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Dall’altra stanza del locale giunse il suono di una canzonetta. La cameriera aveva acceso una radio portatile. La vita normale continuava, identica, tranquilla.

— Non ci riuscirà — disse John.

— Sono quasi propenso a darti ragione — disse Roger. — Le notizie finiranno col trapelare, e le città si solleveranno prima che Welling abbia pronti i suoi bombardieri. Comunque non mi faccio illusioni. Le cose non andranno certo meglio. Secondo me, in questo modo ci saranno cinquanta milioni di morti, anziché trenta, e un ritorno alla barbarie peggiore per quelli che riusciranno a sopravvivere. Chi avrà la forza di proteggere i campi di patate da una turba affamata? Chi salverà i semi delle patate per il prossimo anno? Welling è una carogna, ma una carogna con le idee chiare. Il suo è un modo di salvare la nazione.

— Pensi che si verrà a saperlo?

Cercò di immaginare Londra in preda al panico, con lui e Ann travolti dalla folla, senza più la possibilità di raggiungere i ragazzi.

Roger sogghignò. — Preoccupante, vero? Sarà strano, ma ho la sensazione che non ci preoccuperemo più di Londra in rivolta quando ci troveremo lontani. E più presto ce ne andiamo, tanto meglio sarà.

— I ragazzi…

— Mary è a Beckenham, e Davey si trova in una località dell’Hertfordshire. Ci ho già pensato. Passiamo a prendere Davey durante il viaggio verso nord. Tu adesso devi andare a prendere Mary. Immediatamente. Io andrò a casa tua per avvisare Ann. Può preparare l’indispensabile da portar via. Olivia, Steve e io verremo da te, con la macchina già pronta. Quando arriverai con Mary ti daremo una mano a caricare i bagagli. Poi potremo partire. Se possibile, dovremmo andarcene da Londra molto prima di sera.

— Credo che tu abbia ragione — disse John.

Roger seguì lo sguardo dell’amico che si spostava per il bar. In un vaso di rame c’erano dei fiori, i fogli di un calendario svolazzavano mossi dal vento che entrava dalla porta, e il pavimento appena lavato era ancora umido.

— Diamo un addio a tutto questo — disse. — È il mondo di ieri. Da questo momento siamo dei contadini, e ben felici di esserlo.

Beckenham, gli aveva rivelato Roger, era compresa nell’area che sarebbe stata circondata dalle truppe. John venne fatto accomodare nell’ufficio della signorina Errington, la direttrice. La stanza era semplicissima eppure con un’impronta chiaramente femminile. Una combinazione (ricordava John) che aveva colpito Ann, quasi quanto la stessa signorina Errington, una donna esageratamente alta, molto gentile e affabile nonostante la serietà quasi eccessiva.

La donna entrò e inchinò leggermente la testa.

— Buona sera, signor Custance. — John osservò che era soltanto l’una. — Mi spiace di averla fatta aspettare.

— E io spero di non averla disturbata durante il pranzo. La donna sorrise. — È difficile, in questi giorni. È venuto per Mary?

— Sì. Vorrei portarla via con me.

— Si accomodi, prego — disse la signorina Errington. Poi lo guardò attentamente. — Desidera portarla via? Perché?

Quello fu il momento che gli fece capire tutto l’amaro peso del suo segreto. Non doveva lanciare l’allarme. Roger aveva molto insistito su questo punto, e lui si era trovato d’accordo. Per loro era molto importante, come lo era per il piano di sterminio studiato da Welling, che nessuno si allontanasse dalle città.

La necessità esigeva che quella donna alta e affabile restasse al suo posto, a morire.

— Si tratta di una questione di famiglia — disse John, impacciato. — C’è un parente di passaggio a Londra. Lei capisce…

— Vede, signor Custance, cerchiamo di ridurre queste interruzioni al minimo. Sarà d’accordo anche lei che possono turbare il buon andamento degli studi. Nel fine settimana sarebbe diverso.

