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Poi la dottoressa Turner ha sorriso, lei. Ha detto: — Oh, per tutti i baffi e le orecchie, come si sta facendo tardi! — Il che non aveva nessun senso. — Billy, mi devi portare nell’Eden.

Mi sono appoggiato sul bastone. Aveva la punta sporca per avere rivoltato il coniglio. — Non c’è "nessun" Eden, dottoressa Turner. Il governo l’ha fatto saltare in aria.

— Non c’è "nessun coniglio" — ha detto lei sorridendo con quella stessa voce che non aveva nessun senso. — Giù nella tana del coniglio, Billy. Via le teste. Io e te sappiamo bene che non l’hanno fatto saltare in aria. Hanno sbagliato il colpo.

Io ho guardato un’altra volta il coniglio morto. La volpe ci aveva fatto un bel lavoretto. — Che cosa le fa dire che hanno sbagliato il colpo?

— Non importa. Quello che è importante è che hanno sbagliato il colpo e che ci sono cose che ho bisogno di sapere. Ho deciso che l’unico modo per scoprirle è di andare nell’Eden a chiederle. Graziosamente diretto, non pensi? Mi ci porterai?

Ho scelto un punto nel fiume e l’ho fissato. Poi ho fissato un’altra cosa. Io non avevo alcuna intenzione di buttarmi in una discussione con nessun Mulo. Ma non l’avrei nemmeno portata all’Eden. Aveva chiamato una volta il governo, per far saltare in aria l’Eden e poteva farlo di nuovo. Non avrebbe scoperto proprio niente da me.

Dopo qualche minuto la dottoressa Turner si è alzata, togliendosi il fango dalle ginocchia della tuta. Aveva di nuovo la voce seria. — D’accordo, Billy. Non ancora. Ma lo farai, lo so, se succederà qualcosa. E qualcosa succederà. I Super-Insonni non stanno rilasciando in giro conigli modificati geneticamente, in modo che tutti possano capire che sono conigli modificati geneticamente, senza nessun motivo. Questo è un messaggio. Ben presto ne verrà chiarito il significato e allora ne discuteremo di nuovo.

— Io non ho proprio niente da discutere — ho detto io, e parlavo sul serio. Non con lei. Indipendentemente da quanti conigli modificati geneticamente se ne uscivano fuori.

Il sole ora era più basso e l’aria si stava facendo fredda. La mia passeggiata era stata comunque rovinata. Sono risalito sull’argine del fiume, prendendo tempo. La dottoressa Turner era tanto furba da sapere di non dover cercare di aiutarmi.

Lizzie stava ballando nell’appartamento, pulita dopo il bagno, agitando il terminale da studio. — Il teorema di Godel, Billy!

Era uno strazio come la dottoressa Turner con le sue lenti di ingrandimento e le tane dei conigli. Ero comunque contento di vedere Lizzie così felice.

— Guarda, Vicki, guarda cosa succede se prendi questa formula e ci inserisci questi numeri.

— Fammi togliere il cappotto, signor Godel — ha detto la dottoressa Turner, il che non aveva senso proprio come le sue parole al fiume. Lei però stava sorridendo a Lizzie.

Lizzie non riusciva quasi a stare ferma, lei. Qualsiasi cosa aveva in quel terminale-biblioteca doveva essere tremendamente eccitante. Mi ha preso il bastone e ha cominciato a ballarci attorno come se era un compagno. Poi ci si è messa a cavalcioni come se era un cavalluccio. Lo ha poi sollevato alto sopra la testa come una bandiera. Da tutto questo ho capito che Annie non era a casa.

— D’accordo, vediamo questo teorema di Godel — ha detto la dottoressa Turner. — Sei entrata nelle varianti di Sven Bjorklind?

— Certo che l’ho fatto, io — ha detto Lizzie seccata. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Era come una luce. Un sole. La mia Lizzie.

La mattina dopo era così malata che non si poteva muovere.

