Arrivò l’alba prima che riuscissi a dormire.
La notte successiva l’ologramma si ripresentò, cambiato.
La doppia spirale rossa e blu nella luce bianca era ancora presente, ma questa volta le lettere lampeggianti dicevano:
"Non mi ostacolate?" Quale gruppo pseudorivoluzionario poteva essere così demenziale da pensare che un branco di "cantori pastorali" che si nutrivano di fango li stesse ostacolando? O che potesse anche essere interessato a loro?
Ebbi un’improvvisa intuizione. Non si trattava soltanto del fatto che i Vivi, avendo usato le siringhe, potessero o no essere divenuti non umani. Non era stato quel solo fattore a provocare l’odio dei clandestini. Era stato il disinteresse dei Vivi nel farlo. Le persone che avevano usato le siringhe non solo non degnavano di alcuna attenzione il governo legale, la maggior parte di esse poi era altrettanto disinteressata ai suoi eventuali rimpiazzi, ma le persone non avevano bisogno di alcun sostituto, quanto meno pensavano di non averne. E per alcuni essere odiati è preferibile al risultare irrilevanti. Qualsiasi azione che provochi una reazione, indipendentemente da quanto irrazionale, è migliore che l’essere irrilevanti. Anche se la reazione non è mai abbastanza.
Altra cosa: quegli ologrammi non stavano cercando di convertire qualcuno. Non c’erano trasmissioni che spiegassero perché la gente dovesse unirsi ai clandestini. Non c’erano volantini dalle parole semplici. Non c’erano membri della cellula clandestina che cercassero di avvicinarsi furtivamente ai più emotivi, persuadendoli sottovoce. Le persone che proiettavano quegli ologrammi non avevano alcun interesse nel reclutamento. Erano interessati a una moralistica e bigotta violenza.
I Vivi che scrutavano verso il cielo, reagirono a questo secondo ologramma esattamente come avevano fatto la notte precedente. Ordinatamente, senza confusione, senza che venisse dato alcun segnale, cominciarono a muoversi verso la prigione. Non c’era alcuna fretta. Le madri si presero il tempo per infagottare i piccoli contro il freddo notturno, per allattare al seno, per stabilire chi dovesse rimanere insieme ai bambini piccoli addormentati. Vennero coperti i falò. Coloro che lavoravano a maglia fecero ciò che generalmente si fa al termine di un ferro. Nel giro di dieci minuti, tuttavia, ogni adulto dell’accampamento aveva cominciato a muoversi, una forza di diecimila persone, verso le mura. Tutti aggirarono con cautela le tende e i focolari di quelli accampati nelle immediate vicinanze della prigione, attenti a non calpestare nulla. Non appena si trovarono spalla a spalla, cominciarono a intonare il coro.
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
L’ologramma pulsò per quindici minuti, quindi cambiò:
La luce bianca mutò in una bandiera americana, con stelle e strisce sovrapposte alla doppia spirale.
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
Quindici minuti dopo le parole dell’ologramma cambiarono ancora:
"Miranda Libera, Miranda Libera, Miranda Libera".
La bandiera americana si trasformò in un serpente a sonagli pronto a sferrare un attacco. Sembrò talmente realistico che alcuni bambini scoppiarono a piangere.
Altri quindici minuti e il serpente venne sostituito dall’originale doppia spirale con la sacrale luce bianca. Questa volta le linee furono tre:
La doppia spirale ruotò lentamente. Mi chiesi quanti dei cantori sapessero di cosa si trattasse.
"Miranda Libera…"
In un’ora fu tutto finito. Occorse un’altra ora perché l’immensa folla si disperdesse tranquillamente, cosa che cominciò a fare nel momento stesso in cui l’ologramma svanì.
