Gli affari erano continui, però niente di spettacolare; una volta che si fu procurato il suo gruppetto di fissi, le provvigioni di Selig arrivarono a 160 dollari alla settimana, il che significava molti più soldi di quanti lui ne avesse mai fatti in precedenza, ma ancora non intravedeva la possibilità di introiti del livello desiderato. Sei stato fortunato a essere arrivato qui in primavera — gli disse un altro agente. — Durante l’inverno tutti i clienti vanno in Florida e noi possiamo crepare prima che qualcuno ci procuri un affare qui. — Come aveva predetto Nyquist, riusciva a far saltar fuori qualche interessante guadagno lavorando per conto proprio; c’erano sempre piccole quantità di denaro che giravano in ufficio, informazioni calde con appiccicata della bella grana. Quando cominciò aveva 350 dollari da parte, ma rapidamente moltiplicò il suo malloppo fino a una notevole somma a quattro cifre, facendo i soldi su Chrysler e Control Data e la RCA e la Sunray DX Oil, comprando e vendendo sulla base di voci di assorbimenti, di divisioni, o di guadagni su utili energetici; però scoprì che Wall Street segue due strade, e molti dei suoi guadagni sfumarono con affari mal calcolati su Brunswick, Beckman Instruments, e Martin Manetta. Arrivò ad accorgersi che non ce l’avrebbe mai fatta ad avere abbastanza grana per andarsene fuori dal mondo a scriversi il suo romanzo. Del resto il mondo aveva veramente bisogno di un altro romanziere dilettante? Si chiedeva che cosa avrebbe fatto in seguito. Dopo tre mesi che faceva l’agente di cambio aveva una certa sommerta in banca, però non era granché, e per di più lui era annoiato a morte.
Fu la fortuna a rivelargli Kitty. Lei venne in un afoso mattino di luglio alle nove e mezzo. Il mercato non era ancora aperto, la maggioranza degli agenti se n’erano volati sui monti Catskill per passarvi l’estate, e le uniche persone presenti in ufficio erano: Martinson, il manager, Nadel, uno degli altri agenti, e Selig. Martinson era tutto preso dalle sue cifre, Nadel era occupato al telefono con qualcuno del centro e tentava di portare a buon fine una complicata trattativa per l’America Photocopy, e Selig, disoccupato, stava sognando ad occhi aperti di innamorarsi della bellissima nipotina di qualcuno. Fu allora che la porta si aprì ed entrò la bellissima nipotina di qualcuno. Non proprio bellissima, forse, però certamente molto attraente: una ragazza sulla ventina, snella e ben proporzionata, alta forse un metro e 60, o 70 con capelli vaporosi castano brillante, occhi azzurro-verdi, lineamenti deliziosamente tratteggiati, una figurina stupenda. Appariva timida, intelligente, in un certo qual senso innocente, un curioso miscuglio di conoscenza e di ingenuità. Indossava una blusa candida di seta, una catenina d’oro cadeva sui piccoli seni, e una gonna lunga fino alla caviglia, scura, che lasciava intravedere un accenno di bellissime gambe. No, non una ragazza bellissima, però certamente graziosa. A guardarla vi rinfrescava. Maledizione, si chiedeva Selig, cosa ci viene a fare in questo tempio del diavolo alla sua età? Arriva qui con cinquant’anni di anticipo. La curiosità lo spinse a scandagliarla mentre lei si muoveva nella sua direzione. Alla ricerca soltanto di dati superficiali: nome, età, stato civile, indirizzo, numero di telefono, motivo della visita, che altro?
Non ne ricavò niente.
Questo lo lasciò esterrefatto. Era un’esperienza incredibile. Unica. Allungarsi verso una mente e trovarla assolutamente inaccessibile, opaca, come se fosse nascosta dietro un muro impenetrabile… non gli era mai successo prima. Non afferrò nessuna aura proveniente da lei, assolutamente niente. Avrebbe potuto essere un manichino da vetrina di un grande magazzino, oppure un robot senza cervello proveniente da un altro pianeta. Lui rimase seduto lì, sbattendo le palpebre, cercando di rendersi conto del motivo del suo fiasco. Rimase così scosso dalla sua totale opacità che addirittura dimenticò di ascoltare quello che lei stava dicendogli, e fu obbligato a chiederle di ripetere.
— Ho detto che mi piacerebbe aprire un conto di mediazione. Voi siete un agente di cambio?
