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— E se non ci trovano?

Jerry fece un’altra smorfia, e si voltò per tornare al lavoro. — Acqua beviamo noi, fino quando trovano. — Aveva farfugliato qualcosa a proposito di escrementi di kiz e dei miei gusti, ed era sparito dalla vista.

Da allora, avevo rinforzato le pareti di roccia intorno alla pozza, sperando che la maggiore protezione avrebbe permesso un aumento della popolazione di molluschi. Guardai sotto parecchie rocce, ma non c’era stato alcun aumento apparente. Comunque, non avevo il coraggio di ingoiarne uno. Rimisi a posto la roccia, mi alzai e scrutai il mare. Anche se la cortina perenne di nubi nascondeva come sempre i raggi di Fyrine, non pioveva, e si era sollevata la solita nebbia. Dalla parte dov’ero approdato il mare si stendeva fino all’orizzonte. Fra le creste bianche delle onde, l’acqua era grigia come il cuore di uno strozzino. A circa cinque chilometri dall’isola si formavano delle lunghe ondate parallele. Il settore centrale avrebbe investito l’isola, mentre le altre proseguivano il loro cammino. Alla mia destra, sulla stessa linea delle ondate, potevo distinguere un’altra piccola isola, alla distanza di una decina di chilometri. Seguii con gli occhi la direzione di marcia delle ondate, e dove il grigio-bianco del mare avrebbe dovuto incontrare il grigio più chiaro del cielo, contro l’orizzonte, vidi una linea nera.

Più cercavo di ricostruire mentalmente le carte topografiche di Fyrine IV, più diventavano confuse. Anche Jerry non ricordava niente, o almeno non me lo voleva dire. E poi perché avremmo dovuto ricordarcele? La battaglia avveniva nello spazio, dove ognuna delle due parti cercava di impedire all’altra di stabilire un contingente orbitale. Nessuno aveva intenzione di mettere piede sul pianeta, e ancor meno di combatterci sopra. Comunque quello che vedevo era una massa di terra molto più grande della striscia di roccia e sabbia dove ci trovavamo.

Il problema era come arrivarci. Senza legname, fuoco, foglie, pelli di animale, io e Jerry eravamo in una condizione peggiore dei più arretrati selvaggi. L’unica cosa a nostra disposizione che potesse galleggiare era la nasesay, la capsula. E perché no? Il problema era convincere Jerry.

La sera, mentre il grigio si trasformava lentamente in nero, Jerry ed io ci sedemmo fuori dal muro, a mangiare le nostre razioni. Gli occhi gialli del Drac scrutarono la linea nera sull’orizzonte. Poi scosse la testa. — Ne, Davidge. Pericoloso è.

Mi infilai in bocca il resto della razione, e parlai masticando. — Più pericoloso che restare qui?

— Presto prendono noi, ne?

Lo fissai negli occhi. — Jerry, tu ci credi quanto me. — Mi chinai verso di lui. — Senti, le nostre possibilità di sopravvivenza saranno molto maggiori su una massa di terra più grande. Protezione dalle grandi ondate, forse cibo…

— Non forse, ne? — Jerry indicò il mare. — Come guidare nasesay, Davidge? Dentro, come guidare? Ess eh ondate oltre terra portano, gavey? Bresha. — Jerry batté assieme le mani. — Ess eh bresha su rocce, ne? Noi morti.

Mi grattai la testa. — Le ondate da qui vanno in quella direzione, e cosi pure il vento. Se la terra è grande abbastanza, non dovremo pilotare la capsula, gavey?

Jerry sbuffò: — Ne grande abbastanza; allora?

— Non ho detto che era una cosa sicura.

— Ess?

— Una cosa sicura, certa, gavey? — Jerry annuì. — E quanto a sfracellarci sulle rocce, probabilmente c’è una spiaggia come questa.

— Sicuro, ne?

