Un quinto uomo era stato aiutato a scendere dall’aereo e a montare su una carrozzella elettrica che qualcun altro aveva velocemente aperto. Notai con ulteriore stupore che si trattava di Drew Arlen, il Sognatore Lucido.
Egli appoggiò la mano sull’albero di betulla. Non sapevo, e non lo scoprii mai, se lo avesse fatto per sorreggersi oppure se quel gesto facesse parte della procedura di ingresso, un attivatore o un sistema di riconoscimento della pelle o semplicemente un codice di sicurezza di un genere inimmaginabile. Pronunciò quindi una serie di parole, molto chiaramente, con la sua famosa voce. La porta sopra alle nostre teste si aprì.
Miranda non fece alcuno sforzo per fermarlo, sempre che avesse potuto. Era ovvio che avrebbe potuto. Dovevano esistere scudi, contro-scudi, qualcosa. Erano Super-Insonni.
I quattro agenti dell’ECGs scesero lungo le scale come se si trattasse di una discarica di rifiuti. Avevano estratto le pistole, cosa che mi riempì di improvviso disprezzo. Drew Arlen rimase all’esterno.
— Miranda Sharifi, lei è in arresto per violazioni all’Atto degli Standard Genetici, dalla Sezione 12 alla 34, che sostengono…
Lei li ignorò completamente. Passò oltre i quattro uomini come se non fossero stati nemmeno lì, con un improvviso fuoco che doveva essere una specie di scudo elettrico personale che le brillava attorno. Uno degli agenti cercò di afferrarla, emise un grido e si sostenne la mano bruciata, col volto distorto dal dolore. L’agente che bloccava le scale esitò. Lo vidi pensare per un mezzo secondo se sparare, poi si spostò dai gradini.
Miranda li salì lentamente, pesantemente, con le lacrime che le scintillavano negli occhi scuri. Tre degli agenti la seguirono. Dopo un istante di stordimento sfrecciai anche io dietro di loro.
Drew Arlen era seduto nei freddi boschi novembrini su una sedia a rotelle elettrica. Miranda lo affrontò. Un debole vento fece fremere la quercia e le foglie morte frusciarono. Ne cadde qualcuna.
— Perché, Drew?
— Miri, non hai il diritto di scegliere per 175 milioni di persone. Non in una democrazia. Non senza che ci siano controlli ed equilibri. Leisha diceva…
— Kenzo Yagai lo ha fatto. Lui ha scelto. Ha creato l’energia a basso costo e ha cambiato il mondo in meglio.
— Avresti potuto bloccare il disgregatore di duragem. Non lo hai fatto. Sono morte delle persone, Miranda!
— Non quante ce ne sarebbero state se lo avessimo fermato. Non a lunga scadenza.
— Non era questa la tua motivazione! Volevi soltanto controllare la situazione! Voi Super, che non dovrete morire mai!
Sentii un rumore alle mie spalle. Non mi voltai. Quello cui stavo assistendo era più importante di qualsiasi rumore. Le accuse che Drew e Miranda si stavano scagliando reciprocamente erano le stesse famose domande con cui avevo lottato da quando avevo visto il Depuratore Cellulare a Washington: chi dovrebbe controllare la tecnologia radicale? Solo che loro ne stavano facendo un’arma privata, come gli innamorati sanno rendere qualsiasi cosa un’arma privata.
E, senza ombra di dubbio, la tecnologia è darwiniana. Si diffonde. Si evolve. Si adatta. La più pericolosa spazza via quella meno adeguata.
L’ECGS aveva sperato di impedire che la tecnologia radicale cadesse nelle mani sbagliate. Ma Huevos Verdes erano le mani "giuste": le mani che utilizzavano la nano-tecnologia per rafforzare gli esseri umani, non per distruggerli. Questo era ciò che l’ECGS non riusciva ad ammettere. Non era compito loro giudicare, sostenevano: dovevano soltanto applicare la legge. Forse avevano ragione.
Qualcuno però, da qualche parte, in qualche momento, doveva giudicare, altrimenti saremmo finiti in una pura giungla darwiniana, tradotta in byte e assemblatori.
Quelli di Huevos Verdes avevano giudicato. Io, non convocando l’ECGS una seconda volta, lo avevo fatto insieme con loro. Non esisteva un modo chiaro per sapere se uno di noi aveva ragione.
Mi resi conto di tutto ciò, con quella tipica chiarezza che sopraggiunge in un momento di crisi corporea, mentre osservavo Drew Arlen e Miranda Sharifi farsi a brandelli nei freddi boschi.
Egli disse: — Tu non hai il diritto di portare avanti questo progetto. Non lo hai mai avuto. Non più di Jimmy Hubbley…
Lei ribatté: — Doveva trattarsi di "noi" non di "tu". Tu eri parte di tutto ciò.
