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John stava per chiedere a uno dei ragazzi dove fosse il direttore, quando lo vide scendere di corsa dalle scale. Quando il direttore si accorse del piccolo gruppo di persone che lo stava aspettando, rallentò il passo, e scese gli ultimi gradini con dignità.

Il dottor Cassop era un preside giovanissimo, parecchio sotto i quarant’anni, ed era sempre stato molto elegante. Quel giorno però la sua eleganza togata riusciva solo a sottolineare che si sentiva preoccupato e infelice. Riconobbe subito John.

— Lei è sicuramente il signor Custance… con signora. Pensavo che abitaste a Londra. Come avete fatto a uscire dalla città?

— Eravamo andati per qualche giorno in campagna con degli amici — disse John. — Questa è la signora Buckley, e suo figlio. Siamo venuti a prendere David. Vorremmo tenerlo con noi per un po’… finché la situazione non sarà di nuovo normale.

Il dottor Cassop non ebbe le stesse incertezze della signorina Errington al pensiero di perdere un allievo. — Sì, capisco perfettamente. Mi pare un’ottima idea.

— Sono venuti altri a prendere i figli? — domandò John.

— Un paio. Vedete, quasi tutti i ragazzi sono di Londra. — Scosse la testa. — Sarei felice di poter rimandare tutti quanti a casa, e chiudere la scuola fino a tempi migliori. Le notizie…

John fece un cenno affermativo. Le avevano sentite. Un prudente annuncio aveva parlato di certi subbugli avvenuti nel centro di Londra e in altre città non specificate. La notizia era stata diffusa solo per accompagnarla con il monito che qualsiasi turbamento dell’ordine pubblico sarebbe stato represso severamente.

— Qui sembra tutto tranquillo — disse John. In quel momento si spalancò la porta di un’aula e un gruppo di ragazzi si riversò vociando nell’atrio. — Per modo di dire, naturalmente.

Il dottor Cassop non considerò queste parole né come una battuta di spirito, né come un riferimento alla disciplina della sua scuola. Si guardò attorno con aria svagata, e John comprese che l’insolito atteggiamento del direttore non era dovuto alle preoccupazioni. O all’infelicità. Il dottor Cassop aveva paura.

— Non avete sentito altre notizie — chiese Cassop — che non siano quelle della radio? Ho una sensazione strana… Questa mattina non è arrivata la posta.

— Credo che non riceveremo più posta fino al giorno in cui la situazione non sarà migliorata.

— Migliorata? — Guardò John negli occhi. — Come? E quando?

In quel momento John ebbe la certezza di un’altra cosa: presto Cassop avrebbe abbandonato il suo posto. La sua prima reazione fu di collera, ma la collera scomparve nell’attimo in cui ricordò la faccia coperta di sangue del giovane che lui aveva abbandonato nel fosso.

Desiderò andarsene di lì alla svelta.

— Allora, se possiamo portare via David…

— Sì, certo. Lo faccio… Oh, eccolo.

Davey li vide nello stesso istante, e fece di corsa tutto il corridoio per saltare al collo di suo padre.

— Portate David dai vostri amici? — domandò Cassop. — Dalla signora Buckley, forse?

John passò una mano tra i capelli castani del figlio. Probabilmente avrebbero dovuto uccidere ancora, ma quei delitti avrebbero avuto una giustificazione. Guardò il preside.

— Non abbiamo ancora deciso. — Fece una breve pausa. — Non vogliamo trattenerla oltre, dottor Cassop. Immagino che abbia parecchio da fare, con tutti questi ragazzi.

Il direttore si accorse del cambiamento di tono nella voce di John. Fece un cenno affermativo, e tutte le sue paure e le sue fragilità divennero evidenti. John si accorse che anche Ann le aveva percepite.

Cassop disse: — Sì, certo. Spero… che in tempi migliori… Arrivederci, dunque.

Fece un rigido inchino alle due donne, entrò nel suo studio, e si chiuse la porta alle spalle. Davey lo osservò con interesse.

— Noi diciamo che il vecchio Cassop è terrorizzato. Credi che sia proprio così, papà?

