«Sì, certamente. Domani, prima cosa. Chiamami…» Quevedo si avvia verso la porta. È impaziente di scappare.
Siegmund dice: «Quello di cui ho bisogno è una documentazione imparzialmente dettagliata che copra dapprima il periodo medioevale a proposito delle nascite casuali, quale fosse la distribuzione dei sessi, vedi, e poi esamini il primo periodo di controllo. Mentre fai quello, parlerò a Mattern, credo, per raccogliere un computo sociale delle implicazioni politiche di…»
«È così tardi, Siegmund!» si lagna Mamelon. «Jason diceva che potrai parlare di questo domani mattina.» Quevedo annuisce. Non vuole uscire mentre Siegmund sta parlando, e tuttavia chiaramente non ha desiderio di rimanere. Siegmund capisce di essere di nuovo troppo diligente. Cambiare l’immagine, cambiare l’immagine; il lavoro può aspettare. «Benissimo,» dice. «Dio benedica, Jason, ti chiamerò domani.» Riconoscente, Quevedo se la svigna e Siegmund si sdraia accanto alla moglie. Ella dice: «Non potevi vedere che voleva correre via! È così terribilmente timido.»
«Povero Jason,» dice Siegmund. E dà dei colpi sul fianco morbido di Mamelon.
«Dove sei andato questa sera?»
«Da Rhea.»
«Interessante?»
«Molto. In modo inatteso. Mi ha detto che sono troppo zelante, che devo tentare di essere più rilassato.»
«È saggia,» dice Mamelon. «Sei d’accordo con lei?»
«Penso di sì.» Oscura le luci. «Far fronte alla frivolezza con la frivolezza, quello è il segreto. Prendere il mio lavoro come viene. Tenterò. Tenterò. Ma non posso evitare di farmi coinvolgere in quello che faccio. Questa petizione di Chicago, per esempio. Certamente, non possiamo permettere una libera scelta del sesso dei bambini! Le conseguenze sarebbero…»
«Siegmund.» Ella prende la mano di lui e la fa scivolare alla base del suo ventre. «Preferirei non ascoltare adesso tutto questo. Ho bisogno di te. Rhea non ti ha consumato del tutto, non è vero? Perché Jason questa notte non è stato molto abile.»
«Il vigore della giovinezza rimane. Lo spero.» Sì, può farcela. Bacia Mamelon e scivola dentro di lei. «Ti amo,» sussurra. Mia moglie. Mia sola vera. Devo ricordarmi di parlare a Mattern domani mattina. E a Quevedo. Mettere il rapporto sullo scrittoio di Shawke nel pomeriggio, in ogni modo. Se soltanto Shawke avesse uno scrittoio. Statistiche, citazioni, postille. Siegmund ne vede con chiarezza ogni dettaglio. Nello stesso tempo si muove in Mamelon e la porta a un rapido esplosivo orgasmo.
Siegmund sale al 975° piano. La maggior parte degli amministratori più importanti ha qui i suoi uffici — Shawke, Freehouse, Holston, Donnelly, Stevis. Siegmund porta il cubo di Chicago e il suo abbozzo della risposta di Shawke, zeppo di citazioni e dati forniti da Charles Mattern e Jason Quevedo. Si ferma nel corridoio. Qui è così tranquillo, così opulento; non ci sono bambini che ti urtino pesantemente passandoti accanto, non ci sono folle di lavoratori. Un giorno sarà mio. Ha la visione di un sontuoso appartamento su uno dei piani residenziali di Louisville, tre o anche quattro camere, e Mamelon che regna su tutto come una regina; Kipling Freehouse e Monroe Stevis che capitano a cena con le loro mogli, un occasionale, indesiderato visitatore salito da Chicago o da Shanghai, un vecchio amico; potere e conforto, responsabilità e lusso. Sì.
«Siegmund?» Una voce da un altoparlante sopra il suo capo. «Entra qui; siamo nell’ufficio di Kipling.» La voce di Shawke. Lo hanno individuato sui dispositivi. All’istante imprime al suo volto un nuovo atteggiamento, sa di avere assunto un’espressione vaga, sognante. Soltanto lavoro, ora. È stizzito perché aveva dimenticato di poter essere osservato. Gira a sinistra e si presenta all’ingresso dell’ufficio di Kipling Freehouse. La porta scivola indietro.
