Fu in quel momento che notai le pareti, dalla perfezione nano-tecnologica. E vidi nuovamente le stampe di Miri, incapaci di evidenziare una singola fonte per la fuoriuscita del disgregatore.
Hubbley disse, nuovamente serio: — Siamo moltissimi. Ci vogliono moltissime persone per fare una rivoluzione. Abbiamo la volontà per decidere in che genere di paese vogliamo vivere e abbiamo l’ideale. La tecnologia.
Sputai fuori: — Quale tecnologia?
— Tutta. Be’, forse non proprio tutta. Ma moltissima. Qualche nano-dispositivo non organico, qualche nano-dispositivo organico a basso livello.
— Il disgregatore di duragem… Come avete fatto…
— Be’, scoprirà tutto al momento giusto. Per oggi deve solo sapere che lo abbiamo fatto e che finirà con l’abbattere il falso governo, proprio come la Rivoluzione ha abbattuto gli inglesi. Rubiamo la tecnologia di cui abbiamo bisogno proprio come Marion rubava i fucili direttamente al nemico. Caspita nel 1781, proprio sul Santee Ri ver…
— Ma avete ucciso gli agenti dell’ECGS.
— Modificati geneticamente — tagliò corto Hubbley. — Abomini contro natura. Caspiterina, usare la nano-tecnologia per combattere una giusta battaglia, non è diverso dall’usare i cannoni del tempo del generale Marion. Ma usarla su esseri umani… quella è una guerra del tutto diversa, figliolo. Quello non è giusto. Le persone non sono cose e non devono essere trattate come cose, con le parti alterate, migliorate e riaggiustate. Non sono veicoli, industrie o robot. I Muli hanno trattato la gente come cose anche troppo a lungo in questo paese. La gente Viva.
— Ma non si può consentire l’uso dell’ingegneria genetica organica sui microorganismi e aspettarsi che non agirà anche sulle persone. Se si consente una…
— Che diamine, no. — Hubbley si alzò e flesse le gambe. — Non è per niente la stessa cosa. È giusto uccidere i germi, vero? Anche uccidere animali da mangiare? Ma non è giusto uccidere gli esseri umani. Questa distinzione è molto chiara nelle nostre leggi sull’uccidere, no? Chi diavolo pensa che non possiamo farlo anche nelle nostre leggi sull’ingegneria a modificazione genetica?
Dissi prima ancora di rendermi conto che l’avrei fatto: — Non potete nascondervi all’ECGS!
Hubbley mi fissò pacificamente con i suoi occhi azzurri acquosi. — Huevos Verdes lo fa, no?
— È diverso. Loro sono Super…
— Non sono dèi. E nemmeno angeli. — Si stiracchiò la schiena. — Il fatto è, signor Arlen, che ci nascondiamo all’ECGS da quasi cinque anni, ormai. Oh, non tutti. Il nemico ha ucciso parecchi buoni soldati finora. E anche noi abbiamo fatto vittime. Però siamo ancora qui. E il disgregatore di duragem è là fuori a portare l’intera guerra a una conclusione più veloce.
— Ma non vi potete nascondere da Huevos Verdes!
— Be’, è più difficile. Ma il fatto è che sospetto che sanno di noi. Sospetto che Huevos Verdes sa ben di più su di noi dell’ECGS. È evidente.
Miranda non me lo aveva mai detto. Non a me. Jonathan non lo aveva mai detto e nemmeno Nikos o Christy. Non a me. Non a me.
— Finora non siamo stati forti abbastanza da poter rubare a Huevos Verdes e quindi è un bene che, per così dire, ci hanno ignorato. Ma adesso è tutto diverso. Nemmeno Huevos Verdes può fermare il modo in cui questo governo sta perdendo il controllo, adesso che il disgregatore di duragem non può più essere bloccato.
— Ma…
— Basta così, per adesso — disse Hubbley, fermo, ma non scortese. — Adesso ci dobbiamo muovere. Le morti di quegli agenti faranno scoppiare un gran casino. La compagnia dovrebbe quasi essere pronta per andare e lei verrà con noi. Ma non si preoccupi, signor Arlen, avremo un sacco di tempo per parlare insieme. So che tutto questo è nuovo per lei, perché la sua istruzione è stata sbagliata. Lei ha passato un sacco di tempo con gli Insonni che non sono nemmeno più umani. Ma imparerà il giusto. Non potrà farne a meno quando vedrà avvicinarsi la vera guerra. Glielo dobbiamo. Lei è stato un vero aiuto per noi.
