Non avevo mai sentito nessuno, prima di allora, usare la parola "bimbo". Egli continuò a ingollare a cucchiaiate il suo pessimo stufato, Jimmy Hubbley, la persona più artificiale e insincera che io avessi mai conosciuto.
Le discussioni intellettuali mi confondono. Lo hanno sempre fatto. Avvertii il sentimento di impotenza crescere in me, quello che avevo sempre sentito quando avevo discusso con Leisha, con Miranda, con Jonathan, Terry e Christy. La cosa migliore che riuscii a rispondere in preda a rabbia e confusione, fu: — Che cosa dà a "te" il diritto di decidere che cosa sia meglio per 175 milioni di persone?
Egli mi guardò nuovamente in tralice. Gli tornò la voce apologetica. — Caspita, figliolo, non è esattamente quello che sta facendo il suo Huevos Verdes?
Lo fissai duramente.
— Certo che lo è. Solo che loro non possono decidere per la gente comune perché "loro" non lo sono. Chiaro. Non sono come noi. Non come "lui". — Agitò il cucchiaio in direzione del ritratto di Francis Marion. Il sugo di stufato gocciolò dal cucchiaio sulla tavola.
— Ma…
— Ha bisogno di esaminare le premesse, figliolo — disse con grande gentilezza. — Volontà e ideale. — Tornò a mangiare.
Il ragazzo rientrò, portando due boccali. Whisky mezzo fermentato e mezzo distillato. Non toccai il mio, ma mi costrinsi a mangiare lo stufato. Avrei potuto avere bisogno della mia forza. L’odio brillava in me come molti soli.
Hubbley parlò ancora di Francis Marion: del suo coraggio, della sua strategia militare, del suo modo di sopravvivere con i frutti della terra. — Caspita, scrìsse al generale Horatio Gates che gli mandasse rifornimenti perché "noi siamo tutti poveri Continentali senza soldi". Poveri Continentali! Non è forte? Poveri Continentali! Lo siamo anche noi. — Scolò il whisky. Alla faccia di acqua e aceto.
Sputai fuori: — L’ECGS vi fermerà. Oppure lo farà Huevos Verdes.
Egli sogghignò. — Sa che cosa diceva il tenente colonnello Banastre Tarleton dell’esercito di Sua Maestà riguardo a Francis Marion? "Per quanto attiene a quella maledetta vecchia volpe, il Diavolo in persona non riuscirebbe a catturarla."
Dissi: — Hubbley, lei "non è" Francis Marion.
Egli si fece immediatamente serio. — Be’, certo che no, figliolo. Chiunque se ne accorge così chiaramente che non c’è nemmeno bisogno di dirlo, se non sei un pazzo. È chiaro come il sole che non sono Francis Marion. Io sono Jimmy Hubbley. Cosa c’è che non va, signor Arlen? Si sente bene?
Si sporse sulla tavola, col volto ossuto carico di preoccupazione.
Riuscivo a sentire il cuore battermi in petto. Quell’uomo era impenetrabile, impenetrabile come Huevos Verdes. Un istante dopo mi dette una pacca su un braccio.
— Va bene così, signor Arlen, signore, è soltanto un po’ scioccato dagli eventi, tutto qui. Starà bene per domani mattina. E solo molto sconvolgente scoprire la verità dopo avere creduto per tutto questo tempo nelle falsità. Perfettamente naturale. Non si preoccupi per niente: starà bene domani mattina. Deve cercare di dormire e, mi scusi, ma devo partecipare a un consiglio di guerra.
Mi dette nuovamente una pacca sul braccio, sorrise e se ne andò. Il ragazzino spinse la mia sedia a rotelle fino a una camera da letto con un lettino singolo, un gabinetto chimico e una serratura alla porta che poteva essere aperta solamente dall’esterno.
La mattina dopo venne a visitarmi un dottore. Si rivelò essere l’ometto che aveva aiutato Joncey alla piattaforma di atterraggio. Joncey era con lui e mi accorsi che lo stava controllando: apparentemente il dottore non si trovava lì per propria Volontà e Ideale. Gli veniva tuttavia concesso di vagare per la tenuta sotterranea, il che significava che probabilmente sapeva dove si trovavano i terminali.
— La gamba sembra a posto — disse. — Dolori al collo?