Alzai le spalle. — No, non è sicuro, ma è sicuro stare qui? Non sappiamo quanto possono diventare grandi quelle ondate. Se ne arriva una e ci porta via dall’isola? Cosa facciamo allora?

Jerry mi guardò stringendo gli occhi. — Cosa la è, Davidge? Base Irkmaan, ne?

Mi misi a ridere. — Te l’ho detto che non abbiamo basi su Fyrine IV.

— Perché vuoi andare, allora.

— Te l’ho detto, Jerry. Penso che le nostre possibilità di sopravvivenza sarebbero migliori.

— Uhmmm. — Il Drac incrociò le braccia. — Viga, Davidge, Nasesay resta. Io so.

— Cosa sai?

Jerry sorrise, poi si alzò ed entrò nel nostro riparo. Dopo un attimo ritornò e gettò a terra ai miei piedi una sbarra di metallo lunga due metri. Era quella che aveva usato per legarmi le mani.

— Io so, Davidge.

Alzai le sopracciglia e mi strinsi nelle spalle. — Di cosa stai parlando? Non l’hai presa nella tua capsula?

— Ne, Irkmaan.

Mi chinai e raccolsi la sbarra. Non presentava tracce di corrosione, e ad una delle estremità c’erano dei numeri in cifre arabe: il numero del pezzo. Sentii un’ondata di speranza, ma questa svanì subito, quando mi resi conto che si trattava di un numero civile. Gettai la sbarra sulla sabbia. — Non possiamo sapere da quanto tempo si trovi qui, Jerry. Si tratta di un numero civile, e nessuna spedizione civile è più arrivata in questa parte della galassia dallo scoppio della guerra. Potrebbe essere stata lasciata da una vecchia spedizione di inseminazione o di esplorazione…

Il Drac mosse la sbarra con la punta del piede. — Nuova, gavey?

Lo guardai. — Tu gavey l’acciaio inossidabile?

Jerry sbuffò e si voltò verso il riparo. — Io resto, nasesay resta; dove vuoi, tu va, Davidge!

Con il nero della lunga notte che si stava chiudendo sopra di noi, il vento aveva preso velocità, e ululava attraverso le fessure del muro. Il tetto di plastica sbatteva, veniva risucchiato dentro e fuori con tale violenza che minacciava di lacerarsi o di volarsene via. Jerry sedeva sulla sabbia, con la schiena appoggiata alla nasesay, come per mettere in chiaro che lui e la capsula non si muovevano, anche se la furia crescente del mare sembrava dargli torto.

— Mare brutto ora è, Davidge, ne?

— È troppo buio per vedere, ma questo vento… — Alzai le spalle, più per me stesso che per il Drac, dal momento che l’unica cosa visibile nel riparo era la luce pallida che filtrava dal soffitto. Da un minuto all’altro potevamo essere spazzati via dall’isola. — Jerry, ti stai comportando come uno stupido per quella sbarra, e lo sai.

— Surda. — Il Drac aveva un’aria dispiaciuta, quasi desolata.

— Ess?

— Ess eh «Surda»?

— Ae.

Jerry rimase in silenzio per un momento. — Davidge, gavey «non certo non è»?

Ci pensai un momento. — Vuoi dire: «forse», «magari», «può darsi»?

— Ae, Forsemagaripuòdarsi. Flotta dracon ha navi Irkmaan. Prima di guerra comprare: dopo guerra catturare. Forsemagaripuòdarsi sbarra è di dracon.

— Perciò, se c’è una base segreta su quella grossa isola, surda è una base draconiana?

— Forsemagaripuòdarsi, Davidge.

— Vuoi dire che intendi provarci, Jerry? Con la nasesay?

— Ne.

— Ne? E perché, Jerry? Se ci fosse una base Drac…

— Ne! Ne parlare! — La voce del Drac era strozzata.

— E invece sì, che parliamo, Jerry! Se devo crepare su quest’isola, ho il diritto di sapere il perché.

Per un po’ il Drac restò in silenzio. — Davidge.

— Ess?