Impacciato, maldestro, ferito dalla improvvisa durezza della ragazza, lui le fornì i termini di apertura di conto. Nel frattempo gli altri agenti erano arrivati, però era troppo tardi: secondo le regole della ditta, lei era sua cliente. Sedendo davanti alla sua scrivania tutta ingombra, lei gli parlò della sua necessità di fare alcuni investimenti, mentre lui studiava l’elegante affilata struttura del suo naso arcuato, combatteva senza successo contro la sua sconcertante e enigmatica inaccessibilità mentale, e nonostante quell’inaccessibilità, o forse proprio a causa sua, sentiva che stava inesorabilmente innamorandosi di lei.
Lei aveva 22 anni, da un anno uscita da Radcliffe, proveniva da Long Island, e condivideva un appartamento in West End Avenue con due altre ragazze. Non sposata: c’era stata una lunga banale relazione che era terminata in un fidanzamento rotto non tanto tempo prima: lo avrebbe scoperto più tardi (quant’era strano per lui non scoprire tutto d’un colpo, prendendo tutte le informazioni che voleva). La sua formazione base era matematica e lei lavorava come programmatrice, su un elaboratore elettronico, un termine che, nel 1963, per lui significava molto poco; non era sicuro se lei disegnava computer, o faceva l’operatrice o li aggiustava. Recentemente aveva ereditato 6 mila 500 dollari da una zia dell’Arizona, e i suoi genitori, che evidentemente erano rigidi e formidabili sostenitori dell’educazione tipo nuota-o-annega, le avevano detto di investire i soldi per conto suo, così da assumersi delle responsabilità da adulta. Perciò era venuta all’ufficio di cambio più vicino, come un agnello che va a farsi tosare, per investire i suoi soldi. — Che cosa desiderate? — le chiese Selig. — Metterlo al sicuro o fare qualche piccolo traffico per guadagnare sul capitale?
— Non lo so. Non conosco neanche l’abc del mercato di borsa. Desidero soltanto non fare nessuna sciocchezza.
Un altro agente di cambio — metti Nadel — le avrebbe fatto il discorsetto del Niente Avventura Niente Guadagno, e, raccomandandole di dimenticare concetti vecchi e sorpassati come i dividendi, l’avrebbe guidata verso un portafoglio azionario, Texas Instruments, Collins Radio, Polaroid, roba del genere. Poi avrebbe manipolato i suoi soldi ogni tanto, sostituendo alla Polaroid la Xerox, alla Texas Instruments la Fairchild Camera, alla Collins l’American Motors, poi all’America Motors di nuovo la Polaroid, ricavandone esorbitanti guadagni per sé, e forse facendo un po’ di soldi anche per lei, o forse perdendone un po’. Selig non aveva lo stomaco adatto per manovre di quel tipo. — Questo può sembrare indigesto — disse lui — però ci lascia lavorare veramente sul sicuro. Vi raccomanderò qualche operazione discreta che non vi renderà mai ricca ma di cui non dovrete neppure mai pentirvi. E poi potrete starvene lì a guardar crescere i vostri soldi, senza prendervi la briga di seguire le quotazioni di borsa ogni giorno per scoprire se dovete vendere. Perché voi non avete effettivamente nessun bisogno di preoccuparvi delle fluttuazioni a breve termine, non è così? — Questo non era per niente quello che Martinson gli aveva raccomandato di dire ai nuovi clienti, ma che andasse all’inferno e ci crepasse. Le procurò qualche azione della Jersey Standard, qualcuna della Telephone, un po’ di IBM, due buone azioni della compagnia dell’elettricità, e 30 di un fondo a capitalizzazione fissa, che si chiamava Lehman Corporation; le possedevano un mucchio di agenti anzianotti. Lei non fece domande, non volle neppure sapere che cosa fosse un fondo a capitalizzazione fissa. — Ecco qua — disse lui. — Adesso possedete un portafoglio. Siete una capitalista. — Lei sorrise. Era un sorriso timido, quasi forzato, ma lui pensò di scorgere più che simpatia nei suoi occhi. Era un’agonia per lui non riuscire a leggerle nel pensiero, essere costretto a dipendere dai simboli esteriori per indovinare che impressione le aveva fatto. Comunque afferrò al volo l’occasione. — Che cosa fate questa sera? — le chiese. — Io esco di qui alle quattro.