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Fummo entrambi d’accordo sul fatto che la capanna non poteva bastare. Ci mettemmo tre giorni a trovare la nostra prima caverna, e altri tre prima di trovarne una adatta. L’imboccatura guardava sul mare eternamente in tempesta, ma era su una scogliera ben al di sopra delle onde. Attorno all’entrata trovammo una grande quantità di legna secca e di pietre. Raccogliemmo la legna da ardere, e con le pietre chiudemmo l’entrata, lasciando solo lo spazio per una porta. Costruimmo dei cardini con pelle di serpente e una porta con dei pali legati assieme per mezzo di fibre vegetali. La prima notte, i venti marini la fecero a pezzi. Decidemmo di tornare al sistema usato sull’isola.

Stabilimmo la nostra residenza in profondità, in una camera spaziosa, con il pavimento di sabbia. Ancora più in profondità, vi erano delle pozze di acqua, ottima da bere ma troppo fredda per farci il bagno. Nella camera con le pozze ci mettemmo le provviste. Lungo le pareti, nella zona residenziale, accatastammo la legna da ardere, e ci facemmo dei nuovi letti con pelli di serpente e lanugine. Al centro della camera costruimmo un focolare di discreta grandezza, con una pietra piatta da mettere sopra le braci per graticola. La prima notte in cui dormimmo nella nostra nuova casa, scoprii che non sentivo più il vento. Era la prima volta da che ero finito su quel dannato pianeta.

Durante le lunghe notti invernali, sedevamo vicino al fuoco facendo oggetti con le pelli di serpenti: guanti, cappelli, zaini. E parlavamo. Per rompere la monotonia, alternavamo il Drac con l’inglese. Quando venne la prima tempesta di neve, ognuno di noi se la cavava bene con la lingua dell’altro.

Parlammo del bambino di Jerry.

— Come lo chiamerai, Jerry?

— Ha già un nome. Vedi, la famiglia Jeriba ha cinque nomi. Io mi chiamo Shigan; prima di me è venuto mio padre, Gothig; prima di Gothig c’era Haesni; prima di Haesni Ty e prima di Ty Zammis. Il bambino si chiama Jeriba Zammis.

— Perché solo cinque nomi? Un bambino umano diventa adulto, può scegliere il nome che gli piace.

Il Drac mi guardò con occhi pieni di pietà. — Davidge, come devi sentirti perso. Come dovete sentirvi persi tutti voi umani.

— Persi?

Jerry annuì. — Da dove vieni, Davidge?

— Vuoi dire chi sono i miei genitori?

— Sì.

Alzai le spalle. — Li ricordo, i miei genitori.

— E i loro genitori?

— Ricordo il padre di mia madre. Quando ero piccolo andavamo a trovarlo.

— Davidge, cosa sai di questo nonno?

Mi fregai il mento. — Non ricordo bene… mi pare che si occupasse di agricoltura… non so.

— E dei suoi genitori?

Scossi la testa. — La sola cosa che ricordo è che fra i miei antenati c’erano degli Inglesi e dei Tedeschi. Gavey Inglesi e Tedeschi?

Jerry annuì. — Davidge, io potrei recitare la storia della mia famiglia a partire da uno dei colonizzatori del mio pianeta, Jeriba Ty, centonovantanove generazioni fa. Negli archivi della nostra famiglia, su Draco, ci sono le testimonianze che seguono la nostra famiglia fino al pianeta d’origine della nostra razza, Sindie, e qui indietro per parecchie generazioni fino a Jeriba Ty, il fondatore della famiglia Jeriba.

— E com’è che uno diventa un fondatore?

— Soltanto il primogenito porta avanti il nome di famiglia. I secondi, i terzi o i quarti nati devono fondare le loro famiglie.

Annuii, impressionato. — Perché solo cinque nomi! Solo per poterli ricordare facilmente?

Jerry scosse la testa. — No. Noi attribuiamo grande onore ai nomi. Sono solo cinque, e sempre gli stessi, in modo da non oscurare gli eventi che hanno contraddistinto chi li portava. Il mio nome, Shigan, è stato portato da grandi soldati, studiosi, studenti di filosofia, e molti preti. Il nome che porterà mio figlio è stato onorato da scienziati, insegnanti ed esploratori.

