Qualcuno disse con una certa esitazione: — Ma non significa, questo, che dovremmo chiedere a tutti nell’intero paese che cosa pensano loro? Una votazione?
Ci fu un po’ di agitazione nella stanza.
— Se avessero tutte le nostre conoscenze, Bobby, allora significherebbe sicuramente questo — disse con espressione seria Hubbley. Nei suoi occhi chiari scintillò una luce. — Ma non sanno tutte le cose che sappiamo noi. Non hanno avuto il privilegio di combattere per la libertà in prima linea. In particolare, non hanno visto l’olo-filmato del laboratorio sequestrato. Non sanno che armi abbiamo adesso dalla nostra parte. Potrebbero pensare che questa rivoluzione qui è senza speranza, non sapendolo. Ma noi sappiamo. Abbiamo quindi l’obbligo di decidere per loro e di agire a favore di tutti i nostri compagni americani.
Le teste annuirono. Capivo quanto si sentissero speciali Ida, Bobby e Peg a decidere, così altruisticamente, nel migliore interesse di tutti gli americani. Proprio come aveva fatto Francis Marion.
Udii la voce di Miranda nel cervello: "Non è possibile che comprendano le conseguenza biologiche e sociali del progetto, Drew, più di quanto le persone del periodo di Kenzo Yagai siano state in grado di prevedere le conseguenze sociali dell’onnipresente energia a basso costo. Egli è dovuto andare avanti e svilupparla sulla base delle sue migliori proiezioni informatiche. Così facciamo anche noi. Loro non potranno capire effettivamente finché non sarà accaduto."
Perché loro erano normali. Come Drew Arlen.
Ci fu un lungo silenzio. Hubbley disse: — Ho detto che non sanno quello che abbiamo e volevo proprio dire questo. Ma è maledettamente certo che lo scopriranno. Campbell, portalo dentro.
Campbell entrò da uno dei numerosi corridoi, trascinando un Vivo nudo e ammanettato. L’individuo rappresentava una vista penosa: alto appena un metro e cinquantacinque contro i due metri di Campbell opponeva una strenua quanto futile resistenza. Venne ribaltato e i calcagni nudi strisciarono sul pavimento. Non emise un suono.
Hubbley disse: — La robocamera è pronta?
Qualcuno alle sue spalle rispose: — L’ho appena accesa, Jimmy.
— Bene. Adesso, sapete che questo filmato è del tipo che non può essere manipolato senza autodistruggersi. E voi spettatori, là fuori, lo sapete anche voi. Figliolo, guardami quando sto parlando.
Il prigioniero sollevò la testa. Non fece nemmeno lo sforzo di coprirsi i genitali. Vidi che la sua statura piccola non era dovuta a cattivi geni da Vivo: era un ragazzino. Tredici anni, forse quattordici ed era modificato geneticamente. Si vedeva dai brillanti occhi verdi, dalla netta e bella linea della mascella. Ma non era un Mulo. Era un tecnico, quella genia di famiglie di confine che non si possono permettere una modificazione genetica completa, inclusi i costosissimi potenziatori di QI, ma che aspirano a essere qualcosa più dei Vivi. Acquistano per i loro figli solamente le modificazioni riguardanti l’aspetto fisico, i cervelli a metà strada fra i robot e quelli da Mulo. I miei assistenti erano tecnici. A Huevos Verdes, si sarebbe potuto affermare che il nipote di Kevin Baker, Jason, un Insonne, fosse, nonostante tutto, un tecnico.
Il ragazzino appariva terrorizzato.
Hubbley disse, non al ragazzo: — Come veniva chiamato il generale Francis Marion dal suo giovane luogotenente?
Peg rispose con ardore: — "Orribile, bisbetico figlio di puttana col naso adunco e le gambe a X!"
— Vedi, figliolo — spiegò gentilmente Hubbley al ragazzino — il generale Marion non era modificato geneticamente. Era semplicemente come il suo Dio lo aveva fatto. Ed è diventato il più grande eroe che questo paese ha mai avuto. Curtis, che cosa diceva il generale Marion su come ci si doveva comportare quando si era troppo inferiori di numero rispetto al nemico per attaccarlo direttamente?
Un uomo alla mia sinistra rispose prontamente: — "Li spingo così tanto da separarli".