Una grande camera curva con una fila di finestre. Si scorge all’esterno la facciata scintillante di Monurb 117, che si assottiglia meravigliosamente alla sommità dove si trova la piattaforma di atterraggio. Siegmund è allarmato dal numero di persone appartenenti alla classe superiore che vi sono riunite. I loro volti potenti lo abbagliano. Kipling Freehouse, il capo del segretariato della progettazione dei dati, un grasso uomo dalle guance cascanti e dalle folte sopracciglia. Nissim Shawke. Il soave, gelido Lewis Holston, che indossa come sempre un elegante abito incandescente. Lo storto, piccolo Monroe Stevis. Donnelly. Kinsella. Vaughan. Un mare di grandezza. Tutti quelli che contano sono presenti, tranne pochi. Un flippo con una bomba psichica, libero in questa stanza, potrebbe paralizzare il governo della monade. Quale terribile crisi li ha radunati insieme in questo modo? Paralizzato dal timore, Siegmund riesce appena a farsi avanti. Un cherubino tra gli arcangeli. Incespica nel divenire della storia. Forse qui hanno bisogno di lui, come se non volessero prendere decisioni su qualsiasi provvedimento stiano esaminando senza che un rappresentante della nuova generazione di capi dia la sua approvazione. Siegmund è vertiginosamente lusingato dalla sua interpretazione. Farò parte dell’affare. Qualunque esso sia. La sua importanza personale cresce e lo splendore della loro aura diminuisce, ed egli si muove in uno stato d’animo che si avvicina alla spavalderia mentre si dirige verso di loro. Allora si avvede che sono presenti altre persone che non dovrebbero a rigor di logica prendere parte ad alcuna riunione politica di grande portata. Rhea Freehouse? Paolo, il suo indolente marito? E queste ragazze, non più che quindicenni, vestite di ragnatele o anche meno: amanti dei grandi, cameriere. Tutti sanno che gli amministratori di Louisville mantengono ragazze supplementari. Ma qui? Ora? Ridendo scioccamente sul margine della storia? Nissim Shawke saluta Siegmund senza alzarsi e dice: «Unisciti al party. Chiedi una droga, probabilmente l’abbiamo. Eccitante, cancella-memoria, millispan, multiplexer, tutti.»
Party? Party?
«Ho qui il rapporto sulla proporzione dei sessi. Dati storici — il sociocomputatore…»
«Mettilo via, Siegmund. Non rovinare il divertimento.»
Divertimento?
Rhea viene verso di lui. Barcolla, la sua vista è confusa, evidentemente è sotto l’effetto di uno stupefacente. Tuttavia la sua acuta intelligenza si fa strada attraverso la nebbia della droga. «Hai dimenticato quello che ti ho detto. Rilassati, Siegmund,» sussurra. Gli bacia la punta del naso. Gli sottrae il rapporto, e lo mette sullo scrittoio di Freehouse. Passa le mani sulle sue guance; le dita sono bagnate. Non sarei sorpreso se mi lasciasse addosso dello sporco. Vino. Sangue. Qulasiasi cosa. Rhea dice: «Felice Giorno del Compimento Somatico. Lo stiamo festeggiando. Puoi avere me, se ti piace, o una delle ragazze, o chiunque altro tu voglia.» Ridacchia. «Anche mio padre. Non hai mai sognato di prendere Nissim Shawke? Non rovinare soltanto la festa.»
«Sono salito quassù perché dovevo consegnare un importante documento a tuo padre.»
«Oh, ficcalo sul nesso di accesso,» dice Rhea, e si allontana, senza nascondere il suo disgusto.
Il Giorno del Completamento Somatico. L’aveva dimenticato. Il festival avrà inizio tra poche ore; dovrebbe essere con Mamelon. Ma è qui. Se ne andrà? Lo stanno guardando. Un posto per nascondersi. Affondare nell’ondulato tappeto psicosensitivo. Non rovinare la festa. La sua mente è ancora ingombra del lavoro del mattino. Poiché la casuale, o puramente biologica, determinazione del sesso dei nascituri risulta normalmente da una attendibile distribuzione statistica in una divisione relativamente simmetrica di. La rimozione dell’elemento di accidentalità introduce il pericolo che. Fu sperimentato nella preesistente città di Tokyo, tra il 1987 e il 1996 che l’incidenza di nascite di prole femminile declinò per un fattore di. I rischi non sono controbilanciati da. Perciò si raccomanda che. Il party, si accorge osservando più da vicino, è essenzialmente un’orgia. È stato ad orge in precedenza, ma non con gente di questo ambiente. «Fumi» si sollevano nell’aria. La nudità di Monroe Stevis. Un gran numero di ragazze ammucchiate. «Avanti,» muggisce Kipling Freehouse, «divertiti, Siegmund! Scegli una ragazza, qualunque ragazza!» Ride. Una ragazzina impudica gli infila nella mano una capsula. Egli trema, e la lascia cadere. Viene afferrata e inghiottita da una delle altre ragazze. Sta entrando altra gente. Dignitoso, elegante, Lewis Holston tiene una ragazza su ogni ginocchio. E un’altra sta inginocchiata davanti a lui. «Non prendi niente, Siegmund?» chiede Nissim Shawke. «Non vuoi prendere una cosa? Povero Siegmund. Se verrai a vivere a Louisville dovrai sapere tanto divertirti quanto lavorare.»