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— Ora che siamo lontani — disse Roger — non mi interessa che abbiano il coraggio di tentare una sortita. Auguro loro buona fortuna.

Lo speaker continuò: “Si segnalano disordini ancora più gravi nel Nord del paese. Scontri con le forze dell’esercito sarebbero avvenuti in molte grandi città, come Liverpool, Manchester e Leeds. Da Leeds non si riescono più ad avere notizie ufficiali”.

— Leeds! — esclamò John. — Questa è una brutta notizia.

“Il governo” continuò la radio “ha diramato la seguente dichiarazione: ‘Dati i disordini verificatisi in alcune zone, si avverte la popolazione che si potrebbero adottare gravi misure di repressione, poiché il governo è fermamente deciso a impedire che il paese cada nell’anarchia. È dovere di ogni cittadino svolgere le abituali occupazioni con calma, e collaborare con le forze dell’ordine in vista del mantenimento dell’ordine’. Fine del comunicato.”

La radio cominciò a trasmettere musica leggera, e Ann abbassò il volume al minimo.

— Viaggiando tutta la notte, potremmo raggiungere la valle entro la mattina di domani — disse Roger. — Non mi piace come si sta mettendo. A quanto pare, Leeds è in piena rivolta. Secondo me è meglio viaggiare, finché è possibile procedere senza intoppi.

— Non abbiamo dormito molto la notte scorsa — disse John. — E viaggiare di notte attraverso il Mossdale non è cosa da niente anche in tempi normali.

— Ann e Millicent possono dare il cambio al volante — osservò Roger.

— Ma Olivia non sa guidare.

— Non preoccuparti per me — disse Roger. — Ho un tubetto di benzedrina, e posso stare sveglio due o tre giorni di fila, se necessario.

Pirrie li interruppe. — Consiglio di preoccuparci momentaneamente di andarcene dal West Riding. Una volta lontani dalla zona calda, potremo decidere se viaggiare anche di notte o no.

— Sì, ha ragione — disse John.

Dall’alto della scarpata i ragazzi li chiamarono a gran voce agitando le braccia verso il cielo. Tacquero tutti, e alle loro orecchie giunse un rumore di aerei in avvicinamento. Scrutarono il cielo. Gli aerei comparvero da dietro il profilo della scarpata. Erano bombardieri pesanti, in volo verso nord, a poco più di mille metri di quota.

Rimasero con gli occhi fissi al cielo, in un silenzio che sembrava rabbrividire, finché gli aerei non furono scomparsi. Alle loro orecchie continuò a giungere il rombo dei grossi apparecchi e il vociare eccitato dei ragazzi, ma nessuno dei due suoni riuscì a scalfire il silenzio che si portavano dentro.

— Leeds? — mormorò Ann dopo un po’.

Nessuno rispose. Poi fu Pirrie a parlare, calmo, come sempre.

— Forse. Comunque esistono anche molte altre spiegazioni. In ogni caso, credo che convenga muoverci. Che ne dite?

Davey era salito con Steve e con Spooks sulla Citroën che in quel momento guidava la colonna. Dietro veniva la Ford. La Vauxhall con John, Ann e Mary, chiudeva la fila.

Doncaster era chiusa al traffico, ma sulle strade che giravano attorno alla città era ancora permessa la circolazione. Mescolati al traffico militare sempre più intenso continuarono il viaggio verso nord e attraversarono un certo numero di piccoli centri tranquilli. Avevano raggiunto la valle di York, coi suoi villaggi ricchi e sparpagliati. Quando tornarono sulla North Road si trovarono la strada sbarrata da un posto di blocco.

Venne loro incontro un sergente. Doveva essere uno del posto. Guardò Roger con benevolenza.

— Sulla A1 possono transitare soltanto i veicoli militari — disse.

— Perché? — domandò Roger.

— Ci sono dei disordini a Leeds. Dove volete andare?

— Nel Westmorland.

Il sergente scosse la testa, più in segno di comprensione che di biasimo. — Al vostro posto tornerei indietro fino alla provinciale per York. Se la lasciate poco prima di Selby, potrete attraversare Thorpe Willoughby e raggiungere Tadcaster. Mi terrei comunque molto lontano da Leeds.

