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Lei dice: «Va meglio, ora?»

«Penso di sì.»

«Eri terribilmente teso quando sono entrata.»

«Mi dispiace,» dice lui.

«Posso fare qualcosa per te?»

«No.»

«Ti piacerebbe parlarne?»

«No. No.» Egli sta di nuovo distogliendo gli occhi dal corpo di lei. Cerca i suoi abiti. Lei non si preoccupa di vestirsi. «Penso che andrò,» dice.

«Ritorna qualche volta, durante le ore del regolare passeggio notturno. Non voglio dire che realmente mi spiaccia che tu venga di pomeriggio, Jason, ma di notte potrebbe essere più disteso. Capisci quello che dico?»

Capisce Mamelon che questa è la prima volta che egli ha avuto contatti intimi con una donna della sua città? Che penserebbe se le dicesse di avere avuto tutte le sue altre avventure a Varsavia e a Reykjavik e a Praga e agli altri piani dei grubbo? Ora si chiede che cosa temesse. Ritornerà da lei, ne è sicuro. Esce in un turbine di smorfie, cenni di capo, mezze strizzate d’occhi e furtivi sguardi diretti. Mamelon gli getta un bacio.

Nel corridoio. Ancora pomeriggio presto. L’intero effetto di questa escursione andrà perduto se ritornerà a casa adesso. Prende il pozzo di discesa fino al suo ufficio e vi trascorre due ore inutili. Anche così, è troppo presto. Di ritorno a Shanghai un poco dopo le 18, entra nella Sala di Complemento Somatico e si rovescia in un bagno di immagini; le correnti calde ondeggianti sono calmanti, ma egli risponde male alle vibrazioni psichedeliche provenienti dal basso e la sua mente è piena di visioni di monurb distrutte, annerite, tutte travi e calcestruzzo di traverso. Quando sale sono le 19,20 e lo schermo dello spogliatoio dice, raccogliendo le sue emanazioni: «Jason Quevedo, tua moglie sta tentando di rintracciarti.» Bello. È tardi per la cena. Lasciamola sulle spine. Fa un cenno del capo allo schermo ed esce. Dopo avere camminato per quasi un’ora, incominciando al 770° piano e terminando il suo percorso contorto al 792° capita al suo piano e si dirige verso casa. Uno schermo nella sala fuori del pozzo gli dice di nuovo che stanno cercando di rintracciarlo. «Sto venendo, sto venendo,» brontola, irritato.

In compenso Micaela sembra inquieta. «Dove sei stato?» chiede nello stesso istante in cui egli appare.

«Oh, in giro. In giro.»

«Sul tardi non lavoravi. Ti ho chiamato là. Ti avevo fatto cercare.»

«Come se fossi un ragazzo sperduto.»

«Non è da te. Tu non sparisci proprio a metà del pomeriggio.»

«Non hai ancora mangiato.»

«Ti stavo aspettando,» ella dice acidamente.

«Mangiamo, allora. Sto morendo di fame.»

«Non vuoi spiegare?»

«Più tardi.» Si dà da fare per assumere un’aria di mistero.

Si accorge appena di quello che mangia. Dopo cena passa il solito tempo con i bambini. Vanno a dormire. Si ripete quello che dirà a Micaela, combinando le parole in vari modi. Tenta dentro di sé di fare un sorriso di autocompiacimento. Per una volta sarà lui l’aggressore. Per una volta sarà lui a far male a lei.

È assorbita nella trasmissione dello schermo. La sua ansietà di prima sulla sua sparizione sembra essere svanita. Infine è costretto a dire: «Vuoi che discutiamo quello che ho fatto oggi?»

Lei alza lo sguardo. «Che cosa hai fatto? Oh, vuoi dire oggi pomeriggio?» Non se ne preoccupa più, sembra. «Ebbene?»

«Sono andato da Mamelon Kluver.»

«Passeggio diurno? Tu?»

«Io.»

«È stata abile?»

«È stata superba,» egli dice, imbarazzato dall’aria di indifferenza di Micaela. «È stata tutto quello che immaginavo che fosse.»

Micaela ride.

«È buffo?» chiede.

«Non lo è. Sei tu che sei buffo.»

«Spiegami che cosa intendi dire con questo.»

«In tutti questi anni hai rifiutato di passeggiare a Shanghai di notte e te ne andavi dai grubbo. Ora, per la più stupida ragione possibile, ti concedi Mamelon…»

«Sapevi che non ho mai passeggiato qui di notte?»

«Certo che lo sapevo,» ella dice. «Le donne parlano. Chiedo alle mie amiche. Non hai mai avuto rapporti con nessuna di loro. Così ho incominciato ad essere curiosa. Ho fatto controlli su di te. Varsavia. Praga. Perché dovevi scendere laggiù, Jason?»

«Questo ora non ha importanza.»

«Che cosa ne ha?»

«Il fatto che io abbia trascorso il pomeriggio sulla piattaforma-letto di Mamelon.»

«Idiota.»

«Cagna.»

«Fallito.»

«Sterilizzatrice!»

«Grubbo!»

«Aspetta,» egli dice. «Aspetta, perché andavi da Siegmund?»

«Per infastidirti,» ammette lei. «Perché lui è un arrampicatore, e tu non lo sei. Volevo provocarti Farti muovere.»

«Così hai trasgredito ogni abitudine e passeggiato di giorno con l’uomo che avevi scelto. Non è bello, Micaela. Non è affatto femminile, posso aggiungere.»

«Questo conferma le cose, allora. Un marito femminile e una moglie mascolina.»

«Fai presto a insultare, non è vero?»

«Perché sei andato da Mamelon?»

«Per farti andare in collera. Per renderti la pariglia con Siegmund. Non che mi importi che ti prenda. Possiamo considerare la cosa come concessa. Ma i tuoi motivi. Usare il sesso come un’arma. Recitare deliberatamente una parte sbagliata. Tentare di eccitarmi. È stato brutto, Micaela.»

«E i tuoi motivi? Il sesso come vendetta? Si ritiene che il passaggio notturno riduca la tensione, non che la crei. Senza riguardo all’ora del giorno in cui lo pratichi. Tu vuoi Mamelon, bene; è una bella ragazza. Ma venire qui a vantarti di quello che hai fatto, come se tu pensassi che io mi preoccupi di quali donne tu prendi…»