Adesso doveva pensare che la Spina faceva funzionare anche le calotte; e poiché era così, era meno disposto che mai a credere alla magia di qualcosa che poteva venire arrestato da un pezzo di roccia. Forse gli avrebbero permesso di dare un’occhiata ad alcune di quelle viscere meccaniche, se avesse fatto il bravo e fosse stato al gioco. Si chiese se sarebbe mai riuscito a convincerli a lasciare che ci pasticciasse: e a che servono i macchinari, se non puoi pasticciarci? Quindi, a che serviva stare al gioco? E poi, Petra Jovans non aveva cercato di parlargli, mentre lui andava dal luogo della Rasatura alla porta della Spina, e perciò era infuriato con tutto e con tutti quando arrivò alla porta dell’Honor Anziano ed entrò.
«Perché non hai bussato?», chiese l’Honor Anziano, che era seduto dietro una scrivania.
«Non mi aspettavi?», ribatté Honor Secon Jackson.
L’Honor Anziano sorrise. Non c’era il minimo dubbio, questa volta; era il sorriso più largo che Secon Jackson avesse mai visto, e in un certo senso questo gli fece paura.
«Siediti, Honor», disse l’Anziano, spingendo una sedia verso di lui. «Credo che ci sia un modo di metterci d’accordo».
La sedia era esattamente come quelle che ognuno aveva in casa, ma questa non era stata usata per tanti anni e da tanta gente. Le rotelle giravano ancora. Secon Jackson la prese, la fece ruotare in modo che la scrivania fosse tra lui e l’Honor Anziano, e sedette. «D’accordo. Non mi dispiacerebbe».
«Non dispiacerebbe neppure a me, se fossi al tuo posto», disse l’Honor Anziano. «Non fraintendiamo la situazione, Honor Secon Jackson. Ho vissuto molto a lungo, e anche per me ci fu un giorno in cui andai nel deserto ed ebbi la mia piccola sorpresa. Ognuno degli Honor che vedi girare qui intorno, ogni Honor che mai ti abbia detto qualcosa della caccia e degli amsir, è andato nel deserto e ha avuto la stessa sorpresa. E non sentirai nessuno di loro lamentarsi. E non vedrai che io incontri difficoltà a mandare avanti le cose. Pensaci. Non fare niente che ti sembri andare bene. Qualunque cosa sia, io ci ho già pensato».
Secon Jackson lo studiò nello stesso modo in cui studiava sempre tutto. Il sorriso era molto meno ampio, adesso, ma c’era ancora. Secon Jackson cercò di pensare cosa avrebbe pensato lui, se avesse avuto quel sorriso; spesso era un sistema che non serviva a molto, ma stavolta funzionò. Il vecchio pensava che Secon Jackson avrebbe fatto la figura dello stupido, e che sarebbe stato facile manovrarlo, se avesse tirato diritto e avesse fatto quello che gli pareva più sensato. Sta bene, si disse Secon Jackson, allora non lo farò, e la prossima mossa spetta a te.
«Quindi non otterrai niente di speciale da me, per aver fatto quello che ha fatto ogni altro Honor che vive qui».
Lo sapevo già un minuto fa, si disse Secon Jackson; e poi si accorse che il vecchio poteva sfoggiare quel sorriso ed essere egualmente uno sciocco. Sapeva che Secon Jackson era sveglio, ma non credeva che lo fosse troppo. Non hai soltanto l’aspetto di un amsir, vecchio, pensò Secon Jackson, con un senso di sollievo, e ti piacerebbe andare ad Ariwol proprio adesso e accorgerti di essere stato un idiota?
«Non pensare a uccidermi adesso», disse l’Anziano, in tono noncurante. «Morirò abbastanza presto, e allora tu potrai avere tutto».
II
Era come se all’improvviso fosse cresciuta la distanza tra lui e i suoi occhi e i suoi orecchi. Secon Jackson si appoggiò allo schienale della sedia e disse: «Potrò avere tutto».
«Sì. Ma io dovrò dirti come, e tu dovrai imparare, e dovrai imparare anche a fare in modo che funzioni».
«Sta bene», disse Secon Jackson, riprendendosi. «Comincia a fare la tua parte».
L’Honor Anziano assunse un’espressione divertita. «Be’, non posso dirti tutto in un giorno».
«Non lo pretendo, ma comincia».
