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Gli ho chiesto invece se sapeva che cosa stavano facendo i Muli al governo riguardo a tutti i Vivi che marciavano diretti verso Oak Mountain.

Dean ha sputato. — Chi se ne frega? Io non ho visto Muli, io, ed è molto meglio se non ne vedo. Sono un abominio.

— Cosa sono?

— Un abominio. Innaturali. Io ho parlato con qualche Vivo di New York City. Mi hanno chiarito le cose, loro. I Muli non fanno parte degli Stati Uniti. Io l’ho fissato.

— È vero. Gli Stati Uniti sono per i "Vivi". Ecco che cosa volevano il presidente Washington, il presidente Lincoln e tutti quegli altri eroi. Un governo "per" la gente, "della gente". E la gente vera, la gente naturale, siamo noi.

— Ma i Muli…

— Non sono naturali. Non sono persone.

— Non puoi…

— Abbiamo la Volontà e l’Ideale. Possiamo ripulire il paese. Liberarlo dagli abomini.

Io ho detto: — Miranda Sharifi non è una Viva.

— Vuoi dire che tu credi che le siringhe vengono da Huevos Verdes? Per quella bugiarda trasmissione? Quelle siringhe vengono da Dio!

L’ho guardato.

— Che c’è, sei un amico dell’abominio, tu? Aiuti uno di quei Muli?

Ho sollevato la testa, molto lentamente.

— Grazie per l’informazione — ho detto.

Per tutto il tratto di ritorno verso Vicki mi sono accorto di respirare in modo strano. Mi sembrava quasi di sentire il petto battere quasi come faceva Prima. Vicki, però, stava bene. Era seduta su una sedia mezza rotta vicino alla ferrovia a gravità, all’ombra di un qualche vecchio edificio, rimuginando. La gente di East Oleanta le stava attorno facendo quello che faceva sempre, ignorandola. Era abituata a lei.

— Vicki — le ho detto — devi stare attenta, tu. Non allontanarti mai dalla gente di East Oleanta. Tieni sempre addosso il cappello da sole. Un grosso cappello da sole. C’è della gente diretta a sud che vuole uccidere i Muli!

Ha sollevato lo sguardo, lei, incrociando il mio. — È ovvio. Che cosa pensavi che ti stessi dicendo da giorni e giorni?

— Ma questo non è una grossa discussione piena di parolone sul governo, qui si tratta di "te".

— Oh.Billy.

— Oh, Billy, cosa? Hai sentito quello che ti ho detto?

— Ti ho sentito. Starò attenta. — È sembrata sul punto di mettersi a piangere, lei. O di gridare.

— Bene. A noi importa di quello che ti succede.

— Al governo invece no — ha detto lei ed è tornata a fissare il vuoto.

Abbiamo camminato lungo il binario per giorni. In determinati punti era abbastanza stretto ma nessuno di noi aveva una fretta particolare. Sempre più Vivi si univano a noi. Di notte la gente stava seduta attorno a coni a energia-Y oppure falò da campo, parlando o lavorando a maglia. Ad Annie piaceva insegnare ad altri a lavorare a maglia. Lo faceva tantissimo. Le persone si inoltravano nel bosco per nutrirsi o per usare le latrine che scavavamo ogni sera. C’erano pozze e ruscelli per l’acqua. Non importava se l’acqua non era particolarmente pulita e nemmeno se era vicina alle latrine. Il Depuratore Cellulare si prendeva cura di qualunque germe potevamo prenderci. Non avremmo mai più avuto bisogno dell’unità medica, noi.

I giovani portavano i terminali, loro. I più vecchi portavano invece piccole tende, la maggior parte fatte di una stoffa plastificata. Le tende erano leggere, non si strappavano e non si sporcavano. Non avevano nemmeno quel tipico odore di muffa che io ricordo delle tende di quando ero ragazzino. Ultimamente mi ricordo un sacco di cose in più. Penso che mi manca l’odore di muffa.

Quando pioveva preparavamo le tende e aspettavamo che smetteva. Non avevamo nessuna fretta. Per arrivare ci avremmo messo tutto il tempo che ci voleva.