— Corrono delle strane voci… — disse Roger.

— Le ho sentite anch’io.

— Un paio d’ore fa abbiamo visto degli aerei che volavano verso nord — soggiunse Roger. — Erano bombardieri.

— Sì — fece il sergente. — Sono passati proprio sopra le nostre teste. Mi sento molto più al sicuro in aperta campagna, quando in cielo volano quei bestioni. Strano, no?, sentirsi a disagio nel veder passare dei nostri aerei. Lo stormo ha proseguito in quella direzione, un motivo in più per tenersi lontani da Leeds.

— Grazie — disse Roger — seguiremo il suo consiglio.

Il convoglio invertì la marcia e tornò indietro. La strada riportava verso sud, ma dopo qualche chilometro girava in direzione nord-est, proseguendo su strade secondarie e deserte, senza il minimo traffico militare.

— Non si riesce quasi a convincersi, vero? — disse Ann. — Da una parte, i notiziari e i posti di blocco militari sono un fatto innegabile. Ma d’altra parte ecco una sera d’estate in campagna… la stessa campagna di sempre.

— Un po’ spoglia — disse John indicando le grandi distese senza un filo d’erba.

— Non sembra sufficiente a giustificare la carestia, la fuga, le bombe atomiche… — ebbe un attimo di esitazione — … e il rifiuto a portare in salvo un ragazzo.

— Le nostre motivazioni devono essere nude e crude. Dobbiamo abituarci a convivere con loro, in una nuova vita — disse John.

— Vorrei essere già arrivata! — esclamò Ann con un tremito nella voce. — Vorrei essere già nella valle e aver chiuso il cancello di David alle nostre spalle.

— Ci saremo domani, spero.

La strada che stavano percorrendo si snodava, una curva dopo l’altra, per un terreno collinoso. John rimase leggermente indietro. La Ford di Pirrie, invece, rivelando una sorprendente manovrabilità, riuscì a restare incollata alla Citroën. Nel momento in cui la Vauxhall giunse in vista di un passaggio a livello, le sbarre cominciarono ad abbassarsi lentamente.

John fu costretto a fermare. — Maledizione! In questi passaggi a livello secondari, passano almeno dieci minuti prima che transiti il treno! Ma chissà che una mancia non riesca a convincere il casellante a farci passare.

Smontò dalla macchina e le girò attorno. Sulla destra, uno squarcio nella siepe mostrava una distesa di colline simmetriche, completamente spoglie, in cui si aprivano delle miniere di carbone. Si sporse al di sopra delle sbarre e guardò la linea ferroviaria. Non si vedeva segno di treni in arrivo, i binari correvano diritti in tutte e due le direzioni, per chilometri e chilometri. Si diresse verso il casello.

— Ehi! — chiamò.

Non ci fu risposta. Chiamò ancora, e questa volta sentì qualcosa, ma era un suono troppo indistinto per essere una vera risposta. Era un respiro affannoso, una specie di singhiozzo che proveniva dall’interno della casa.

Dalle finestre che si affacciavano sulla strada non vide niente di particolare. Girò l’angolo dell’edificio per osservare da quelle che si aprivano verso la ferrovia. Scoprì subito da dove provenivano i rumori che aveva sentito. Al centro di una stanza c’era una donna stesa a terra. Aveva gli abiti a brandelli e la faccia coperta di sangue. Una gamba era ripiegata sotto il corpo. Tutto attorno regnava la più grande confusione: cassetti rovesciati a terra, un orologio a muro sfasciato.

Era la prima volta che John vedeva una scena simile in Inghilterra. In Italia, durante la guerra, aveva visto degli spettacoli non molto diversi. Segnavano il passaggio dei saccheggiatori… ma lì, nella campagna inglese… La realtà di quell’orrore, lì, mostrava chiaramente, molto più dei posti di blocco o dei bombardieri in volo, come ormai il crollo fosse avvenuto, irreparabile.