Ora si comincia a parlare del nuovo edificio agli abitanti di Monade Urbana 116. Aurea ne viene a conoscenza dalla trasmissione dello schermo sulla parete mentre fa il suo lavoro del mattino nel dormitorio. Dai disegni di luce e di colore sulla parete si coagula la figura di una torre non ancora terminata. Le macchine da costruzione brulicano su di essa; le braccia metalliche in movimento frenetico saldano archi scintillanti su tronconi ottagonali rivestiti di pannelli d’acciaio. La voce familiare dello schermo dice: «Amici, quella che vedete è Monurb 158, un mese e undici giorni prima della fine dei lavoro. Dio volendo, tra poco sarà la casa di moltissimi fortunati residenti di Chipitts che avranno l’onore di stabilirvisi assumendo la condizione sociale di appartenenti alla prima generazione di abitanti. Da Louisville ci giunge la notizia che 801 residenti della nostra monade si sono già iscritti nella lista di trasferimento al nuovo edificio, non appena…»
Poi, il giorno dopo, viene trasmessa un’intervista con il signor Dismas Cullinam e signora, di Boston, che, con i loro nove piccoli, sono stati i primi abitanti del 116 a chiedere il trasferimento. Il signor Cullinam, uno uomo grassoccio, dal volto rosso, è uno specialista in ingegneria sanitaria. Egli spiega: «Sarà per me un’occasione unica salire al piano di progettazione al 158. Ritengo di poter salire come condizione sociale di ottanta, novanta piani in un attimo.» La signora Cullinam si accarezza il ventre compiaciuta. Il numero dieci è in arrivo. Esprime soddisfazione per gli immensi vantaggi sociali che il trasloco apporterà ai suoi bambini. I suoi occhi sono troppo lucidi; il labbro superiore è più spesso di quello inferiore e il naso è affilato. «Sembra un uccello da preda,» commenta qualcuno nel dorm. Qualcun altro dice: «È evidentemente infelice qui. È per la speranza di arraffare che si precipita là.» I bambini Cullinam hanno un’età che varia dai due ai tredici anni. Sfortunatamente rassomigliano ai loro genitori. Una ragazza dal naso prominente graffia il fratello mentre appaiono sullo schermo. Aurea dice con fermezza: «Nell’edificio si starà meglio senza la presenza del loro gruppo.»
Seguono interviste con altri trasferiti. Il quarto giorno della campagna, lo schermo offre una esauriente visita all’interno del 158, e mostra le comodità ultramoderne che la nuova costruzione offrirà. Irrigazione termale per tutti, pozzi di salita e di discesa velocissimi, schermi a tre pareti, un nuovo sistema di programmazione per la distribuzione del cibo dalle cucine centrali, e molte altre meraviglie che rappresentano i migliori esempi del progresso urbano. Il numero dei volontari per il trasferimento è ora salito a 914.
Forse, pensa Aurea storditamente, colmeranno l’intera quota con volontari.
Memnon dice: «La cifra è falsa. Siegmund mi dice che finora non abbiamo raccolto che novantun adesioni volontarie.»
«Allora perché…»
«Per incoraggiare gli altri.»
La seconda settimana, la trasmissione che tratta del nuovo edificio indica che il numero dei volontari è ora salito a 1060. Siegmund ammette privatamente che la cifra reale è leggermente più bassa, sebbene sorprendentemente non molto minore. Si attendono pochi volontari supplementari. Lo schermo comincia a far balenare la possibilità che sia necessaria la coscrizione di trasferiti. Due uomini dell’amministrazione di Louisville e un paio di regolatori d’eliche di Chicago vengono mostrati mentre discutono la necessità di una giusta mescolanza genetica nel nuovo edificio. Un ingegnere morale di Shanghai parla dell’importanza di essere degni di benedizione in tutte le circostanze. È degno di benedizione obbedire al piano divino e ai rappresentanti di dio sulla Terra, dice. Dio è tuo amico e non ti farà del male. La qualità di vita a Monurb 158 peggiorerà se la sua popolazione iniziale non raggiungerà i livelli pianificati. Questo sarebbe un delitto contro coloro che hanno deciso volontariamente di andare al 158. Un delitto contro l’uomo tuo compagno è un delitto contro dio, e chi vorrebbe mai offenderlo? Perciò è dovere di tutti verso la società accettare il trasferimento se questo viene offerto.