— No. — Joncey si appoggiò allo stipite della porta, sorridendo. Il sorriso si fece più profondo e io colsi un’occhiata di Abigail che passava nel corridoio. Joncey si staccò dalla porta. Qualche risatina e uno scherzo.
Dissi velocemente e a voce molto bassa: — Dottore, io posso fare in modo di farci uscire entrambi da qui se lei mi porta a un terminale. Conosco modi per chiedere aiuto che possono sovrapporsi a qualsiasi programma loro possano avere…
Il volto piccino si contrasse allarmato. Mi resi conto troppo tardi, ovviamente, che era monitorato. La gente di Hubbley avrebbe origliato qualunque cosa lui avesse detto o sentito.
Joncey tornò e il dottore si affrettò ad affiancarglisi, interessato solamente a restare in vita.
La grata nella mia mente si era fatta più serrata che mai, una forma chiusa e raggomitolata che nascondeva tutto ciò che c’era all’interno. Perfino la struttura a rombi sulla sua superficie esterna sembrava più piccola. Forme infuriate, inefficaci, vi ballonzolavano attorno con un movimento lento, come pesci arenati.
Hubbley mi lasciò alle mie amare forme fino a metà mattina. Quando aprì la porta notai che aveva un’espressione grave. — Signor Arlen, signore, mi è stato detto che lei vuole arrivare a un terminale e mettere i suoi amici di Huevos Verdes sulle nostre tracce.
Lo fissai con odio aperto dalla sedia a rotelle.
Egli sospirò e si sedette sul bordo della brandina, appoggiando le mani sulle magre ginocchia, tenendo il corpo chino in avanti in atteggiamento confidenziale. — È importante che "comprenda", figliolo. Contattare il nemico in tempo di guerra è tradimento. Ora, so che lei non è un soldato regolare, almeno per il momento, è più una specie di prigioniero di guerra, ma ugualmente…
— Sa bene che Francis Marion non ha mai parlato in quel modo, vero? — dissi brutalmente. — Questo genere di linguaggio data al massimo centocinquanta anni, viene dai film. È fasullo. Fasullo come tutta la tua guerra.
Egli non cambiò espressione. — Caspita, è ovvio che il generale Marion non parlasse in questo modo, signor Arlen. Pensa che non lo sappia? Ma è diverso da come parlano i miei soldati, è vecchio stile e non è né parlare da Mulo né da Vivo. È sufficiente. Non importa quanta verità esprime, finché ne esprime.
Mi fissò con occhi gentili e pazienti.
Dissi: — Mi permetta di andare in giro per il campo. Non imparerò le sue verità se me ne resto serrato in questa camera. Mi dia una guardia come ce l’ha il dottore.
Hubbley si sfregò il bozzo sul collo. — Be’, si può fare, immagino. Non che lei possa sopraffare nessuno, seduto su quella sedia.
Le forme nella mia mente cambiarono repentinamente. Rosso scuro, spruzzate di argento. La gente di Hubbley non effettuava controlli particolarmente approfonditi. Egli non si era reso conto del fatto che io avevo allenato la parte superiore del corpo con i migliori maestri di arti marziali che i soldi di Leisha avevano potuto procurare. Lei aveva voluto fornire uno sfogo alla mia rabbia giovanile.
Che cos’altro non sapeva? Leisha, incapace di alterare il mìo DNA non Insonne, aveva tuttavia fatto il possibile per me. I miei occhi avevano cornee impiantate con un ingrandimento bifocale a zoom: i muscoli della braccia mi erano stati potenziati. Probabilmente quelle cose rappresentavano abomini, crimini contro la comune umanità citata nella Costituzione.
Cercai di apparire mesto. — Posso avere Abigail come guardia?
Hubbley si mise a ridere. — Non le servirà a niente, figliolo. Abby sposerà Joncey fra un paio di mesi. Darà al bambino un vero papà. Abby tiene un sacco di pizzo da qualche parte per l’abito nuziale.
Vidi Abigail con gli stivaloni di gomma fino alla coscia e la camicia strappata che sparava con un lanciamissili contro l’aereo di salvataggio. Non riuscivo a immaginarla con l’abito da sposa. Mi venne quindi in mente che non riuscivo a immaginare nemmeno Miranda in abito da sposa.