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Oh, che bellissimo posto. Oh, come lo amo. Oh, questa è la realtà. Oh!

Quando viene giù, vede la donna dai capelli scuri raggomitolata in un angolo della piattaforma-letto, addormentata. Non riesce a ricordare il suo nome. Le tocca una coscia ed ella si sveglia rapidamente, battendo le palpebre. «Salve,» dice. «Benvenuto di ritorno.»

«Come ti chiami?»

«Alma Clune. Hai gli occhi tutti arrossati.»

Egli annuisce. Sente su di sé il peso dell’intero edificio: 500 piani che premono sul suo capo, 499 che spingono verso l’alto contro i suoi piedi. Il punto d’incontro tra le due forze è in qualche posto vicino al pancreas. Se non se ne andrà presto di qui, i suoi organi interni dovranno sicuramente scoppiare. Restano soltanto brandelli del suo viaggio. Strisce di detriti ingombrano la sua mente. Sente vagamente colonne di formiche che si spostano da piano a piano davanti ai suoi occhi.

Alma si avvicina a lui. Per confortarlo. Egli la scosta e cerca i suoi abiti. Un cono di silenzio lo circonda. Tornerà indietro da Elettra, e tenterà di dirle dove è stato e che cosa gli è successo, e poi forse griderà e si sentirà meglio. Se ne va senza ringraziare Alma per la sua ospitalità e cerca un pozzo di discesa. Trova invece un pozzo di salita e in qualche modo, fingendo che sia un caso, se ne va al 530° piano. Si dirige verso il centro sonico di Roma. È scuro. Gli strumenti sono ancora sul palcoscenico. Tranquillamente scivola di fronte al vibrastar. Lo accende. Ha gli occhi umidi. Ripesca qualche immagine del suo viaggio. I volti, i mille piani. L’estasi. Oh che bel posto. Oh come lo amo. Oh, questa è la realtà. Oh! certamente sentiva quelle sensazioni. Ma non più. Un leggero residuo di dubbio è tutto quello che resta. Chiede a se stesso: È così che si intendeva che fosse? È così che deve essere? Questo è il meglio che possiamo fare? Questo imponente alveare. Le mani di Dillon accarezzano i proiettroni, che sente pungenti e caldissimi; li spinge a casaccio e colori acidi escono fuori dello strumento. Alza l’audio e ne trae suoni che gli ricordano il mutarsi di vecchie ossa in carne molle. Che cosa è andato male? Avrebbe dovuto aspettarselo. Percorrete tutta la strada all’insù, poi percorrete tutta la strada all’ingiù. Ma perché il basso deve essere situato così in basso? Non può sopportare di suonare. Dopo dieci minuti spegne il vibrastar ed esce. Scenderà a San Francisco, 160 piani più sotto. I piani non sono troppi; sarà là prima dell’alba.

CAPITOLO QUARTO

Jason Quevedo vive a Shanghai, anche se per poco: il suo appartamento si trova al 761° piano, e se vivesse soltanto un piano più sotto si troverebbe a Chicago, che non è posto per uno studioso. Sua moglie Micaela gli dice sovente che la loro bassa condizione a Shanghai è il diretto riflesso della qualità del suo lavoro. Micaela è il tipo di moglie che dice sovente cose come queste al marito.

Jason trascorre la maggior parte delle sue ore di lavoro già a Pittsburgh, dove si trovano gli archivi. È uno storico e ha bisogno di consultare i documenti, le registrazioni di come il mondo era un tempo. Compie la sua ricerca in una stanzetta umida al 158° piano della monurb, quasi al centro di Pittsburgh. In realtà non dovrebbe lavorare laggiù, poiché ogni cosa che si trova negli archivi può facilmente venire trasmessa per cavo al terminal del calcolatore che si trova nel suo appartamento. Ma egli sente che è una questione di orgoglio professionale avere un ufficio dove può ordinare e sistemare i materiali di consultazione. Quando giocò le sue carte per ottenere che gli fosse assegnato l’ufficio disse pressappoco queste parole: «Il compito di ricreare le ere passate è un compito delicato e complesso, che deve essere compiuto in condizioni ottimali, oppure…»