In seguito c’è una intervista con Kimon e Freya Kurz, di tredici e quattordici anni, provenienti da un dorm di Bombay. Sono sposi recenti. Non si offriranno come volontari, lo ammettono, ma non spiacerebbe loro di venire coscritti. «Il modo in cui consideriamo la cosa,» dichiara Kurz, «è che potrebbe essere una grande opportunità. Voglio dire, se dovessimo avere bambini, riusciremmo immediatamente a trovare loro una condizione sociale superiore. Laggiù è un mondo nuovo di zecca — non ci sono limiti alla velocità del nostro avanzamento sociale, e neppure al modo in cui questo avverrà. Il riassestamento del trasferimento avverrebbe in un primo tempo un poco a gomitate, ma dovremmo progredire abbastanza in fretta. E sapremmo che i nostri piccoli non dovrebbero entrare in un dorm quando fossero abbastanza grandi per sposarsi. E potrebbero ottenere camere proprie senza dovere attendere, perfino prima di avere figli. Così, anche se non siamo desiderosi di lasciare i nostri amici e tutto, siamo pronti ad andare se la ruota punterà verso di noi.» Freya Kurz, estatica, senza respiro, dice: «Sì. Questo va bene.»
Il processo di ammorbidimento continua con una spiegazione di come verranno scelti i coscritti: 3.878 in tutto, non più di 200 da ciascuna città o trenta da ciascun dormitorio. L’insieme degli eleggibili consiste in uomini e donne sposati di età comprese tra i dodici e i diciassette anni che non abbiano bambini; una gravidanza in corso non viene considerata come un bambino. La selezione sarà fatta estraendo a sorte i nomi.
Infine i nomi dei coscritti vengono resi noti.
La voce allegra dello schermo annuncia: «Dal dormitorio del 735° piano di Chicago sono state scelte le seguenti persone degne di benedizione: possa iddio dare loro fertilità nella loro nuova vita:
«Brock, Aylward e Alison.
«Feuermann, Sterlig e Natasha.
«Holston, Memnon e Aurea.»
Verrà strappata dalla sua matrice. Verrà divisa dall’insieme di memorie e di affetti che costituisce la sua identità. È spaventata all’idea di andare.
Si opporrà all’ordine.
«Memnon, compila un ricorso! Fa’ qualcosa, presto!» Tormenta la parete scintillante del dormitorio. Egli la guarda con occhi assenti; sta per andare al lavoro. Ha già detto che non c’è nulla da fare. Esce.
Aurea lo segue nel corridoio. Il viavai del mattino è incominciato; i cittadini del 735° piano di Chicago corrono via. Aurea singhiozza. Ha trascorso la sua vita tra loro. Tormenta la mano di Memnon. «Non abbandonarmi,» sussurra con asprezza. «Come possiamo permettere che ci gettino fuori del 116?»
«È la legge, Aurea. I cittadini che non la osservano precipitano nello scarico. È quello che vuoi? Andare a rifornire la massa di combustione per i generatori?»
«Non voglio andare, Memnon! Ho sempre vissuto qui! Io…»
«Tu stai parlando come un flippo,» egli dice, parlando a bassa voce. La spinge indietro verso il dormitorio. Alzando gli occhi, ella vede soltanto narici scure cavernose. «Prendi una pillola, Aurea. Parla con il consolatore del piano, perché non lo fai? Calmati e adattiamoci.»