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Il blocco stradale era stato collocato con cura: lontano dalla curva quel tanto per essere invisibile dall’altra parte, e vicino quel tanto che bastava per impedire che le macchine potessero riprendere sufficiente velocità da sfondarlo. La strada non era larga abbastanza per permettere una rapida inversione di marcia. John fu costretto a frenare, e prima ancora di poter innestare la retromarcia vide la canna di un fucile puntato contro il finestrino accanto al posto di guida. Era nelle mani di un uomo tarchiato, con un abito di tweed.

— Bene. E adesso scendi — disse a John.

— Perché?

L’uomo fece un passo indietro nel momento in cui la Ford di Pirrie comparve dalla curva, ma tenne sempre il fucile puntato contro la Vauxhall. John si accorse che c’erano altri uomini dietro il primo. Subito puntarono le armi contro la Ford, e poi contro la Citroën, quando anche queste furono costrette a fermarsi al posto di blocco.

— Cos’è? Un convoglio? — domandò l’uomo in tweed. — Manca ancora qualcuno?

Parlava con l’accento gioviale dello Yorkshire, e non aveva la minima inflessione minacciosa.

John spalancò la portiera. — Stiamo andando a ovest — disse. — Oltre la brughiera. Mio fratello è un agricoltore del Westmorland. Andiamo da lui.

— Da dove venite? — domandò uno degli altri.

— Da Londra.

— Siete scappati alla svelta, vero? — L’uomo scoppiò a ridere. — Il clima di Londra non è più molto salutare.

Roger e Pirrie erano smontati, e John fu felice di vedere che avevano lasciato le armi in macchina.

Roger indicò la barriera in mezzo alla strada. — Perché avete messo uno sbarramento? Vi preparate a difendervi da un’invasione?

— Sei in gamba — disse l’uomo in tweed con un cenno di approvazione. — Hai subito afferrato l’idea. Quando avranno attraversato il West Riding, come avete fatto voi, scopriranno che non sarà facile saccheggiare la nostra cittadina.

— Vi capisco benissimo — disse Roger.

C’era qualcosa di falso in quella situazione, John lo comprese con chiarezza. Sulla strada, a tenerli d’occhio, si era formato un gruppo di oltre dieci persone.

— Potremmo anche parlare con maggior chiarezza — disse John. — Volete che torniamo indietro e prendiamo una strada che gira intorno alla città? È una seccatura, ma capisco il vostro punto di vista.

— Non del tutto — disse uno degli uomini, scoppiando a ridere.

John non rispose. Per un attimo calcolò la possibilità di tornare alle macchine e risolvere la situazione con le armi. Ma anche se fossero riusciti a raggiungere le macchine, le donne e i bambini si sarebbero trovati sulla linea del fuoco. Rimase fermo.

Appariva chiaro che l’uomo in tweed era il capo. Uno dei piccoli Napoleoni che il nuovo caos aveva portato al potere. Per loro disgrazia, quello di Masham aveva assunto il comando senza perdere tempo. Sarebbe bastato un ritardo di dodici ore.

— Vedete — disse l’uomo in tweed — dovete per forza accettare il nostro punto di vista. Se non avessimo pensato in tempo a proteggerci, la nostra città verrebbe sommersa alla prima ondata. Lo dico per farvi capire che qui non facciamo le cose a capocchia. Questo può essere un bersaglio, oppure una goccia di miele: tutte le mosche in fuga dalla carestia e dalle bombe, si riverseranno qui per le strade principali. Noi le acchiappiamo, e viviamo a loro spese. Ecco il piano.

— È un po’ presto per darsi al cannibalismo — commentò Roger. — O siete già abituati a mangiare carne umana da queste parti?

L’uomo in tweed rise. — Sono felice di vedere che non avete perso il senso dell’umorismo. Non si è perso tutto, quando si scopre qualcosa di cui ridere, vero? No, non è la loro carne che vogliamo; non ancora, perlomeno. Molti avranno portato qualcosa con sé: mezza tavoletta di cioccolata, se non altro. Diciamo che questo è un posto di confine con il relativo controllo doganale. Diamo un’occhiata al bagaglio, ci prendiamo quello che ci serve.