— Assolutamente giusto. Ed è esattamente quello che stiamo facendo noi, spettatori là fuori. Spingiamo. Questo qui è un nemico catturato, lavoratore in una clinica di modificazione genetica. I genitori portano i loro innocenti bambini, non ancora nati, in questi posti e li trasformano in qualcosa che non è umano. I loro stessi figli. Per qualcuno di noi questo è praticamente inconcepibile.
Avrei voluto dire che le modificazioni genetiche in vitro avvenivano prima ancora che ci fosse un "bimbo", che venivano effettuate sull’ovulo fertilizzato in biostasi artificiale. Avevo però la lingua appiccicata al palato. Il ragazzino tecnico fissava davanti a sé senza vedere nulla, come un coniglio colto dagli abbaglianti di un’auto.
— Adesso voi potete pensare che questo ragazzino qui è troppo giovane per potere essere ritenuto responsabile delle sue azioni. Però ha quindici anni. Junie, quanti anni aveva il nipote di Francis Marion, Gabriel Marion, quando è stato ucciso mentre combatteva il nemico alla Piantagione di Mount Pleasant?
— Quattordici — rispose una voce femminile. Dalla mia sedia a rotelle non riuscii a vedere il suo volto.
La voce di Hubbley si fece confidenziale. Egli si sporse leggermente in avanti: — Vedete tutto, là fuori, vero? Questa è guerra. Parliamo sul serio. Abbiamo l’Ideale riguardo al genere di paese dove vogliamo vivere e abbiamo la Volontà per ottenerlo. Indipendentemente da qual è il costo personale. Earl, di’ a tutti i nostri spettatori là fuori dell’ECGS, della signora Rebecca Motte.
Un uomo che indossava una tuta color porpora si alzò goffamente, con le braccia che gli penzolavano lungo i fianchi. — L’undici maggio…
— Il dieci maggio — corresse Hubbley.
— Il dieci maggio il generale Marion e i suoi uomini attaccarono la piantagione di Mount Pleasant, loro, perché gli inglesi l’avevano presa come quartier generale. Avevano fatto spostare la signora Rebecca Motte e i suoi figli in una legnaia. La sua casa era così ben fortificata contro un attacco diretto che il generale ha deciso, lui, di lanciare frecce incendiarie per mandarla a fuoco. Però non ci avevano nessun buon arco o frecce. Il cavalleggero Harry Lee, che stava lavorando con il generale Marion, lui, andò a dire alla signora Motte che dovevano incendiare la sua casa. Lei se n’è entrata nella legnaia ed è uscita fuori con un magnifico arco con le frecce, vera roba da Muli. E lei ha detto sulla sua casa, lei: "Anche se fosse un palazzo, dovrebbe andare". — Earl si sedette.
Hubbley annuì. — Sacrificio autentico. Autentica patriota la signora Rebecca Motte. Hai sentito, figliolo?
Il tecnico non sembrava sentire proprio niente. Era drogato?
Leisha mi aveva sempre ammonito di non credere ai più coloriti racconti della storia.
— Gli agenti dell’ECGS sono tutti traditori, fanno finta di salvaguardare la purezza degli esseri umani mentre in effetti permettono ogni tipo di abominio. E stanno consegnando questo grande paese nelle mani di quegli stessi abomini, i Muli. Joncey, che cosa ha detto il generale Marion nel suo discorso agli uomini prima che attaccassero Doyle a Lynche’s Creek?
La voce di Joncey, così più forte e a proprio agio di quella di Earl, recitò: — "Ma, amici miei, se dovremo essere distrutti per avere resistito coraggiosamente ai nostri tiranni, che cosa ne sarà di noi se ci sottometteremo docilmente, arrendendoci a loro?"
Mi voltai. La stanza era piena di persone, tutti i "rivoluzionari" di altre "compagnie". Fissando il giovane tecnico, non mi ero nemmeno accorto che fossero entrati. Neppure, ero convinto, se n’era accorto lui.
Hubbley disse: — Questo ragazzo qui è un traditore. Lavorava in una clinica di modificazioni genetiche. Morirà come un traditore e voi tutti là fuori ricordatevi che non sarà l’unico né oggi, né domani, né dopodomani. Abby?
Abigail avanzò uscendo dalla folla. Portava un involucro grigio informe, non più grosso del suo pugno chiuso.