— Animali? Sesso? — riuscivo a sentire la sorpresa che avevo sul volto.
Lei ha sorriso. — No. Come… alghe in uno stagno. I disgregatori approvati dall’ECGS però hanno inseriti dei meccanismi di controllo a orologeria. Dopo un determinato numero di repliche, smettono di riprodursi. Quelli illegali a volte non ne hanno. Adesso ci sono voci che un replicatore illegale privò di meccanismo a orologeria sia stato diffuso. Attacca i legami molecolari di una lega chiamata duragem che viene utilizzata in moltissimi macchinari. "Moltissimi" macchinari. Questo…
Improvvisamente ho capito. — Sta creando tutti questi guasti. La ferrovia a gravità, la catena del cibo, il robot di guardia e l’unità medica. Mio Dio, qualche pazzo germe da Muli sta distruggendo tutto!
— Non esattamente. Nessuno lo sa ancora. Forse però è così.
— Ce lo state facendo di nuovo!
Lei mi ha fissato. Io le ho detto: — Ci portate via tutto, voi e la chiamate Vita da aristo e poi distruggete quello che resta!
— "Non" io — ha detto lei duramente. — "Non" il governo. Il governo è ciò che vi ha mantenuti tutti in vita dopo che siete divenuti estremamente inutili per l’economia. Invece di eliminare il settanta per cento della popolazione nel modo in cui hanno fatto in Cile e in Kenya. La scienza della modificazione genetica dei Muli potrebbe fare anche questo. Ma non lo abbiamo fatto.
La porta della camera da letto si è aperta ed è uscita fuori Lizzie, pulita, appoggiandosi ad Annie. Lizzie si è sdraiata sul divano e ha detto: — Raccontami qualcosa, Vicki.
— Raccontarti cosa? — ha chiesto la dottoressa Turner. Era ancora infuriata, lei.
— Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa che io non so, io. Qualsiasi cosa nuova.
L’espressione della dottoressa Turner è cambiata ancora una volta. Per qualche istante è quasi sembrata impaurita. Annie ha detto: — Posso parlarti un minuto, Billy?
C’eravamo, allora. Annie era pronta, lei, a cacciarmi via. L’ho seguita nella camera da letto di Lizzie. Lei ha chiuso la porta.
— Billy, quello che abbiamo fatto la notte scorsa… — non mi stava guardando. Io non potevo aiutarla anche se avessi voluto farlo. Avevo la gola completamente serrata. E non volevo.
— Billy, mi dispiace. Mi sono comportata come una pazza. Era solo passato troppo tempo. Io non volevo farti … non posso… Non possiamo semplicemente tornare come eravamo prima? Amici? Una specie di compagni, ma non… — Ha sollevato su di me i suoi magnifici occhi color cioccolato.
Mi sono sentito leggero, io, pieno di luce, come se potevo svolazzare dal pavimento. Non aveva intenzione di cacciarmi via. Io me ne potevo restare, io, con lei e Lizzie. Proprio come eravamo prima.
— Certo, Annie. Capisco. Non ne parleremo mai più.
Lei ha emesso un lungo sospiro, lei, come se l’aveva trattenuto dalla notte scorsa. Forse era così. — Grazie, Billy. Sei un buon amico.
Siamo tornati da Lizzie che stava ascoltando attentamente la dottoressa Turner parlare in quel suo modo da Mulo. Ecco altri guai.
— … non è così, Lizzie. Il principio basilare del computer è binario, che significa semplicemente "due". Piccoli interruttori, troppo piccoli da potersi vedere, con due posizioni: acceso e spento. Creano un codice.
— Come la base due in matematica — ha detto con eccitazione Lizzie, ma sotto l’eccitazione era così stanca da essere a malapena in grado di tenere gli occhi aperti.
Annie ha detto bruscamente: — Adesso deve dormire. La visita è finita, dottoressa?
— Sì — ha detto la dottoressa Turner alzandosi. Sembrava sconcertata: non riuscivo proprio a capire il perché. — Ma tornerò questo pomeriggio.
— L’unità medica non va a trovare la gente due volte al giorno — ha detto Annie.