— E poi ci lascerete passare? — chiese John.

— Non esattamente. Potrete fare il giro attorno alla città. — Gli occhi piccoli e penetranti si puntarono su John. — Tu capisci il nostro punto di vista, no?

— Direi che questo è furto puro e semplice — fece John — da qualsiasi punto lo si guardi.

— Forse. Se siete arrivati da Londra fin qua senza subire niente di peggio che questo furto, siete certamente più fortunati di quelli che verranno dopo. Bene, mister, di’ alle donne di far scendere i ragazzi. Cominciamo il controllo. Forza: prima si comincia, prima si finisce.

John guardò i suoi compagni. Roger aveva la faccia rossa di collera, ma non disse una parola. Pirrie, come al solito, era impassibile.

— Va bene — disse John. — Ann, temo che tu debba svegliare Mary. Falla scendere un attimo.

Si unirono in gruppo, e alcuni uomini cominciarono la perquisizione delle macchine e dei portabagagli. Non impiegarono molto a scoprire le armi. Un tale, piccolo, con la barba incolta, alzò con un grido di gioia il fucile automatico di John.

— Fucili? — esclamò l’uomo in tweed. — Un bottino migliore di quanto ci aspettassimo dalle nostre prime vittime.

— Ci sono anche delle pistole — disse John. — Spero che ce le lascerete.

— Abbiate un po’ di buon senso — fece l’uomo. — Siamo noi che dobbiamo difendere la città. — Si girò verso quelli che perquisivano le macchine. — Radunate tutte le armi da questa parte.

— Cos’altro ci volete portar via? — domandò John.

— È presto detto. Le armi, tanto per cominciare. Poi i viveri, come ho già spiegato, e per ultimo la benzina.

— Perché la benzina?

— Perché potremmo averne bisogno noi, per le nostre linee di comunicazione interne. — Sogghignò. — Sembra un’operazione militare, vero? Pare di essere ritornati ai tempi della guerra.

— Abbiamo ancora centoventi o centotrenta chilometri da fare. La Ford consuma circa sei litri ogni sessanta chilometri, le altre due macchine ne consumano altrettanti ogni quarantacinque. I serbatoi sono quasi pieni. Ci potete lasciare cinquanta litri tra tutti?

L’uomo in tweed rimase in silenzio e sorrise. John lo guardò. — Potremmo abbandonare una delle macchine. Ci lasciate trenta litri?

— Trenta litri — disse l’uomo in tweed — o una rivoltella, potrebbero essere proprio quello che ci manca per evitare la caduta della città. Non possiamo lasciarvi niente di quel che ci può essere utile.

— Una macchina e quindici litri — supplicò John. — Così non avrete tre donne e quattro ragazzi sulla coscienza.

— Ecco — disse l’uomo — quello della coscienza è un buon argomento, ma anche noi abbiamo le nostre donne e i nostri bambini a cui pensare.

Roger e Pirrie erano fermi a qualche passo.

— Conquisteranno la vostra città, e la daranno alle fiamme — disse Roger. — Spero che possiate vivere abbastanza a lungo per godervi lo spettacolo.

L’uomo lo guardò fisso. — Non rovinate tutto — disse. — Vi abbiamo trattato con cortesia, ma possiamo anche diventare cattivi.

Roger fu sul punto di rispondere qualcosa, ma John lo interruppe.

— Basta così, Rodge. — Poi si girò verso l’uomo in tweed. — Vi regaliamo le macchine. Possiamo attraversare la città con le nostre famiglie e proseguire verso Wensley? E potete darci due vecchie carrozzine per bambini, che non vi servono più?

— Sono felice di vedere che sei molto più educato del tuo amico, comunque la risposta è no, a tutt’e due le richieste. Nessuno può entrare in città. Noi dobbiamo controllare le strade, e gli uomini che non sono di guardia hanno altri compiti, o sono a riposare. Non possiamo farvi accompagnare da nessuno, ed è chiaro che non possiamo lasciarvi attraversare la città senza che qualcuno vi sorvegli.