«D’accordo. Senti… Qui le cose sono molto semplici. Diciamo alla gente un mucchio di frottole per farle sembrare difficili, ma non lo sono. Noi viviamo intorno alla Spina, e lontano dalla Spina c’è un deserto dove vivono gli amsir. Possiamo praticare l’agricoltura e procurarci un po’ di carne e materiale per gli utensili dando la caccia agli amsir. Ecco, nel mondo non c’è altro. Il Sole sorge, il Sole tramonta. C’è l’estate e c’è l’inverno. C’è solo una certa quantità di terra, e c’è solo un certo numero di calotte da dare agli Honor. Ora, tutto questo deve essere gestito. Se lasciassimo in pace i contadini, quelli farebbero ciò che è più comodo, e metterebbero al mondo figli e pianterebbero tutto quello che gli passa per la testa; e potrebbe esserci cibo per tutti, e potrebbe anche non esserci. E anche se il cibo fosse sufficiente, e non credo che i contadini potrebbero provvedere a questo, tutti continuerebbero a vivere esattamente come adesso. Ti piacerebbe, Honor?». Gli occhi del vecchio scintillavano.
«Non è necessario che io risponda. Continua».
«È vero. Non mi occorre una risposta. Quello che puoi vedere è solo una parte del sistema. Vedi come inganniamo i contadini, e vedi quel che facciamo per indurli a credere che noi siamo speciali. Così, quando ci serve qualcosa per tirare avanti, possiamo ottenerla. Quando vediamo una donna che ci piace, possiamo averla. E adesso parliamo di donne. A cosa serve una donna, oltre che a divertirsi?».
«Per cucinare, pulire, tenere in ordine la casa», disse Secon Jackson.
L’Honor Anziano scuoteva la testa, e questo non sorprendeva Jackson, perché non si faceva mai una domanda se non si conosceva mai una risposta inattesa. «No», disse in tono saggio l’Anziano. «Una donna serve per essere migliore di tua madre, in modo che tu possa avere figli migliori di te. Ricordalo. È così per tutto. Quando prendi la pagnotta di un contadino e la mangi, la ragione di quel pane è renderti migliore… mantenerti forte e fare di te un Honor migliore. E se il pane della donna di un contadino è migliore di quello di un altro, allora tu ritorni in quel posto a prendere il pane. Anche se non prenderai mai quella donna, che potrebbe essere vecchia e brutta. Ma potrebbe avere una figlia, e tu potresti prenderti la figlia. E anche se non avesse figlie, tu saresti pur sempre migliore e più forte, grazie al pane migliore, e potresti prenderti una donna migliore di quanto otterresti altrimenti. E anche se non la prendessi e ti limitassi a servirti di lei, e suo figlio diventasse contadino, sarebbe un contadino migliore di quanto sarebbe stato, perché sapremmo già che l’uomo di sua madre non era stato abbastanza valido per fermarti».
«Quindi noi miglioriamo sempre tutto, qualunque cosa facciamo», disse Secon Jackson. Pensò che era un bel mondo, quello dove un Honor poteva fare tutto ciò che gli colpiva la fantasia, e questo serviva sempre a migliorare le cose. «Adesso spiegami gli amsir che sono armati di giavellotto e parlano».
«Ci arriveremo, te lo prometto», disse l’Honor Anziano. «La ragione per cui non vogliamo mai rischiare che qualcuno scopra la verità prima di essere diventato un Black Honor è la stessa per cui non ne parliamo mai quando i contadini possono ascoltarci». L’Honor Anziano si tese verso di lui, con aria seria. «Questo è importante, ragazzo mio. Se puoi capirlo e servirtene, avrai un motivo per essere speciale, persino tra gli Honor».
L’Anziano fece un gesto noncurante. «Diavolo, lo so che quasi tutti i giovani che portano armi, qui, sono soltanto contadini con un aratro di tipo diverso. Invece di sapere come si fa a battere il grano, sanno attaccare gli amsir; e, poiché lo sanno, credono che questo li renda eccezionali, e non c’è bisogno che pensino altro. No, ragazzo mio». L’Anziano gli puntò contro un dito ossuto e grinzoso. «Tu devi essere come noi. Devi avere gli occhi, e gli orecchi, e qualcosa dentro alla testa. E lo sai benissimo, come lo so io. Ma io so meglio di te come si fa».