— Tu ricordi le attività di tutti i tuoi antenati?

Jerry annuì. — Sì, e quello che hanno fatto e dove lo fecero. Uno deve recitare i propri antenati nell’archivio di famiglia al raggiungimento dell’età adulta. Io l’ho fatto ventidue anni fa. Zammis farà lo stesso, solo che lui dovrà cominciare a recitare… — Jerry sorrise — col mio nome, Jeriba Shigan.

— Tu sai a memoria quasi duecento biografie?

— Sì.

Andai a distendermi sul mio letto. Mentre osservavo il fumo che veniva risucchiato da una fessura nel soffitto della grotta, cominciai a capire cosa intendeva Jerry quando aveva detto che dovevo sentirmi perso. Un Drac con parecchie decine di generazioni sempre davanti agli occhi sapeva chi era e a cosa doveva tener fede. — Jerry?

— Sì, Davidge?

— Me li reciteresti? — Mi voltai a guardare il Drac in tempo per vedere sul suo viso un’espressione di estrema sorpresa trasformarsi in gioia. Fu soltanto dopo molti anni che seppi di aver reso a Jerry un grande onore con quella richiesta. Fra i Drac è una manifestazione di rispetto particolare, non solo verso l’intera famiglia.

— Di fronte a voi io recito i miei antenati, io, Jeriba della famiglia Shigan, nato da Gothig, insegnante di musica. Musicista di grande merito, fra i suoi studenti si annoverano Datzizh della famiglia Nem, Perrevane della famiglia Tuscor e molti altri musicisti minori; istruito in musica alla Shimuram, Gothig si presentò agli archivi nell’anno 11.051 e parlò del suo genitore Haesni, il fabbricante di navi…

Mentre ascoltavo la recitazione cantilenante di Jerry, le biografie dei suoi antenati, che cominciavano con la morte e finivano con l’ingresso nell’età adulta, provai un senso di smarrimento temporale, come se fossi capace di toccare il passato. Battaglie, imperi costruiti e distrutti, scoperte e grandi imprese… una cavalcata attraverso duemila anni di storia, percepiti come una continuità viva e ben definita.

Facciamo il confronto: Di fronte a voi io recito i miei antenati, io, Willis dei Davidge, nato da Sybil la casalinga e da Nathan, ingegnere civile di seconda classe, nato dal nonno, il quale probabilmente aveva qualcosa a che fare con l’agricoltura, nato chissà da chi… Al diavolo, non poteva dire neanche quello: era mio fratello maggiore a portare avanti il nome della famiglia, non io.

Mentre lo ascoltavo, decisi che mi sarei fatto insegnare da Jerry la storia della sua famiglia. Parlammo della guerra.

— È stato un bel trucco quello di attirarmi nell’atmosfera per poi speronarmi.

Jerry si strinse nelle spalle. — I piloti Drac sono i migliori. Si sa.

Inarcai le sopracciglia. — È per questo che ti ho bruciato la coda, eh?

Jerry alzò le spalle, aggrottò le ciglia, e continuò a cucire pelli di serpente. — Perché i terrestri vogliono invadere questa parte della Galassia, Davidge? Abbiamo avuto migliaia di anni di pace prima del vostro arrivo.

— Ma siete stati voi ad invadere questa zona. Anche noi eravamo in pace. Che cosa ci fate qui?

— Ci stabiliamo su nuovi pianeti. È la tradizione Drac. Siamo esploratori e fondatori.

— E bravo, faccia di rospo, e noi chi ti credi che siamo? Delle donne di casa? Noi umani abbiamo scoperto la propulsione interstellare da meno di duecento anni, ma abbiamo colonizzato il doppio dei pianeti che avete colonizzato voi…

Jerry alzò un dito. — Proprio così! Voi umani vi diffondete come un’epidemia. Ne abbiamo abbastanza di voi!

— E invece siamo qui e intendiamo restarci! Sentiamo, cosa avete intenzione di fare?