eva.
— Giusto — ha detto la dottoressa Turner. — Prima della Cacciata. — Si è alzata in piedi e si è stiracchiata. Il corpo sotto la tuta era troppo ossuto, quanto meno per me. Una donna doveva avere qualcosa di morbido sopra le ossa.
— Tornerò a visitare Lizzie domani — ha detto la dottoressa Turner e io ho visto che Annie non voleva che lei ritornava, e poi invece sì. Era una dottoressa. Lizzie adesso dormiva tranquillamente. Perfino dalla porta mi sembrava un po’ più fresca.
Quando la dottoressa se n’è andata, Annie e io ci siamo guardati a vicenda. Poi il volto di Annie si è trasformato semplicemente e ha cominciato a piangere. Prima ancora di pensarci l’ho abbracciata. Annie mi ha abbracciato a sua volta e al tocco dei suoi seni morbidi contro il petto, sono diventato un po’ matto. Non ho pensato. Ho semplicemente alzato la sua faccia verso la mia e l’ho baciata.
E Annie Francy ha ricambiato il mio bacio.
E non si trattava di quelle stronzate stile figlia grata. Piangeva, indicava Lizzie e mi baciava con le morbide labbra da bacca spingendo il seno contro di me. Annie Francy. lo l’ho baciata ancora, la mente non mi funzionava nemmeno — le parole mi sono venute solo in seguito — e poi era come se ci eravamo appena visti invece di conoscerci da anni, invece di avere io sessantotto anni e Annie trentacinque, invece di vedere tutte le cose che si rompevano a East Oleanta come stavano facendo. Annie Francy mi ha baciato e io ero come un giovanotto, io, e lo ero. Le ho passato le mani sul corpo e l’ho portata in camera da letto, lasciando Lizzie a dormire in pace come un angelo, poi ho chiuso la porta. Annie stava ridendo e piangendo, nel modo che mi ero dimenticato che sanno fare le donne, e ha steso il grosso e magnifico corpo sul letto con me, come se anche io avevo trentacinque anni.
Abbiamo dormito fino alla mattina. Io mi sono svegliato prima di Annie. La luce era grigio pallida, debole. Per lungo tempo me ne sono stato seduto sul bordo del letto a guardare Annie. Sapevo che era una storia di una volta sola. Me lo sentivo anche prima che lei si addormentava in quel breve spazio di tempo quando ci siamo stretti forte, dopo. Me lo sentivo, io, dalla sue braccia, dalla posizione del suo collo e dal suo respiro. Quello che avevo bisogno io erano le parole per dirle che andava bene così. Che era stato più di quanto non mi ero mai aspettato anche se meno di quello che avevo sognato. Quello non glielo avrei detto. Si sogna sempre di più.
Annie però non si svegliava e così io sono andato a controllare Lizzie. Era seduta e aveva un’espressione stordita. — Billy, ho fame.
— È un buon segno, Lizzie. Cosa vuoi mangiare?
— Qualcosa di caldo. Ho freddo. Qualcosa di caldo dal caffè.
Aveva una voce piagnucolosa e puzzava terribilmente ma a me non mi importava. Ero così contento che aveva freddo quando soltanto ieri bruciava dalla febbre. Quella dottoressa Mulo era davvero in gamba, come un’unità medica.
— Non andare a svegliare tua madre. Resta seduta qui finché non ti porto da mangiare. Dov’è il tuo gettone-pasto, Lizzie?
— Non lo so. lo ho fame.
Annie doveva avere preso il gettone-pasto di Lizzie. Potevo ottenere cibo a sufficienza con il mio. Non mangio più tanto, io e quella mattina mi sentivo di potere vivere d’aria.
Non c’era nessuno al caffè, eccetto la dottoressa Turner. Stava seduta a mangiare la colazione e a guardare un canale da Muli sulla Olo-visione. Sembrava stanca.
— In piedi presto — le ho detto. Mi sono preso una tazza di caffè e una ciambella e per Lizzie uova, succo di frutta, latte e un’altra ciambellina. Io o Annie avremmo riscaldato le uova sull’unità a energia-Y. Mi sono seduto vicino alla dottoressa Turner, solo per essere socievole per qualche minuto. O forse per pensare a cosa dire ad Annie. La dottoressa Turner ha guardato le uova come se erano una marmotta morta da tre giorni.
