Lizzie era seduta sul divano e giocava con una bambola. — La mamma è andata a prendere dell’acqua per lavarmi — ha detto. — Ha detto che io ancora non posso andare ai bagni, io. Che cosa mi hai portato da mangiare, Billy?
— Uova, una ciambellina e succo di frutta. Non esagerare, tu.
— Chi è lei? — Gli occhi neri erano di nuovo scintillanti ma il viso di Lizzie appariva magro e tirato. Mi sono spaventato un’altra volta.
— Io sono la dottoressa Turner. Ma mi puoi chiamare Vicki. La notte scorsa ti ho dato una medicina.
Lizzie ha studiato la situazione. Riuscivo a vedere quella piccola e svelta mente lavorare. — Vieni da Albany, tu?
— No, da San Francisco.
— Sull’Oceano Pacifico?
La dottoressa Turner è sembrata sorpresa, lei. — Sì. Come fai a sapere dove è?
— Lizzie va molto a scuola — ho detto io in fretta in caso che Annie entrava e mi sentiva — ma sua madre ci si arrabbia.
— Io ho lavorato su tutto il software della scuola media. Non è stato difficile.
— Probabilmente no — ha detto seccamente la dottoressa Turner. — E adesso? Software delle superiori? Con l’indicazione di dove sta l’Oceano Indiano?
Ho detto: — Sua mamma non…
— Non c’è software delle superiori a East Oleanta — ha detto Lizzie — ma io lo so già dove sta l’Oceano Indiano.
— Sua mamma non vuole davvero…
— Mi puoi procurare il software delle superiori? — ha detto Lizzie, con voce bassa ma per niente spaventata, proprio come se era una cosa da tutti i giorni chiedere a un Mulo di fare un lavoro che non è tenuto a fare per noi. O qualsiasi altra cosa. Ultimamente non ero più sicuro io di sapere chi stava studiando e lavorando per chi.
— Forse — ha detto la dottoressa Turner. La sua voce era cambiata e stava fissando molto attentamente Lizzie. — Come ti senti questa mattina?
— Meglio. — Io mi sono accorto però che Lizzie si stava stancando.
Le ho detto: — Adesso mangi e poi ti metti di nuovo giù. Sei stata molto ammalata, tu. Se quella medicina… — La porta si è aperta alle mie spalle ed è entrata Annie.
Io non riuscivo a vederla, però la potevo avvertire. Era calda, morbida e grossa fra le mie braccia. Solo che non sarebbe mai più successo. La dottoressa Turner stava guardando lei, con quello sguardo tagliente da Mulo. Ho stabilizzato la faccia e mi sono voltato. — Buon giorno, Annie. Lascia che ti aiuto con quei secchi.
Annie mi ha guardato, poi ha guardato Lizzie e poi la dottoressa Turner. Mi sono accorto che non sapeva con chi irrigidirsi per primo. Ha scelto Lizzie. — Mangia quella roba e poi mettiti giù, Lizzie. Sei stata malata.
— Adesso sto meglio — ha detto Lizzie imbronciata,
— Adesso sta meglio, lei — ha detto Annie alla dottoressa Turner. — Se ne può andare. — Non era da Annie essere così scortese. Lei era quella che credeva che anche i Muli avevano dei diritti.
— Non ancora — ha detto la dottoressa Turner. — Prima devo parlare con Lizzie.
— Questa è casa mia! — ha esclamato Annie a labbra serrate.
Io volevo dire alla dottoressa Turner: "Non è arrabbiata con lei, è confusa per me", ma non c’era modo di dire una cosa simile a un dottore Mulo, vestito con una tuta gialla strappata in un salottino che non è nemmeno tuo e dal quale hai paura di stare per essere cacciato fuori anche tu per avere amato nella maniera sbagliata. Non c’era modo.
Lizzie ha detto: — Ti prego lascia restare Vicki, mamma. Ti prego. Mi sento meglio quando lei è qui.
Annie ha appoggiato a terra i due secchi d’acqua che stava portando. È sembrata pronta a esplodere, lei. Ma poi la dottoressa Turner ha detto: — Ho bisogno di esaminarla, Annie. Per essere sicura che la medicina sia quella giusta. Sai che se l’unità medica funzionasse la verrebbe a visitare ogni giorno cambiando a volte il dosaggio. Un dottore vivente non è diverso.
