Il tempo passa. Amy è morta e Beverly è una donna di casa grassa e tozza di mezz’età, ci scommetto. Ecco qui una lettera indirizzata a Jackie Newhouse, in cui le dico che non ce la faccio a dormire perché continuo a pensare a lei. Jackie Newhouse? E questa chi è? Oh, sì. Un metro e 60 di ragazza, e un paio di tette che avrebbero fatto vergognare Marilyn Monroe. Succosa. Ottusa. Labbra contratte, occhi color verdemarino. Jackie in sé non era niente se si tolgono i suoi seni, però quelli erano più che sufficienti per me, diciassettenne e attaccato alle mammelle, Dio solo sa perché. L’amavo per le sue poppe, così sferiche e bene in vista in quell’attillata maglietta che le piaceva tanto indossare. Estate 1952. Era innamorata di Frank Sinatra e di Perry Como, e portava un “Frankie” scritto grosso con il rossetto sulla coscia sinistra in basso, sopra i jeans e un “Perry” sulla coscia destra. Era anche innamorata del suo insegnante di storia, che si chiamava, mi sembra, Leon Sissinger o Zippinger o qualcosa del genere, e sui jeans portava scritto un bel “Leon” tra chiappa e chiappa. La baciai due volte, però finì lì, senza neppure metterle la lingua in bocca; era più riservata di me, atterrita al solo pensiero che qualche spaventosa mano di maschio potesse violare la purezza di quelle tette poderose. Le ronzai attorno, senza tentare di penetrare nella sua testa perché mi aveva avvilito vedere quanto fosse vuota. Come andò a finire? Ah, ecco: il suo fratellino Arnie mi stava raccontando che lui la vedeva nuda in casa, continuamente; allora io, accanendomi alla ricerca di una visione mediata dei suoi seni nudi, mi precipito dentro il suo cranio e mi faccio una sbirciata di seconda mano. Fino a quel momento non mi ero mai reso conto di quanto fosse importante un reggiseno. Liberi, quelli penzolavano fin sulla sua pancia grassottella, due montagnole di carne tremante attraversate da sporgenti vene azzurrine. Mi guarì dalla mia fissazione. Dopo tanto tempo sei così irreale per me, adesso, Jackie.
Qui. Date un’occhiata. Osservate me. Le mie ferventi frenetiche effusioni d’amore. Leggetele tutte, che me ne frega? Donna, Elsie, Magda, Mona, Sue, Lois, Karen. Pensavate che io fossi un tipo sessualmente carente? Credete che la mia adolescenza zoppicante mi abbia precipitato in un’età adulta incapace di trovare donne? Tra quelle cosce io stavo inseguendo la mia vita. Cara Connie, che notte selvaggia è stata quella! Cara Chiquita, il tuo profumo indugia ancora nell’aria. Cara Elaine, quando mi svegliai quella mattina avevo sulle mie labbra il sapore di te. Cara Kitty, io…
Oh, Dio santo! Kitty. Cara Kitty, ho tante cose da spiegarti che non so neppure da che parte cominciare. Tu non mi hai mai capito, e io non ho mai capito te, e di conseguenza l’amore che ho avuto per te era destinato a portarci a un brutto momento presto o tardi. La progressiva incapacità di comunicare ha completamente avvolto la nostra relazione, ma siccome tu eri diversa da qualunque persona io abbia mai conosciuto, veramente e qualitativamente diversa, io feci di te il centro delle mie fantasie e non potevo accettarti com’eri, ed ero costretto a martellarti, martellarti, martellarti, finché… Oh, Dio mio! È troppo penoso. Maledizione, come sarebbe a dire che leggete la posta di un altro? Ma non avete neanche un po’ di decenza? Non posso farvi vedere questa roba. Il giro è finito. Fuori! Fuori! Fuori tutti Cristo, fuori!
20
C’era sempre il pericolo di essere sorpreso. Lui lo sapeva che doveva stare all’erta. Quella era un’epoca di cacciatori di streghe, nella quale chiunque si differenziava dalle norme della comunità veniva scovato e bruciato sul rogo. C’erano spie dappertutto, a caccia del segreto del giovane Selig, alla ricerca della spaventosa verità che lo riguardava. Anche la signorina Mueller, la sua insegnante di biologia. Una donna grassa e tozza, piccoletta, sui quaranta, una faccia da funerale e le occhiaie nere; simile a un’attivista di una qualche sconosciuta setta segreta portava i capelli tagliati brutalmente corti, la nuca che mostrava sempre una peluria corta e ispida frutto di una recente rasatura, e ogni giorno arrivava in classe con un grigio grembiule da laboratorio. La signorina Mueller era molto addentro nel settore dei fenomeni extrasensoriali e occulti. Naturalmente, non si usavano frasi come “molto addentro” nel 1949, quando David Selig frequentava le sue lezioni, ma lasciamo passare l’anacronismo: lei era in anticipo sui suoi tempi, una hippie nata troppo presto. Scavava veramente dentro l’irrazionale, lo sconosciuto. Aveva visto in sogno la sua strada (insegnamento di biologia alle superiori) ed era, in fondo, quella che percorreva. Quello che la infiammava, davvero, erano cose come la telepatia, chiaroveggenza, telecinesi, astrologia, tutto il bagaglio della parapsicologia. Le provocazioni anche minime erano più che sufficienti per distoglierla dalla lezione del giorno, lo studio del metabolismo o del sistema circolatorio o quel che era, e lanciarla in uno dei suoi sogni preferiti. Della sua generazione fu la prima a possedere l’I Ching. Aveva trascorso un po’ di tempo all’interno di scatole a energia orgonica. Credeva che la Grande Piramide di Gizah contenesse rivelazioni divine per l’umanità. Aveva cercato verità molto profonde sulla via dello Zen, della semantica generale, degli esercizi di capacità visiva di Bates, della lettura di Edgar Cayce. (Con quanta facilità posso indovinare le successive tappe della sua ricerca, finito l’anno della mia personale esposizione al suo contatto! Lei dev’essersi dedicata alla Dianetica, a Velikovsky, Bridey Murphy, e Timothy Leary, ed essere finita, nella vecchiaia, come un guru in qualche nido d’aquila a Los Angeles, imbottita di psilocibina e peyotl. Povera stupida ingenua meschina vecchia cagna.)
Naturalmente lei riprese le ricerche sulla percezione extrasensoriale che J.B. Rhine stava conducendo alla Duke University. Spaventava a morte David tutte le volte che ne parlava. Lui aveva costantemente paura che si abbandonasse alla tentazione di ripetere in classe alcuni esperimenti di Rhine, con la conseguenza di farlo saltar fuori dal suo nascondiglio. Naturalmente anche lui, a sua volta, aveva letto Rhine: The Reach of The Mind e New Frontiers of the Mind, aveva sempre guardato attentamente tra le oscurità del Journal of Parapsychology, nella speranza di trovare qualcosa che potesse spiegare a lui se stesso, invece lì non c’era nient’altro che statistiche e nebbiose congetture. Okay, Rhine non rappresentava una minaccia per lui, assolutamente, fintantoché non veniva a gingillarsi dalle parti del Nord Carolina. Però quella scervellata della signorina Mueller, lei sì che poteva metterlo a nudo e consegnarlo al rogo.