— Sì, capisco. Ma si tratta di un suo… zio che questa sera partirà in aereo per andare oltreoceano.

— Davvero? Per molto tempo?

John cominciò a parlare con maggiore disinvoltura.

— Può restare lontano per qualche anno. E desiderava tanto poter salutare Mary.

— Poteva venire lui a trovarla — disse la signorina Errington, incerta. — Quando la riporterebbe indietro?

— Questa sera stessa.

— Be’, in questo caso… Mando qualcuno a chiamarla. — Andò alla porta e sporse la testa nel corridoio. — Helena! Vuoi dire a Mary Custance di venire da me? C’è qui suo padre. — Poi si rivolse a John. — Se è solo per oggi pomeriggio, non avrà bisogno di prendere niente, vero?

— Infatti — disse John — sarebbe inutile.

La signorina Errington tornò a sedersi alla scrivania.

— Le devo dire che sono molto soddisfatta di sua figlia, signor Custance. All’età di Mary le ragazze maturano, e cominciano a vedere con chiarezza ciò che vorranno fare. Ultimamente Mary ha studiato con molto profitto, e prevedo per lei una brillante carriera come insegnante, se vorrà continuare gli studi.

“Carriera come insegnante”, pensò John: avrebbe aiutato a mandare avanti la loro piccola oasi in un mondo deserto. — È una magnifica notizia.

La signorina Errington sorrise. — Comunque, le mie sono soltanto chiacchiere accademiche. Bisognerà vedere se i giovani che frequenterà le permetteranno di intraprendere una vita tanto arida.

— Non vedo niente di arido in una carriera del genere. La sua vita, signorina Errington, deve essere piena di soddisfazioni.

Lei rise. — È andata meglio di quanto prevedessi. Comincio a sognare la pensione!

Mary entrò, fece un cenno di saluto alla signorina Errington, poi corse ad abbracciare John.

— Papà! Cos’è successo?

— Tuo padre ti vuole portar via per qualche ora — spiegò la signorina Errington. — Tuo zio è a Londra di passaggio, diretto in America, e ti vuole salutare.

— Lo zio David? In America?

— Una decisione che nessuno si aspettava — disse John in fretta. — Ti spiegherò tutto per strada. Puoi venire via così?

— Sì, certo.

— Allora non vi trattengo oltre — disse la signorina Errington. — Potrebbe riportarla indietro per le otto, signor Custance?

— Farò il possibile.

La donna gli tese la lunga mano delicata. — Arrivederci.

John esitò. Ebbe un attimo di ribellione al pensiero di dover salutare quella donna senza dirle ciò che sarebbe successo. Ma non ebbe il coraggio di parlare. Tra l’altro, forse lei non gli avrebbe creduto.

— Se non dovessi riportare Mary per le otto — disse — vorrà dire che ho saputo che l’intera Londra sarà inghiottita da un terremoto. Se non mi vede entro sera, le consiglio di portare tutte le ragazze lontano dalla città. A qualsiasi costo.

La signorina Errington lo guardò stupita nel sentirgli dire quelle frasi assurde e di cattivo gusto. Anche Mary guardò perplessa il padre.

— D’accordo — disse la direttrice. — Comunque sono certa che farà ritorno per le otto.

— Sì, certo — assicurò John avvilito.

Mentre la macchina si allontanava dal collegio, Mary chiese: — Non si tratta dello zio David, vero?

— No.

— Cos’è successo?

— Non te lo posso ancora dire. Ma andiamo via da Londra.

— Oggi? Allora non mi riporti in collegio questa sera? — Il padre non rispose. — È una cosa grave?

— Piuttosto grave, sì. Andremo a vivere nella valle. Che ne pensi?

Mary sorrise. — Non direi che è una cosa spaventosa.

— La parte terribile — disse lui lentamente — toccherà agli altri.

Arrivarono a casa poco dopo le due. Mentre percorrevano il vialetto Ann si affacciò alla porta. Aveva la faccia tesa, sconvolta. John la strinse a sé.