Pareva che Annie stava per gridare ma tutto quello che ha detto è stato: — Prima la devo lavare. Billy, porta quest’acqua in camera di Lizzie.
Annie ha sollevato Lizzie e l’ha mezza trascinata nella sua camera da letto ignorando gli strilli di Lizzie: — So camminare, io! — Io le ho seguite con l’acqua, ho appoggiato il secchio a terra e sono uscito fuori. La dottoressa Turner aveva preso in mano la bambola di Lizzie. Era di sintoplastica, veniva dal deposito, aveva riccioli neri, occhi verdi e una faccia modificata geneticamente, ma Annie le aveva cucito una tuta prendendo la stoffa da una vecchia tuta strappata e Lizzie le aveva fatto dei gioielli con le lattine da bibita.
— Annie non mi vuole qui.
— Be’ — ho detto io — non siamo molto abituati ai Muli, noi.
— No, penso di no.
Siamo rimasti fermi in silenzio. Io non avevo niente da dire a lei e lei niente a me. Eccetto una sola cosa. — Dottoressa Turner…
— Chiamami Vicki.
Io sapevo che non sarei riuscito a farlo. — Quello che stava guardando, su quel canale da Muli, quella roba che ha detto che non era ancora la vecchia merdaccia governativa… che cosa era? Che sta succedendo?
Lei ha sollevato lo sguardo dalla bambola, a quel punto, più tagliente di prima: — Che pensi che significasse?
— Io non lo so, io. Non conosco quelle parole. Mi sembravano altre preoccupazioni sull’economia, altre scuse del perché il governo non riesce a fare funzionare bene le cose.
— Questa volta non si tratta di scuse. Forse. Sai che cosa è un disgregatore?
— No.
— Una molecola?
— No.
— Un atomo?
— No.
La dottoressa Turner ha scosso la bambola di Lizzie. — Questa è fatta di atomi. Ogni cosa è fatta di atomi. Sono piccolissimi pezzi di materia. Gli atomi si saldano insieme in molecole come… come la neve che si appiccica insieme per fare una palla di neve. Solo che esistono moltissimi tipi di atomi che si uniscono insieme in modo diverso così che si ottengono i diversi tipi di materia. Legno oppure pelle o ancora plastica.
Mi ha guardato duramente, lei, cercando di vedere se io capivo. Io ho annuito.
— Quello che tiene insieme le molecole sono i legami molecolari. Una specie di… colla elettrica. Ebbene, i disgregatori sciolgono questo tipo di legami. Diversi tipi di disgregatori sciolgono diversi tipi di legami molecolari. Per esempio gli enzimi nel tuo stomaco rompono i legami del cibo così che tu lo puoi digerire.
Ho sentito Lizzie ridere, lei, dietro la porta della camera da letto. Era una risata stanca e la preoccupazione per lei ha ripreso a crescermi nelle budella. Nel giro di pochi altri minuti Annie se ne sarebbe uscita fuori. Non sapevo ancora, io, che cosa dire ad Annie. Sapevo però che quello che stava dicendo la dottoressa Turner era importante — riuscivo a vederlo sulla sua faccia da Mulo — e mi sono sforzato di starla a sentire. Di capire.
— Possiamo creare disgregatori e averli per anni. Li usiamo per ogni genere di cosa: per distruggere rifiuti tossici, riciclare, pulire. I disgregatori che creiamo sono abbastanza semplici e ognuno di essi può rompere un solo tipo di legame. Sono creati dai virus, nella maggior parte dei casi, il che significa che sono modificati geneticamente.
— Un disgregatore potrebbe… rompere i legami che causano la rabbia?
— Rabbia? No, quella è una condizione organica complessa. Perché me lo chiedi, Billy? — Aveva di nuovo lo sguardo tagliente.
— Nessuno motivo.
— Nessun motivo?
— No. — L’ho fissata intensamente.
— Comunque — ha detto lei — la produzione dei disgregatori è controllata molto attentamente dall’ECGS. L’Ente governativo per il Controllo degli Standard Genetici. Naturalmente devono controllare ogni cosa che se ne può andare in giro a disgregare la roba. L’ECGS tuttavia, scopre e blocca costantemente operazioni di modificazione genetica illegale, eseguite al di fuori della legge, per profitto o anche per pura ricerca, che creano cose prive di reale controllo. Inclusi i disgregatori. Moltissimi di essi sono autoreplicanti il che significa che si possono riprodurre come piccoli animali…