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Ho detto all’olo-terminale dell’albergo: — Modalità notiziari. Parola chiave Thomas Alva Edison. — Jack non vuole che tutto il paese sa che l’olo-terminale dell’albergo si può inserire nei canali dei notiziari: ci sarebbero lì una serie di Tom, Dick e Harry che vorrebbero guardare un diverso canale rispetto a quelli dell’olo-visore del caffè o delle logge.

"Modalità notiziari" ha detto allegramente l’olo-terminale. È sempre allegro. "Quale canale, per favore?"

— Qualche canale da Muli.

"Quale canale per favore?"

Ho tentato con diversi numeri, io, finché non ho trovato un notiziario di Muli. Poi mi sono seduto, io, e ho guardato per un’ora cercando di ricordare le parole che mi aveva spiegato la dottoressa Turner. Legami molecolari. Disgregatori. Lega. Duragem. Soltanto che il notiziario non usava quelle parole, eccetto "duragem". Utilizzava invece parole come "epicentro proposto", "equazione del tasso di replica", "equazioni Stoddard sulla curva di fallimento del campo" e "sforzi di sostituzione manuale in caduta al di sotto del tasso di incidenti". Io ho guardato comunque. Un’ora dopo mi sono alzato e ho detto: — Modalità informazioni.

Sono tornato a casa e ho preso i gettoni-pasto di Annie e di Lizzie. Quando al caffè non c’è più stato nessuno vicino alla catena del cibo ho preso tutto quello che ì gettoni mi potevano dare, ho infilato la roba in un secchio pulito con coperchio e l’ho portata a casa. Lizzie era ancora addormentata, stringendo la bambola. Sono andato al deposito che era stato di nuovo aperto dopo che era arrivato un nuovo carico con la ferrovia a gravità e mi sono preso altri due secchi, tre coperte e tre paia di tute con tutti i nostri gettoni. Ho preso anche una nuova serratura per la porta, vasi da fiori e una valigia. Il tecnico mi ha guardato in modo buffo, lui, ma non ha detto niente. Ho riempito tutti i secchi con acqua pulita, uno alla volta, e li ho trascinati su per le scale fino all’appartamento di Annie. Alla fine mi faceva male la schiena e boccheggiavo.

Ma non mi sono fermato, io. Ho riposato per dieci minuti e poi ho chiesto in prestito la scopa di Annie. L’ho portata all’albergo. C’era gente che stava portando bandierine di stoffa sintetica al caffè per decorarlo per il ballo. Ridevano e scherzavano: una ragazzina metteva in mostra il seno. Si stava preparando per la gara della serata. Qualche straniero ha preso alloggio all’albergo usando i gettoni dello Stato di New York. Chiacchieravano sul ballo. La dottoressa era ancora via, lei.

Ho preso la scopa di Annie, io, e ho scopato via tutte le foglie morte dall’atrio dell’albergo, tutte le foglie lasciate dal robot pulitore che non sarebbe più stato riparato ormai perché non era più così importante rispetto agli altri guasti, tutte le foglie che erano morte l’anno precedente, prima che iniziavano tutti i guasti e arrivavano per la prima volta i procioni con la rabbia a East Oleanta.

9

Drew Arlen — Florida

Quando lasciai Seattle diretto a Huevos Verdes, fu su un aereo della flotta aziendale di Kevin Baker. Il motivo di Kevin per non seguire il resto degli Insonni al Rifugio, a differenza di quello di Leisha, non era stato idealistico. Egli rappresentava il collegamento finanziario del Rifugio con il resto del pianeta. Immaginai che un aereo di Insonni fosse in tutto il mondo il mezzo con meno possibilità di schiantarsi a causa di un danno dovuto al disgregatore di duragem. L’aereo doveva essere stato controllato e ricontrollato freneticamente: gli Insonni erano abilissimi nella sicurezza. "Perché ne abbiamo avuta così poca" mi aveva detto con voce grave Kevin quando gli avevo telefonato pregandolo di potere utilizzare aereo e pilota. In quel momento non ero particolarmente interessato ai problemi sociali degli Insonni. Kevin non mi aveva mai apprezzato e io non gli avevo mai chiesto dei favori in precedenza. Lo feci allora. Avrei costretto Huevos Verdes a darmi un chiarimento, avrei scoperto importanti risposte. Forse Kevin ne era al corrente. Non si poteva mai essere certi di quanto loro sapessero.