— No — ha risposto la dottoressa Turner ancora sconcertata. Ha fissato Lizzie che si era già addormentata. — È una bambina rimarchevole.
— Addio, dottoressa — ha detto Annie.
La dottoressa Turner l’ha ignorata. Era silenziosa, lei, ma tesa dentro, come una che sta prendendo una specie di importante decisione. — Billy, ascolta bene quello che sto per dirti. Ammassa tutto quello che puoi dalla catena del cibo in questo appartamento. Se riapre il deposito, recupera coperte, tute e… carta igienica, sapone e tutto quello che vi occorre. E secchi per l’acqua, moltissimi secchi. Fallo. — Lo ha detto come se nessun altro oltre lei avesse mai potuto pensare a tutto quello. Come se "io" non ci avessi potuto pensare.
Annie ha detto: — Se la gente si mette ad ammassare non ci sarà abbastanza per tutti gli altri.
La dottoressa Turner ha fissato Annie con espressione vacua. — Lo so, Annie.
— Non è giusto.
La dottoressa ha detto con un filo di voce: — Moltissime cose non sono giuste.
— E così vuole dirci di fare le cose ancora meno giuste?
La dottoressa Turner non ha risposto. Ho avuto la strana sensazione, io, che non aveva una risposta. Un Mulo senza una risposta.
Lanciando un’ultima occhiata a Lizzie, la dottoressa Turner se n’è andata. Annie ha detto: — Non la voglio più vedere qui attorno! Deve semplicemente lasciare Lizzie in pace!
Avrei potuto dire ad Annie che non sarebbe successo. Non dallo sguardo negli occhi malati e stanchi di Lizzie mentre la dottoressa Mulo le raccontava del codice del computer. Era quello che Lizzie aveva sempre cercato, per tutta la vita. Guardando nel software scolastico che la dottoressa Turner aveva disprezzato e nella biblioteca di East Oleanta quando ancora ne avevamo una e riducendo in pezzi il robot per pelare le mele nella cucina del Caffè Congressista Janet Carol Land. Questo. Qualcuno che le poteva raccontare quello che una piccola e sveglia mente con ritorno atavico voleva sapere. E Annie non sarebbe riuscita a fermarla. Annie non lo sapeva, lei, ma io sì. Lizzie aveva già quasi dodici anni e non c’era mai stato nessuno capace di fermarla veramente dal fare qualsiasi cosa da quando aveva otto anni.
Io però non ho detto niente ad Annie, io. Non allora. Annie guardava Lizzie che dormiva mostrando tutto il cuore negli occhi e io non riuscivo a dire proprio niente, io, perché ero troppo occupato a guardarle tutte e due.
Quel pomeriggio, però, sono andato a cercare Jack Sawicki, io, e gli ho chiesto la parola chiave del terminale. Me l’ha data, senza farmi troppe domande. Ci conosciamo da un sacco di tempo io e Jack e inoltre lui ne ha le tasche piene. È effettivamente arrivata una donna, un tecnico, per riparare l’unità medica. E ci doveva anche essere una grossa festa da ballo di tutte le logge quella sera al caffè. Tre logge insieme per dare la festa. C’era il ballo, giochi d’azzardo, una specie di gara di bellezza per seni nudi e la maggior parte dei giovani del paese ci sarebbe andata, il che significava mettere alla prova tutti i robot di polizia. Specialmente visto che la ferrovia a gravità stava funzionando di nuovo e poteva essersi sparsa la voce della festa da ballo anche in altri paesi. Jack non mi ha nemmeno chiesto, lui, perché volevo la parola chiave.
Io sono andato a piedi fino all’albergo. La dottoressa Turner non era in giro. Si era fatto freddo per essere agosto: forse se n’era andata a fare un’altra passeggiata nei boschi, in cerca dell’Eden. Non lo avrebbe trovato. Io avevo cercato e non avevo visto proprio niente vicino al posto dove Doug Kane era svenuto di fianco al procione con la rabbia. Nessun posto da dove poteva essere venuta la ragazzina dalla testa grossa.