In realtà, se non fosse fuggito ogni giorno da Micaela e dai cinque bambini, sarebbe divenuto un flippo. Cioè, le frustrazioni e le umiliazioni accumulate lo avrebbero indotto a compiere atti asociali, forse violenti. È consapevole che non c’è spazio per la persona asociale in una monade urbana. Sa che se andasse in collera e si comportasse in modo seriamente indegno di benedizione lo scaraventerebbero semplicemente giù dallo scarico e trasformerebbero il suo corpo in energia. Così agisce con cautela.

È un uomo piccolo dalla voce sommessa, con dolci occhi grigi e capelli biondo rossi che si stanno diradando. «Il tuo aspetto docile è ingannevole,» gli ha detto amabilmente a un ricevimento l’estate scorsa Mamelon Kluver con voce gutturale. «Il tuo tipo è come un vulcano addormentato. Tu esplodi all’improvviso, in modo stupefacente, con veemenza.» Egli pensa che possa avere ragione. Teme tale possibilità.

Si è innamorato disperatamente di Mamelon Kluver tre anni fa, forse, e certamente da quel ricevimento. Ma non ha mai osato toccarla. Il marito di Mamelon è il famoso Siegmund Kluver che, sebbene non abbia ancora quindici anni, viene universalmente riconosciuto come uno dei futuri capi della monurb. Jason non crede che Siegmund avrebbe qualcosa da obiettare. In una monade urbana, nessun uomo ha il diritto di negare la propria moglie a chiunque la desideri. E Jason non ha neppure timore di quello che Micaela potrebbe dire. Conosce i suoi privilegi. Ha semplicemente paura di Mamelon. E forse di se stesso.

Soltanto per consultaz. Costumi sessuali della monurb.

Univers. accessibilità sess. Traccia declino di matrimonio di proprietà, fine del concetto di adulterio. Passeggiatori notturni: quando per la prima volta sono socialmente accettabili? Limite di frustrazione ammissibile: come viene determinato? Sesso come panacea. Sesso come compensazione per peggiorata qualità di vita nelle condizioni della monurb. Domanda: la qualità di vita fu realmente peggiorata dal trionfo del sistema della monurb? (Attenzione - guardarsi dallo scarico!) separazione dei sessi e procreazione. Valore del massimo scambio di partner in cultura di alta densità. Problema: che cosa è ancora proibito (qualche cosa?) Esaminare i tabù sul passeggio notturno extracittà. Quanto potente? Osservato con quanta ampiezza? Verificare effetti di univers. permiss. sulla narrativa contemporanea. Perdite di tensione drammatica? Erosione di materia grezza di conflitto narr.? Domanda: la monurb è una strutt. amorale, postmorale, super- o immor.?

Jason detta appunti di questo genere ogniqualvolta e ovunque simili ipotesi strutturali entrano nella sua mente. Questi sono pensieri che gli vengono in mente durante una passeggiata notturna al 155° piano, a Tokyo. Si trova con una giovane brunetta tozza chiamata Greti quando giunge la sequenza delle idee. Ha accarezzato la donna per alcuni minuti ed ella è ansimante, pronta, i fianchi che si dimenano, gli occhi socchiusi fino a diventare fessure appannate.

«Scusami,» egli dice e si allunga attraverso i pesanti seni palpitanti della donna per prendere una stilo. «Devo scrivere qualcosa.» Attiva lo schermo d’entrata del terminal e preme il bottone che trasmetterà un negativo dei suoi appunti al suo scrittoio nella stanzetta di ricerca a Pittsburgh. Poi, increspando le labbra e aggrottando le sopracciglia, comincia a fare le sue annotazioni.