Tornata alla tenda, presi in prestito il terminale di Lizzie con la sua biblioteca di cristallo. "Non mi ostacolate" era stato usato per la prima volta sulle bandiere del Sud Coloniale, quando le relazioni con la Gran Bretagna si stavano deteriorando ed era stato successivamente adottato come slogan rivoluzionario in gran parte del New England. "Libertà o Morte" era apparso sulle bandiere della Virginia, seguendo l’esortazione di Patrick Henry di rivoltarsi contro i padroni inglesi. "Speranza" era la leggenda riguardante la bandiera della goletta armata coloniale Lee, la prima bandiera a rappresentare anche tredici stelle. Non riuscii a trovare da nessuna parte riferimenti relativi a "Volontà e Ideale",
Quei maniaci si ritenevano colonizzatori del loro stesso paese, combattendo per ribaltare la classe dirigente di Muli che si stava in gran parte nascondendo passivamente e, forse, una popolazione di Vivi iniettati che era essenzialmente indifesa. A meno che non si ritenesse il canto un’arma.
Il governo esisteva, in parte, per difendere i propri cittadini contro quella sorta di demenziale insurrezione civile. Avevamo ancora un governo? Avevamo ancora un paese?
L’unico rappresentante ufficiale visibile di quel paese, il Carcere Federale di Massima Sicurezza di Oak Mountain, si stagliava silente e buio. Forse era anche vuoto.
Mi incamminai nuovamente verso le mura della prigione. Questa volta arrivai proprio fino a esse, prendendo in prestito una torcia da un accampato gentile che mi chiese timidamente, senza insistenza, di riportargliela quando avessi terminato. Camminai lungo le mura della prigione, ispezionandole.
Qualche graffito, non moltissimi. Pochi Vivi sapevano scrivere. Gli scarsi graffiti presenti non erano stati scritti sulle mura stesse, che ovviamente scintillavano per un debole scudo a energia-Y. Erano stati fatti rotolare dei massi, con estrema fatica, contro lo scudo; il terreno risultava scorticato a causa del loro passaggio. Sulle rocce era dipinto: LIBBERATE MIRANDA, ANCE NOI SIAMO PERSONNE. TIRRATE CIU CUEZTE MURRA…
Si notava un patetico graffio su una pietra, profondo circa un centimetro, dove qualche gruppo aveva cominciato, almeno simbolicamente, a "tirrare ciù cuezte murra".
La porta della prigione, posta davanti al fiume, vuota e impenetrabile. Nove metri in alto gli scudi di sicurezza, difficili a vedersi a meno che non si usasse la vista periferica, si estendevano in avanti di circa un metro, come grondaie. Non riuscii a immaginare il perché.
Le torrette si profilavano ai quattro angoli: non avevano finestre o quanto meno ne avevano, ma dotate di ologrammi che le facevano apparire inesistenti.
Tornai alla tenda, restituendo la torcia durante il tragitto. Annie, Billy, Lizzie e Brad erano già spariti nelle loro, a coppie. Da occidente stavano arrivando dei nuvoloni. Rimasi seduta all’esterno per lungo tempo, avvolta in un impermeabile di plastistoffa, sentendo freddo anche se c’erano oltre trenta gradi. Anche la prigione era lì, massiccia e silente, senza nemmeno una bandiera olografica sventolante. Morta.
— Lizzie ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Una cosa tremendamente importante.
Lei sollevò lo sguardo su di me. L’avevo trovata nel fitto del bosco, dopo ore di paziente domandare a perfetti estranei se non avessero visto una bambina negra con nastrini rosa sulle trecce. Lizzie era seduta su un tronco caduto che la parte posteriore delle sue cosce stava probabilmente mangiando. Aveva pianto. Brad, ovviamente. Lo avrei ucciso. No, non lo avrei fatto. Lei non aveva altro modo per imparare. Claude-Eugene-Rex-Paul-Anthony-Russel-David.
Era un’ottima occasione per me. Avrei potuto sfruttare quelle lacrime.
Dissi: — C’è un messaggio che devo assolutamente fare arrivare a Charleston. Non posso andarci personalmente perché l’ECGS mi sta monitorando a distanza: te l’ho già detto. Se ne accorgerebbero. E non mi posso fidare di nessun altro. Annie non lo farebbe e Billy non lascerebbe Annie.