«C’è parecchia gente, qui intorno, e ognuno crede che un giorno andrà ad Ariwol come tutti gli altri, e ci vivrà magnificamente senza lavorare. Tu glielo lasci credere, perché cosi si sente indotto a lavorare finché è qui. Lasci che sia un contadino, o un Honor, ma lasci anche che continui a pensare ad Ariwol, dove quelli come lui se la passano in modo splendido. Ma ti assicuri che sappia bene di essere un contadino o un Honor, perché allora sa chi è e sa cosa ci si aspetta da lui, finché è qui».
«Se sa cosa ci si aspetta da lui, allora farà quello che ci si aspetta. Non comincerà a curiosare nel cuore della notte, o in pieno giorno, per togliere i puntelli sotto tutto ciò che viene fatto per lui. Quanti di noi credi ci siano, in una generazione? Siamo molto pochi, ragazzo. Quello che tutti i contadini e quasi tutti gli Honor non ammetteranno mai, neppure di fronte a se stessi, è che se non fosse per noi sarebbero tutti morti. Sarebbero morti perché rovinerebbero la terra, o perché mangerebbero in modo sbagliato, o perché pasticcerebbero qui dentro e ucciderebbero la Spina».
L’Anziano studiò il volto di Secon Jackson. «Hai mai sentito parlare di qualcuno che volesse entrare nella Spina senza averne il diritto? Ma vedi qualche guardia, qui intorno? Hai mai sentito dire che un contadino decida all’improvviso: “Adesso me ne andrò fuori a caccia di amsir”? Hai mai sentito un contadino affermare: “Voglio più acqua”? E permettimi di chiedertelo. Se avessimo guardie, là fuori, i contadini non direbbero: “Chissà cosa custodiscono? E se hanno bisogno di guardie, forse tutto quello che devo fare, per capire, è togliere di mezzo qualcuno?”. Hai mai pensato cosa succederebbe se dicessimo ai contadini: “Voi non potete andare a caccia di amsir”? Non credi che si chiederebbero: “Be’, diavolo, è solo una legge fabbricata da loro”? No, ragazzo mio, non è così che si fa: altrimenti tutti quanti comincerebbero a pensare che basta infrangere qualche legge per avere ciò che vogliono. No, tu mostri alla gente una porta aperta e dici: “Questa è per gli Honor”. Mandi tanti uomini nel deserto, e moltissimi non ritornano. Non hai bisogno di dire ai contadini che è soltanto per gli Honor… Non ne hai bisogno, se fai così. Lo capiscono da soli.
«È così che si mandano avanti le cose, ragazzo. E ti dirò di più… Scommetto che ci sono contadini che si sono spinti nel deserto, e scommetto che c’è stata gente che è entrata da quell’ingresso. Ma non hanno detto a nessuno quel che intendevano fare. E poi, si sono spinti nel deserto e sono morti, oppure sono tornati indietro quando sono arrivati al limitare e non hanno visto neppure un amsir, e non ne hanno parlato con nessuno. Non credo che qualcuno di loro si sia spinto molto lontano. Non perché siano morti, ma perché sapevano, fin da quando erano bambini, che avrebbero dovuto vergognarsene. E anche se vedessero un amsir, anche se qualcuno entrasse qui e vedesse certe cose, non saprebbe che significano perché nessuno glielo ha mai detto. E, dopo un po’, se ne andrebbe. E se non si ammalasse e non morisse, non ne parlerebbe comunque con nessuno, perché se lo dicesse a qualcuno, forse quello lo ucciderebbe per rimediare alla svista. Nessuno ama un solitario, ragazzo… Perché nessuno sa chi è».
Secon Jackson tornò a fissare gli occhi socchiusi del vecchio. «A meno che stia in vetta».
Il vecchio sorrise e annuì. «L’idea è questa».
«Sta bene», disse Jackson. «Ora, a parte il fatto che tu vuoi che alcuni dei tuoi giovani Honor si facciano uccidere, perché non mi è mai stato detto che gli amsir sanno parlare e sono armati di giavellotti?».
«Ecco, tu avresti cominciato a fabbricarti uno scudo e una lunga lancia, prima di avventurarti là fuori», disse l’Honor Anziano. «E se l’avessimo detto a qualcuno come tuo fratello prima che lui andasse là fuori, lo avrebbe riferito ad altri, per dimostrare che sapeva una cosa ignota a tutti quanti. Nell’uno e nell’altro caso, i contadini si sarebbero agitati parecchio. Ascolta, ragazzo… Cosa ti ha detto l’amsir?».
«Ha detto “Arrenditi”».
