Выбрать главу

Spalancai gli occhi e scossi la testa. — Non è vero. Io lo so bene. Mi sono preso cura di Zammis. Non ve l’ha detto la commissione?

— Ditemi cosa volete, Irkmaan. Non ho tempo da perdere.

Fissai il vecchio Drac. Gothig non aveva ricevuto notizie dalla commissione. Le autorità Drac si erano prese Zammis, e il ragazzo era svanito nel nulla. Nessuno aveva detto niente a Gothig. Perché? — Io sono stato insieme a Shigan, Gothig. È così che ho imparato la vostra lingua. Quando Shigan è morto, dando alla luce Zammis, ho…

— Irkmaan, se non mi dite chiaramente quali sono le vostre intenzioni, vi farò buttare fuori da Nev. Shigan è morto nella battaglia di Fyrine IV. La flotta Drac ce ne ha dato notizie qualche giorno più tardi.

— Va bene, Gothig. Allora ditemi come faccio a conoscere la genealogia Jeriba. Volete che ve la reciti?

Gothig sbuffò. — Dite di conoscere la genealogia Jeriba?

— Sì.

— Allora recitatela.

Tirai un respiro e cominciai. Quando raggiunsi la centosettantatreesima generazione, Gothig si inginocchiò sul pavimento vicino a Nev. I due Drac rimasero così per tutte le tre ore della recitazione. Quando ebbi finito, Gothig chinò la testa e pianse. — Sì, Irkmaan, sì. Devi aver conosciuto Shigan. Sì. — Il vecchio Drac mi fissò, con gli occhi pieni di speranza. — E voi dite che Shigan ha continuato la famiglia? Che Zammis è nato?

Annuii. — Non so perché la commissione non vi abbia avvisato.

Gothig si alzò. — Lo scopriremo, Irkmaan… come vi chiamate?

— Davidge. Willis Davidge.

— Lo scopriremo, Davidge.

Gothig mi diede alloggio nella sua casa, e questa fu una fortuna, perché mi erano restati poco più di un migliaio di crediti. Dopo molte ricerche, Gothig mandò me e Nev alla Camera Centrale di Sendievu, la capitale di Draco. Scoprii che la famiglia Jeriba era piuttosto influente: le formalità burocratiche vennero ridotte al minimo. Alla fine fummo ricevuti dal rappresentante della Commissione Congiunta, un Drac che rispondeva al nome di Jozzdn Vrule. Alzò gli occhi dalla lettera che Gothig mi aveva dato e aggrottò le sopracciglia.

— Dove ve la siete procurata, Irkmaan?

— Non c’è la firma?

Il Drac guardò la lettera, poi ancora me. — La famiglia Jeriba è una delle più illustri di Draco. Avete detto che questa lettera vi è stata data da Jeriba Gothig?

— Sono sicuro di averlo detto: mi sono accorto di aver mosso le labbra…

Intervenne Nev. — Voi avete le informazioni sulla missione di Fyrine IV. Vogliamo sapere cosa è successo a Jeriba Zammis.

Jozzdn Vrule tornò a guardare la lettera. — Estone Nev, voi siete il fondatore della vostra famiglia, non è vero?

— È così.

— Volete coprire di vergogna la vostra famiglia? Perché siete con questo Irkmaan?

Nev strinse le labbra e incrociò le braccia. — Jozzdn Vrule, se intendete, in un futuro prevedibile, continuare a circolare su questo pianeta come un essere libero, forse vi converrà smettere di muovere la bocca e cominciare a cercare Jeriba Zammis.

Jozzdn Vrule abbassò gli occhi, si studiò le dita, poi restituì lo sguardo a Nev. — Molto bene, Estone Nev. Mi minacciate se non vi dico la verità. Credo che scoprirete che la verità è la minaccia più grande. — Scrisse qualcosa su un pezzo di carta, poi lo porse a Nev. — Troverete Jeriba Zammis a questo indirizzo, e maledirete il giorno in cui ve l’ho dato.

Entrammo nel manicomio con un senso di nausea. Attorno a noi, vedevamo Drac con occhi ebeti, che urlavano, sbavavano, o si comportavano come animali. Gothig ci raggiunse quando eravamo già arrivati. Il direttore del manicomio mi lanciò un’occhiataccia e scosse la testa rivolto a Gothig. Al di là di questa stanza non vi è altro che dolore e pena. — Gothig prese il direttore per il bavero del camice. — Stammi a sentire, insetto: se Jeriba Zammis si trova fra queste mura, fammelo vedere! Altrimenti ti schiaccerò con tutta la forza della famiglia Jeriba!