L’onnipresente grata, chiusa saldamente, mi ondeggiava nella mente.

— Soltanto una cosa, Drew — disse Kevin e io pensai di scorgere le tonalità e le forme dell’apologia passargli sul volto al videotelefono. Come tutti gli Insonni della sua generazione ha l’aspetto di un bel trentacinquenne. — Leisha insiste nel voler venire con te.

— Come fa Leisha a sapere che io sto per andare a Huevos Verdes? Per quello che ne sa lei, io sono in tournée!

— Non so — rispose Kevin, il che poteva anche essere vero. Forse Leisha aveva piazzato delle spie elettroniche nella mia stanza d’albergo oppure al concerto di Seattle. Era comunque difficile immaginare che lei e Kevin potessero averlo fatto senza che Huevos Verdes lo venisse a sapere. Forse i Super conoscevano e tolleravano il sistema informativo di Leisha. Forse Leisha mi conosceva così bene da avere immaginato quello che stavo provando. Forse aveva un qualche tipo di programma sulle probabilità che prediceva che cosa io avrei fatto, che cosa avrebbe fatto qualunque Normale. Non si può mai essere certi di quello che sanno.

— E se dico no a Leisha? — chiesi.

— Allora niente aereo — rispose Kevin. Non incrociò il mio sguardo. Mi accorsi che lui riteneva di doverle questo, per vecchi debiti, cose che erano accadute prima ancora che io fossi nato. Kevin non avrebbe cambiato idea.

Prima di Huevos Verdes, l’aereo di fermò ad Atlanta per scaricare qualcosa di molto segreto e industriale a cui io non ero affatto interessato. Prima ancora, era atterrato a Chicago per prendere a bordo Leisha. Non c’erano giornalisti. Gli agenti dell’ECGS dovevano essere presenti, ovviamente, da qualche parte, ma io non li vidi. Leisha salì a bordo con una cartella da avvocato e una ventiquattrore verde, con i capelli dorati che svolazzavano al vento teso del Lago Michigan. Indossava pantaloni bianchi, sandali e una sottile camicetta gialla. Fissai dritto davanti a me.

— Devo assolutamente venire con te, Drew — disse Leisha senza accennare minimamente a scusarsi. Era la sua voce diretta, ragionevole. Mi fece immediatamente sentire di nuovo un bambino che veniva rimproverato per essere stato sbattuto fuori dalle costose scuole per Muli a cui lei mi aveva inviato. Scuole che nessun Vivo avrebbe mai potuto superare, quanto meno era ciò che mi ero detto ai tempi. — Anch’io voglio bene a Miranda, sai. Devo assolutamente sapere che cosa state progettando tu, lei e gli altri Super. Perché se fosse quello che penso io…

Una sfumatura di rabbia le era serpeggiata nella voce. Leisha si sentiva autorizzata ad arrabbiarsi per il solo fatto di essere stata esclusa dalla conoscenza dei fatti. Non le risposi.

Miri mi aveva detto una volta che esistevano solamente quattro domande importanti che si potevano porre su qualsiasi essere umano: come riempie il proprio tempo? Che sensazioni ha riguardo al modo in cui riempie il proprio tempo? Che cosa ama? Come reagisce rispetto a coloro che ritiene inferiori oppure superiori?

— Se fai sentire le persone inferiori, anche non intenzionalmente — aveva detto con un intenso sguardo negli occhi scuri — loro si sentiranno a disagio in tua presenza. In questa situazione, alcune persone attaccheranno. Alcune cercheranno di ridicolizzarti per "ridurre la tua dimensione". Alcune tuttavia ti ammireranno e impareranno da te. Se tu fai sentire le persone superiori, alcune reagiranno licenziandoti. Alcune eserciteranno il loro potere in modo maggiore o minore. Alcune, tuttavia, si sentiranno portate a proteggere e aiutare. Tutto questo si applica ad appartenenti a una piccola loggia così come a un gruppo di governi.

Mi ero chiesto come potesse sapere qualcosa sulle piccole logge. Ammirandola e volendo imparare, tuttavia, non avevo detto nulla.

— Voglio solamente proteggere te e Miranda, Drew — disse Leisha — e aiutarvi per quello che posso.