I ragazzi se n’erano accorti. Naturale. E lui doveva essersi accorto che i ragazzi sapevano. Una situazione che peggiorava le cose. Il momento della diserzione di Cassop sarebbe arrivato molto presto.

— Forse sarei terrorizzato anch’io, se avessi una masnada di ragazzi come voi a cui badare — disse John. — Sei pronto a partire, così come ti trovi?

— Cacchio! — esclamò David. — Viene anche Mary? E andiamo a fare una lunga vacanza? Dove si va?

— Davey, non devi usare quella parola — lo rimproverò Ann.

— Va bene, mamma. Dove andiamo? E come avete fatto a uscire da Londra? Ho sentito dire che tutte le strade sono bloccate. Vi siete aperti la strada a pugni?

— Andiamo per un periodo di vacanza nella valle — disse John. — Il punto è questo: sei pronto? Mary ha messo in valigia le tue cose. Puoi venire così come ti trovi, se non hai niente di particolare da prendere.

— Spooks — gridò David. — Ehi, Spooks!

Spooks era un ragazzo considerevolmente più grande di Davey, magro, con un’espressione infelice. Si avvicinò al gruppo, e mentre Davey faceva le presentazioni, lui borbottò delle parole incomprensibili. John ricordò che Spooks, il cui vero nome era Andrew Skelton, negli ultimi mesi veniva sempre nominato nelle lettere di Davey. Era difficile capire cosa potesse aver legato i due, perché è strano che i ragazzi facciano amicizia con tipi molto diversi da loro.

— Può venire con noi anche Spooks? — domandò Davey. — Sarebbe fantastico.

— I suoi genitori potrebbero fare qualche obiezione — disse John.

— Oh, no, andrà benissimo. Vero, Spooks? Suo padre è in Francia per affari, e la madre non c’è. Hanno divorziato, o qualcosa del genere. Andrà benissimo.

— Ecco, Davey…

Fu Ann che tagliò corto. — Impossibile, Davey. Sai benissimo che non si possono fare cose del genere. Specialmente in tempi come questi.

Spooks rimase a guardarli in silenzio. Aveva l’aspetto del ragazzo che ha smesso di sperare da tanto tempo.

— Il vecchio Cassop non direbbe niente — protestò Davey.

— Vai a prendere ciò che ti può servire — disse John. — Forse Spooks vuol venire a darti una mano. Corri.

I due ragazzi si allontanarono. Mary e Steve si erano messi a girare per l’atrio e non potevano sentire.

— Io penso che dovremmo portarlo con noi — disse John. L’espressione di Ann gli ricordò qualcosa che aveva notato nel direttore. Ma non era paura: era colpa.

— No, è ridicolo — disse Ann.

— Sai benissimo che Cassop sta per scappare. Questo è certo. Non posso prevedere se qualche insegnante rimarrà con i ragazzi, ma anche in questo caso sarà soltanto un rimandare la fine. Qualsiasi cosa succeda a Londra, questa zona verrà ridotta a deserto in poche settimane. Non mi piace l’idea di lasciare qui Spooks.

— E perché non portarci dietro tutta la scuola? — esclamò Ann con rabbia.

— Non tutta la scuola — disse John con dolcezza. — Soltanto un ragazzo… il migliore amico di Davey.

La collera di Ann si trasformò in confusione. — Credo di aver cominciato a capire cosa ci aspetta. Non sarà facile raggiungere la valle. E abbiamo già due ragazzi a cui badare.

— Anche se le cose qui dovessero precipitare, qualcuno di loro potrebbe sopravvivere, giovani come sono. Ma i tipi come Spooks non ce la fanno da soli. Se lo abbandoniamo, morirà di sicuro.

— Quanti ragazzi abbiamo lasciato a Londra a morire? — domandò Ann. — Un milione?

John non rispose subito. Girò lo sguardo per l’atrio invaso da un altro gruppo di ragazzi che uscivano da un’aula. Alla fine tornò a guardare Ann.

— Tu sai cosa stai facendo, vero? Immagino che tutti stiamo cambiando, ma in modi diversi.

— Sarò io a dover badare ai ragazzi — disse Ann mettendosi sulla difensiva. — Tu invece farai la parte del condottiero con Roger e il signor Pirrie.