Il direttore storse le labbra, poi annuì. — Va bene, va bene, arrogante Kazzmidth! Abbiamo cercato di proteggere la reputazione dei Jeriba. Abbiamo cercato! Adesso vedrete da voi. — Il direttore scosse la testa e strinse le labbra. — Sì, lo vedrete da voi. — Scrisse qualcosa su un pezzo di carta e lo diede a Nev. — Dandovi questo, io perderò il posto, ma prendetelo! Prendetelo, e andate a vedere l’essere che voi chiamate Jeriba Zammis. Andate a vederlo e piangete!

Jeriba Zammis sedeva su una panchina di pietra, fra gli alberi, gli occhi fissi a terra. Non sbatteva mai le palpebre, e teneva le mani immobili. Gothig mi guardò aggrottando le ciglia, ma io pensavo solo a Zammis. Mi avvicinai. — Zammis, mi riconosci?

Il Drac districò i suoi pensieri da un labirinto senza fine e alzò gli occhi gialli. Non vi scorsi alcun segno di riconoscimento. — Chi sei?

Mi inginocchiai al suo fianco lo presi per le braccia e lo scossi. — Accidenti, Zammis, non mi riconosci? Sono tuo zio. Ti ricordi? Zio Davidge.

Il Drac oscillò sulla panchina, e scosse la testa. Alzò un braccio, per chiamare un infermiere. — Voglio tornare nella mia stanza. Per favore, fatemi tornare nella mia stanza.

Mi alzai e lo presi per il pigiama da ospedale. — Zammis, sono io!

Gli occhi gialli, spenti e senza vita, mi fissarono. L’infermiere mi mise una mano sulla spalla. — Lascialo andare, Irkmaan.

— Zammis! — Mi rivolsi a Gothig e Nev. — Dite qualcosa!

L’infermiere prese di tasca un manganello e se lo batté sul palmo della mano. — Lascialo andare, Irkmaan.

Gothig si fece avanti. — Spiegatemi cose questa faccenda!

L’infermiere guardò Gothig, Nev, me poi Zammis. — Questo qui… questa creatura, è arrivato professando il suo amore, amore dico, per gli uomini! Non è una perversione da poco, questa, Jeriba Gothig. Il governo voleva proteggervi da uno scandalo del genere. Vorreste gettare nel fango la reputazione della vostra famiglia?

Guardai Zammis. — Che cosa gli avete fatto, kizlode figli di puttana? L’elettroshock? L’avete drogato? L’avete fatto diventare pazzo?

L’infermiere mi rivolse una smorfia di derisione. — Tu non capisci, Irkmaan. Questo qui non sarebbe mai stato felice come Irkmaan vul… amico degli umani. Stiamo rendendogli possibile il ritorno nella società Drac. È forse un male?

Guardai Zammis e scossi la testa. Mi ricordavo fin troppo bene di come ero stato trattato dai miei compagni terrestri. — No, non credo che sia un male… non lo so.

L’infermiere si rivolse a Gothig. — Vi prego di capire, Jeriba Gothig. Non potevamo infliggere questa disgrazia alla famiglia Jeriba. Vostro nipote sta quasi bene, e presto inizierà un programma di rieducazione. Fra meno di due anni avrete un nipote degno di portare avanti la famiglia Jeriba. È forse un male?

Gothig si limitò a scuotere la testa. Io mi inginocchiai di fronte a Zammis e lo guardai negli occhi. Gli presi la destra fra le mie due mani.

— Zammis?

Zammis abbassò gli occhi, mosse la sinistra, mi prese una mano e mi fece allargare le dita. Una alla volta, indicò le mie dita, poi mi guardò negli occhi, poi fissò ancora la mano. — Sì… — Zammis indicò ancora.

— Uno, due, tre, quattro, cinque! — Mi guardò negli occhi. — Quattro cinque!

Annuii — Sì, sì.

Zammis si appoggiò la mia mano alla guancia. — Zio… zio, te l’avevo detto che non ti avrei mai dimenticato.

Non contai mai gli anni che passarono. Mi era ricresciuta la barba, quando mi inginocchiai vicino alla tomba del mio amico Jeriba Shigan. Vicino c’era la tomba di Gothig, vecchia di quattro anni. Rimisi a posto qualche pietra, ne aggiunsi qualche altra. Mi strinsi nella giacca di pelle di serpente, per proteggermi dal vento, e mi sedetti vicino alla tomba, guardando il mare. I cavalloni correvano sempre verso la spiaggia, sotto la cortina nerogrigia di nuvole. Presto sarebbe arrivato il ghiaccio. Mi guardai le mani rugose, poi ancora la tomba.