Ma Annie aveva ragione. Nessuno aveva un piano. Miranda Sharifi, che ci aveva restituito le nostre vite, era là a Oak Mountain e nessuno aveva la più pallida idea di come potevamo tirarla fuori.

Non ho mai visto nessun Mulo, io, oltre Vicki, che era piuttosto malmessa. Qualche volta degli stranieri le lanciavano occhiatacce ma io, Ben Radisson e Carl Jones di East Oleanta ci alzavamo subito in piedi, accanto a lei, e non c’erano mai problemi. Alcuni altri sembravano non accorgersi nemmeno che Vicki era un Mulo. Dopo le iniezioni, moltissime donne avevano corpi belli abbastanza da poter sembrare modificati geneticamente. Quasi. Io ho detto a Vicki di tenersi il cappello da sole abbastanza basso per schermare gli occhi violetti modificati geneticamente.

Siamo poi arrivati in un qualche paese con una Olo-tv nel caffè. Vicki ha insistito per guardare un intero pomeriggio di notiziari da Muli. Lizzie è rimasta seduta con lei. Lo abbiamo fatto anche io, Ben e Carl, solo per sicurezza.

Quella sera, attorno al falò, Vicki stava seduta riversa su se stessa, più depressa del solito.

C’eravamo io, lei, Annie, Lizzie e Brad. Brad era un ragazzino che si era unito a noi una settimana prima. Passava un sacco di tempo chino su un terminale vicino a Lizzie. Ad Annie non piaceva. Non piaceva neanche a me. Il corpo di Lizzie stava mangiandosi il vestito più in fretta di quanto non faceva il mio o quello di Annie, proprio come succedeva ai ragazzi. I suoi piccoli seni sporgevano in parte, tutti rosati nella tenue luce del falò. Mi sono accorto che a lei non importava. Mi sono anche accorto che a Brad importava eccome. Non c’era assolutamente niente che io o Annie ci potevamo fare.

Lizzie ha detto: — L’Enclave di Carnegie-Mellon non ha abbassato lo scudo nemmeno un volta. Nemmeno un singola volta per interi mesi. Devono essere completamente privi di cibo, il che significa che devono avere utilizzato le siringhe.

Non parlava più nemmeno come noi, lei. Adesso parla come il suo terminale.

Annie ha detto seccamente: — E allora? I Muli possono usare le siringhe. Lo ha detto Miranda. Basta solo che se ne restano dietro ai loro scudi, loro, e ci lasciano in pace.

Vicki ha detto tagliente: — Non volevi che ti lasciassero in pace quando ti fornivano tutto ciò di cui avevi bisogno. In effetti eri proprio quella che aveva il massimo rispetto per l’autorità. "Dacci oggi il nostro pane quotidiano."

— Non bestemmiare, tu!

— Forza, Annie — ho detto io. — Vicki non voleva dire niente. Vuole solo…

— Vuole solo che tu la smetta di scusarti per lei, Billy — ha detto freddamente Vicki. — Posso scusarmi anche per conto mio della mia logora casta. — Si è alzata, lei, e se n’è andata nel buio.

— Non puoi smettere di infastidirla? — ha detto infuriata Lizzie a sua madre. — Dopo tutto quello che ha fatto per noi! — È balzata in piedi e ha seguito Vicki.

Brad le ha guardate, impotente, alle spalle. Si è alzato, si è riseduto, si è mezzo alzato di nuovo. Mi ha fatto pena. — Non farlo, figliolo. È meglio che se ne stanno sole per un po’, loro.

Il ragazzino mi ha guardato con gratitudine ed è tornato al solito terminale.

— Annie… — ho detto io nel modo più gentile possibile.

— Quella donna ha qualcosa di "storto". È nervosa come un gatto.

Lo era anche Annie. Non gliel’ho detto, io. Il loro nervosismo non era dello stesso genere. Annie stava pensando a Lizzie, proprio come aveva sempre fatto. Vicki, invece, stava pensando a un’intera nazione. Proprio come avevano sempre fatto i Muli.