Lo fissai con espressione vacua. Una nauseabonda ondata di forme mi arrivò al limite della mente, un’onda si sollevò per riversarmisi sopra, per sommergermi.
— Sono stato…
— Be’, ovviamente — disse Hubbley con quello che sembrava genuino sbalordimento. — Non lo aveva già immaginato? Il suo ultimo concerto Il guerriero ha permesso alla gente di sentirsi ben più indipendente e pronta a combattere con volontà e per un ideale. Lo ha fatto lei, signor Arlen. Probabilmente non era quello che intendeva, ma è successo proprio così. Da quando ha cominciato a dare Il guerriero, il nostro reclutamento è salito del trecento per cento.
Non riuscivo a parlare. Si aprì una porta e Campbell torreggiò su di me.
— Diavolo — disse Hubbley — due mesi fa abbiamo perfino avuto un gruppo di scienziati che effettuavano modificazioni genetiche che si sono uniti a noi volontariamente senza essere torturati, niente. Lei ha realmente fatto la differenza più grande del mondo, figliolo.
"E adesso ci dobbiamo proprio muovere. La porterà Campbell. Se quell’anca comincerà a farle troppo male mi raccomando di farsi sentire. Abbiamo altri antidolorifici e dove stiamo andando c’è anche un dottore. Non vogliamo per niente che lei soffra, non dopo tutto l’aiuto che ci ha dato, signor Arlen. Lei sta dalla giusta parte. Solo che a certe persone ci vuole più tempo che ad altre per capirlo.
"Portalo con attenzione, Campbell. Andiamo."
Campbell mi portò in spalla attraverso la palude per circa due ore, per l’impressione che ne ebbi. Mi è difficile essere sicuro sul tempo perché continuavo a svenire. Mi aveva caricato in spalla come un sacco di soia, ma capivo che stava cercando di essere delicato. La cosa non mi aiutò.
Procedemmo in fila indiana, circa dieci persone, condotti da Jimmy Hubbley. Hubbley conosceva le paludi. I suoi camminavano a volte su strettissimi crinali di terreno semisolido con pozze melmose su entrambi i lati, il genere di sabbie mobili che, da piccolo, avevo visto inghiottire un uomo in meno di tre minuti. In altre occasioni avanzammo a fatica attraverso acque salmastre pullulanti di tartarughe e serpenti. Tutti indossavano stivaloni alti fino all’anca. Si tenevano vicini a fitti grovigli di rampicanti, sotto il muschio grigio che scendeva gocciolante dagli alberi. Non sarebbe comunque servito a nulla, non appena l’ECGS avesse portato un robot da rintracciamento che è dieci volte migliore del miglior cane da fiuto nel cogliere i feromoni, non soltanto seguendone la traccia, ma anche analizzandone il contenuto. Mi aspettavo di essere nuovamente con l’ECGS nel giro di due ore.
Vidi quindi che l’ultima persona della fila era la donna, Abigail, che aveva mandato in fumo l’aereo di salvataggio con un lanciarazzi che aveva poi lasciato all’avamposto. Portava al suo posto un macchinario curvo, dal colore opaco che assomigliava a un arco metallico, tenendolo sopra la testa, parallelo al terreno. Sapevo che cos’era: un Cancellatore di Feromoni Harrison. Rilasciava molecole che si attaccavano a qualsiasi traccia molecolare umana e la neutralizzavano. Era uno strumento militare segretissimo che avevo avuto modo di conoscere soltanto attraverso Huevos Verdes e non era assolutamente possibile che l’Avamposto di Liberazione Francis Marion ne possedesse uno. Tuttavia lo avevano.
Per la prima volta cominciai a credere a Jimmy Hubbley quando aveva detto che il suo movimento non era costituito da fanatici isolati.
Abigail era incinta. Con le braccia sollevate sopra la testa, riuscivo chiaramente a scorgere la curva del suo ventre sotto la tuta, forse era al quinto mese. Mentre camminava, canticchiava fra sé, una canzoncina allegra priva di ritornello. I suoi pensieri sembravano distanti interi chilometri e interi paesaggi.