L’Anziano stava già annuendo. Era un’altra delle domande delle quali conosceva già la risposta. «Esattamente. Non voleva ucciderti… Dovevi essere uno sciocco fortunato, per non averlo capito fin quasi dall’inizio ed essere ancora vivo, e tu non sei sciocco. Ma non sono sicuro che tu sia fortunato. Ragazzo, nel mondo ci sono assai più cose di quanto chiunque immagini…».
«Lo so. L’avevo capìto da me», disse Honor Secon Black Jackson, che era stanco di sentirsi chiamare «ragazzo».
«Davvero? E hai capito cosa significa? Dopo che è successo, hai avuto tempo di pensare, come penserebbero i contadini, se lo sapessero e avessero la possibilità di rimuginarci sopra? Ascolta, ragazzo, in questo mondo… in questo mondo reale che deve essere molto più grande della Spina e del deserto, c’è qualcosa che non vuole uccidere gli Honor. C’è qualcosa che invece vuole portarli via. Lui voleva farti prigioniero. Lui e ogni altro amsir che si è lasciato attirare in un’imboscata, là fuori, era pronto a correre il rischio di morire perché cercava di mettere in atto un piano, mentre l’Honor voleva soltanto ucciderlo.
«Qualcosa, là fuori, vuole gli Honor. Forse li vuole soltanto per mangiarseli vivi in santa pace, da qualche parte, fuori dal deserto. Non lo so. Non lo sa nessuno. Ma qualunque cosa sia, sembra che sia un mondo tanto grande che in confronto gli Honor non sono neppure contadini… Sono una messe. E per quanto tempo credi che potremmo mandare avanti le cose, qui, se i contadini sapessero che cosa siamo?».
Secon Jackson attese, in silenzio, ma l’Anziano s’era assestato comodamente sulla sedia e lo guardava come se si aspettasse di vederlo stravolto. Per un minuto, Jackson non riuscì a crederlo. L’Anziano gli aveva detto tutto questo esclusivamente per dimostrare qualcosa che Jackson aveva intuito da solo, la notte prima, durante la lunga marcia verso casa. Stava lì ad ascoltare un vecchio, mentre avrebbe potuto fare qualcosa di utile, e aveva davanti il grosso pacco che il vecchio gli aveva aperto, e dentro non c’era niente, niente che non fosse di seconda mano.
Vecchio, pensò, hai perso tempo e l’hai fatto perdere a me. Disse: «Quindi immagini che io sia abbastanza intelligente. Se imparo come si fa a far stare in riga la gente senza che spinga, uno di questi giorni diventerò Honor Anziano?».
«Può darsi. Hai maggiori probabilità di chiunque altro». Il vecchio lo guardò fermamente, con quegli occhi che sembravano scoprire le menzogne. «Ma dovrai meritarlo. È un mondo duro, ragazzo. Puoi vedere che è più duro di quanto avessi mai pensato. Non c’è niente di facile, neppure per uno di noi».
«Uno di noi furbi», disse Honor Secon Jackson.
«Uno di noi furbi», ripeté il vecchio. «È inutile che ti illuda… Considerati in un modo diverso, e sarai battuto prima ancora d’incominciare».
«Ne hai visti molti, di furbi, in vita tua?».
«Qualcuno».
«Qualcuno che sta circolando là fuori in questo momento, e pensa che diventerà lui l’Anziano. Ognuno di loro la pensa in questo modo?».
Il vecchio sorrise. «Qualcuno, sì. Ti preoccupa?».
Jackson scrollò la testa. «No».
Il vecchio sorrise di nuovo. Sembrava quasi che si accingesse a gridare: «Arrenditi! Arrenditi!». Disse: «Deve essere così, ragazzo. È così che deve andare… Deve risultarne una lotta. È questo che migliora le cose, le martellate e le coltellate. Serve a dare la forma a ogni cosa. Elimina i punti deboli. Ragazzo, è necessario rendere migliore questo posto. Deve resistere fino al giorno in cui gli amsir troveranno il modo di avvicinarsi alla Spina. Deve essere così, perché diventiamo più duri, e continueremo a vivere qui, se mai la Spina sparirà». Il vecchio si alzò bruscamente e diede un calcio leggero alla parete di metallo dietro di lui. La percosse con il palmo della mano ossuta. «Questo è solo un altro maledetto utensile, ragazzo! Un giorno o l’altro si logorerà. Se tutto andrà bene, saranno quelli come noi a rendere la gente di questo posto abbastanza dura e resistente per poterne fare a meno!». Gli occhi dell’Anziano brillavano. Tremava. «Ragazzo, devi capire!».