— Riuscite davvero a mangiarle, Billy?
— Le uova?
— "Uova". Soia sintetica modellata e colorata, come tutto il resto. Non hai mai assaggiato un vero uovo naturale?
E la cosa strana è stata che proprio nel momento che lei lo ha detto, mi sono ricordato che sapore avevano le uova vere. Fresche di gallina, cotte dalla nonna per due minuti e servite con fette di pane tostato caldo e vero burro. Si inzuppava il pane nell’uovo e il rosso lo ricopriva e poi si mangiava tutto quanto caldissimo. Tutti quegli anni e in un minuto me lo sono ricordato, io, e mai prima di allora. Mi si è riempita la bocca di acquolina dolciastra.
— Guarda lì — ha detto la dottoressa Turner e ho pensato che si riferiva ancora all’uovo ma non era così, guardava verso l’OLO-TV. Un Mulo di bell’aspetto stava seduta davanti a una grossa scrivania di legno, parlando, come fanno sempre. Non capivo le parole:
"…anche se c’è una possibilità di un disgregatore autoreplicante sfuggito… non verificata… duragem… il governo dovrebbe sottoporci il fatto…"
Ho detto: — Mi sembra sempre la solita vecchia roba.
La dottoressa Turner ha fatto un rumore, lei, in fondo alla gola, un rumore così strano e inaspettato che io ho smesso di mangiare, bloccando la forchetta in sintoplastica a mezza via dalla bocca. Devo avere avuto l’aspetto di un perfetto imbecille. Lei ha ripetuto nuovamente quel rumore e poi si è messa a ridere e poi si è coperta la faccia con una mano e poi si è messa a ridere ancora una volta. Non avevo mai visto un Mulo comportarsi in quel modo prima di allora, mai.
— No, Billy, non è la solita vecchia roba. Decisamente no. Potrebbe però molto facilmente diventare la solita nuova roba, nel qual caso ci dovremmo preoccupare tutti.
— Di che? — Ho cominciato a mangiare più velocemente, io, per portare a Lizzie il cibo ancora caldo. Lizzie aveva fame. Un buon segno.
— Che diavolo è questa merdaccia? — ha chiesto un delinquentello nello stesso istante che è entrato dalla porta del caffè. — Chi ha acceso questo schifo da Muli? — Ha visto la dottoressa Turner, e ha guardato da un’altra parte. Avrei potuto giurare che non voleva averci niente a che fare con lei, il che era parecchio strano: i delinquenti non si tirano mai indietro quando devono dar fastidio a qualcuno, loro. Ho smesso di mangiare, per la seconda volta, e me ne sono restato a occhi sbarrati. Il delinquentello ha detto a voce alta: — Canale 17 — e l’olovisore ha voltato su un qualche canale sportivo, ma il ragazzotto ha continuato a non guardare la dottoressa Turner. Ha preso il cibo dal nastro trasportatore, lui, e si è andato a sedere a un lontano tavolinetto in un angolo.
La dottoressa Turner ha sorriso debolmente: — Ho litigato con lui due sere fa. Si stava facendo un po’ troppo egoista. Non vuole che succeda di nuovo.
— Le ha fatto male, a lei?
— Non come pensi. Forza, andiamo a vedere come sta Lizzie questa mattina.
— Sta abbastanza bene, lei — ho detto, ma la dottoressa Turner si stava già alzando in piedi ed era chiaro che se ne veniva con me. Non riuscivo a pensare a un motivo perché non lo doveva fare, eccetto che io ancora non sapevo quali parole dovevo dire ad Annie rispetto a quello che era successo la notte prima. Mi stava crescendo dentro un piccolo groppo gelido che magari Annie pensava che io non mi dovevo più fare vedere in giro. Per non essere in imbarazzo, lei, io, o tutti e due. Se succedeva una cosa simile non avrei avuto più motivo per andare avanti a trascinare attorno questo vecchio corpo con questa vecchia testa da pazzo.