— Non più.
— Perché sei caduto nelle mani di qualche scienziato pazzo. Dio, Drew, paragonare Jimmy Hubbley a "noi"…
— Allora sapevi di lui. E mi hai lasciato laggiù tutti questi mesi.
— No! Sapevamo della controrivoluzione, ma non specificatamente dove ti trovassi…
— Non ti credo. Avresti potuto trovarmi. Voi Super sapete fare tutto, no?
— Pensi che ti stia mentendo?
— Sì — rispose Drew. — Penso che tu stia mentendo.
— Ma "non" lo sto facendo. Drew… — Fu un grido di pura angoscia. Non riuscii a fissarla in volto.
— Avresti anche potuto fermare il disgregatore di duragem, vero? Sapevate che veniva da un laboratorio sotterraneo. Ma avete permesso che esso incoraggiasse il crollo sociale perché spianava meglio la strada al vostro progetto. Per i "vostri" piani. Non è vero, Miranda?
— Sì. Avremmo potuto bloccare il disgregatore.
— E non me lo hai detto.
— Avevamo paura… — si bloccò.
— Paura di cosa? Che lo avrei detto a Leisha? Alla stampa? All’ECGS?
Lei disse, con voce più calma: — Che è esattamente quello che hai fatto. Alla prima occasione che hai avuto. Ti abbiamo cercato, Drew, ma non siamo onnipotenti. Non c’era modo di sapere in quale bunker, dove… E nel frattempo tu hai agito esattamente come Jon, Nick e Christy avevano detto avresti fatto, hai tradito il progetto chiamando l’ECGS.
— Perché ho cominciato a pensare da solo. Di nuovo. Finalmente. E non è questo ciò che vogliono i Super, vero? Voi volete pensare per tutti noi e volete che noi vi obbediamo, senza porre domande. Perché voi sapete sempre cosa è meglio, non è così? Dio, Miranda, ma non ti "sbagli" mai?
— Sì — rispose lei. — Mi sono sbagliata su di te.
— Non sarà ancora per molto un problema per te.
Lei gridò: — Avevi detto di amarmi!
— Non più.
Continuarono a fissarsi. Non riuscivo a leggere il volto di Drew. Quello di Miranda si era fatto di pietra, le sue lacrime erano svanite. Aveva occhi che parevano laser.
Disse: — Io amavo "te". E tu non hai sopportato il fatto di essere inferiore. Ecco qual è il vero motivo del tuo tradimento. Jon aveva ragione. Non riesci davvero mai a capire. Nulla.
Drew non rispose. Il vento si alzò, sollevando un odore di acqua fredda. Dalla quercia caddero altre foglie. La betulla fremette. C’era sempre più rumore alle mie spalle. Non mi voltai.
Un agente dell’ECGS disse: — È in arresto, Miranda Sharifi, per violazioni a…
Lei gridò, proprio come se l’agente non avesse nemmeno parlato: — Non posso farci niente se so di più e penso meglio di te, Drew! Non posso fare a meno di essere quella che sono!
Egli ribatté, con voce instabile ma furiosa, nello stesso modo in cui fanno gli uomini quando sanno di apparire deboli: — Chi dovrebbe controllare la tecnologia…
— Merda! — esclamò qualcuno. Mi voltai. Billy stava seduto a terra, abbacinato, tenendosi le mani sul petto. Il rumore era stato provocato da lui e Annie, che avevano trascinato fuori Lizzie ancora in stato di incoscienza, dal bunker sotterraneo, luogo che non comprendevano e di cui dovevano avere paura. O forse Annie aveva portato Lizzie su per i gradini e l’agente con la mano bruciata aveva aiutato Billy. L’agente era accanto al vecchio e anch’egli appariva abbacinato. Ma non c’era proprio nulla di sconcertante riguardo a Billy. L’uomo stava seduto nel fango ghiacciato, un vecchio con un corpo che sarebbe diventata la macchina più efficiente del pianeta a livello biologico; mi accorsi che anche lui si rendeva conto di che cosa stava guardando. Billy Washington, il Vivo. Il suo sguardo da vecchio grinzoso si spostava da Drew a Miranda, sulla seconda con adorazione, notai, quindi di nuovo a Drew, poi a Miranda. — Merda — esclamò ancora una volta e nel suo tono di voce erano presenti mille strati, indecifrabili. — Tu stai discutendo, tu, su chi dovrebbe controllare questa tecnologia… ma non capisci che non importa "chi dovrebbe" controllarla? Quello che importa è solo "chi può". — Appoggiò la mano grata e nodosa sulla sagoma rannicchiata di Lizzie, che giaceva nel fango, col piccolo volto tranquillo, fresco e umido mentre la febbre letale calava.