Non sembrava una malattia che avevo mai visto prima, certamente non come la febbre che aveva avuto in estate. Lizzie aveva la diarrea con il sangue dentro. Annie continuava a svuotare il secchio e ripulirlo, ma l’appartamento puzzava ancora terribilmente. Lizzie non riusciva a muovere le gambe o la testa senza sentire male. Io e Annie siamo stati svegli con lei tutta notte. Ora dell’alba non piangeva nemmeno più, stava semplicemente stesa lì, con gli occhi sbarrati senza vedere niente. Ero terrorizzato. Era solo stesa lì.

Ho detto ad Annie: — Vado a chiamare la dottoressa Turner. È giù al caffè, lei, a guardare le notizie sulla legge marziale…

— Lo so io dov’è! — ha replicato seccamente Annie perché era così preoccupata per Lizzie e così esausta. — È stata lì tutta la notte, no? Ma Lizzie non ha più bisogno di un dottore Mulo lei. Questa volta l’unità medica funziona.

Io non sono stato a dirle che erano stati i Muli a inventare le unità mediche. Anche io ero troppo spaventato. Lizzie rantolava e aveva scariche di diarrea nel letto.

— Vai avanti tu e sveglia Paulie. Io la porterò non appena l’avrò lavata.

Paulie Cenverno è diventato sindaco da quando Jack Sawicki è stato ucciso. Paulie ha il codice della clinica. Ho afferrato il bastone, io, e sono partito di gran carriera per andare nell’edificio dove si trovava l’appartamento di Paulie.

Fuori era freddo e grigio, ma si sentiva un odore dolciastro il che mi ha fatto spaventare ancora di più per Lizzie. A metà strada ho incontrato la dottoressa Turner. Aveva un aspetto così stanco e stravolto che la sua faccia modificata geneticamente sembrava quasi insignificante.

— Billy? Cosa c’è? — Mi ha stretto forte un braccio. — Hai una faccia… Lizzie? Si tratta di Lizzie?

— È molto malata. È peggiorata così in fretta… morirà! — Mi è semplicemente venuto fuori dalla bocca. Ho pensato che stavo per svenire. Lizzie…

— Fai aprire a Paulie la clinica. Io aiuterò Annie. — È sparita in un attimo correndo come una volta sapevo fare anche io.

Paulie si è alzato immediatamente, lui. Quando siamo arrivati alla clinica, Annie e la dottoressa Turner erano già lì. La dottoressa Turner teneva in braccio Lizzie. Lizzie stava piangendo. Le sue povere gambe penzolavano come rami spezzati.

Mi è sembrato di avere dei carboni ardenti giù nello stomaco, tanto che avevo paura. Nessuna malattia dei bambini doveva peggiorare tanto e tanto in fretta.

La clinica non è altro che uno sgabuzzino sigillato in pietra spugnosa, niente finestre, grande abbastanza da contenere quattro o cinque persone in piedi. Paulie ha detto: — Appoggiatela qui, proprio qui. — Paulie, in effetti, non ci capiva niente. Era spaventato proprio come noi.

La dottoressa Turner ha appoggiata Lizzie sulla lettiga dell’unità medica, l’ha legata e ha infilato la lettiga all’interno dell’unità. Potevamo vedere Lizzie attraverso le finestre in plastichiara. Sono usciti fuori degli aghi che si sono infilati dentro Lizzie, ma lei non ha gridato, lei. Era come se non stava sentendo niente di quello che accadeva.

Sono trascorsi un po’ di minuti. Lizzie non si muoveva. Sembrava addormentata. Forse l’unità medica le aveva dato qualcosa per dormire. Alla fine l’unità medica ha detto: — L’unità è inadeguata per effettuare una diagnosi. La configurazione virale non è in archivio. Sono stati somministrati antivirus ad ampio spettro e antibiotici secondari… — C’era dell’altro. Nessuno è mai stato a sentire un’unità medica. Si lasciava unicamente che ci rimettesse a posto.

La dottoressa Turner invece ha fatto un balzo come se le avevano sparato. Ha scansato Paulie di lato, lei, e ha parlato con l’unità medica.

— Informazioni aggiuntive! Di che classe è la configurazione virale?

— Sono state superate le capacità di questa unità. Questa unità risponde solo manualmente a richieste mediche specifiche.