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Olivia ebbe un attimo di perplessità, poi si diresse verso la cucina. Millicent la seguì. Ann e Mary si fermarono sulla soglia.

— Due donne in cucina sono già troppe. Io e Mary andiamo fuori. Non ci piace l’odore che c’è in questa stanza.

— Fate come volete. Potete anche mangiare fuori, se preferite.

Ann non rispose e si allontanò con Mary. Spooks, dopo un attimo di esitazione, le seguì. Gli altri due ragazzi rimasero seduti su un vecchio divano sotto la finestra. Sulla parete di fronte un grosso orologio ticchettava ritmicamente. I ragazzi fissarono per qualche istante i movimenti del pendolo, con i suoi meccanismi visibili sotto la copertura trasparente, poi cominciarono a parlare tra loro a bassa voce.

Quando la colazione fu pronta, gli uomini arrivarono con tutto quello che poteva essere utile. Avevano trovato due zaini grandi e uno piccolo, e li avevano riempiti con pezzi di prosciutto, e carne affumicata di maiale e di bue. Misero nei sacchi anche alcune pagnotte fatte in casa. In cima a tutto disposero le cartucce. Avevano trovato anche una borraccia militare. Roger suggerì di portarsi dietro un certo numero di bottiglie, ma John si oppose: quella era una regione ricca di corsi d’acqua, e il peso che dovevano trasportare era già molto.

Finita la colazione, Olivia cominciò a sparecchiare la tavola. Fu solo quando Millicent scoppiò a ridere che John si accorse di ciò che l’altra faceva. Olivia tornò a deporre i piatti sul tavolo, con un certo imbarazzo.

— È inutile lavarli — disse John. — Dobbiamo andarcene immediatamente. Questa è una località isolata, ma tutte le case sono una trappola potenziale.

Gli uomini cominciarono a raccogliere le armi e gli zaini.

— E la ragazza? — domandò Olivia.

John la fissò. — Come sarebbe a dire?

— Non possiamo lasciarla… così.

— Puoi andare ad aprire la porta — disse John. — Dille che può anche uscire, se vuole. Adesso non ha più importanza.

— Ma non possiamo lasciarla qui. — Indicò il ripostiglio sotto la scala. — Con quelli là dentro.

— Cosa suggerisci?

— Di portarla con noi.

— Non diciamo idiozie, Olivia. Sai bene che è impossibile.

Olivia lo osservò con espressione decisa. Guardando lei e Roger, John pensò che le crisi provocavano dei curiosi cambiamenti nel comportamento delle persone.

— In questo caso, resto con lei — disse Olivia.

— E Roger? E Steve?

— Se Olivia vuole restare, noi ci fermiamo con lei — disse Roger. — Non hai più bisogno di noi, vero?

— E quando verrà il prossimo visitatore, chi andrà ad aprire la porta? — domandò John. — Tu, Olivia, o Steve?

Silenzio. L’orologio continuava a ticchettare segnando il passare dei secondi di quel mattino d’estate.

— Perché non portare la ragazza con noi, se Olivia lo desidera? — osservò Roger. — Abbiamo preso anche Spooks. Una ragazza non costituirebbe un pericolo, mi pare.

John lo guardò con rabbia. — Cosa ti fa pensare che voglia venire con noi? Abbiamo appena ucciso i suoi genitori.

— Io credo che verrà — disse Olivia.

— Quanto tempo ti ci vorrà per convincerla? Quindici giorni?

Olivia e Roger si scambiarono un’occhiata.

— Voi andate avanti — disse Roger alla fine. — Vi raggiungeremo con la ragazza, se vorrà venire.

— Mi sbalordisci, Roger — disse John. — Penso che sia inutile farvi notare quanto sia stupido separare le nostre forze in questo momento, vero?

I due non risposero. Pirrie, Millicent e i ragazzi rimasero a osservare in silenzio. John guardò l’orologio.

— Olivia, ti do tre minuti per parlare con la ragazza. Se vuole venire con noi, che venga. Ma non possiamo perdere altro tempo per cercare di convincerla… nessuno di noi. D’accordo? — Olivia fece un cenno affermativo. — Vengo con te — concluse John.

Fece strada su per la scala, girò la chiave della stanza e spalancò la porta. La ragazza era scesa dal letto e si era inginocchiata. Forse in preghiera. John si fece da parte per lasciar passare Olivia. La ragazza li guardò. I suoi occhi sembravano aver perso ogni espressione.

— Vorremmo che tu venissi con noi, cara — disse Olivia. — Andiamo in un posto sicuro in mezzo alle colline. Qui saresti in pericolo.

— La mamma… l’ho sentita gridare, e poi ha smesso.

— È morta — disse Olivia. — E anche tuo padre. Non hai più motivo di restare in questa casa.

— Li avete uccisi — disse la ragazza. Poi guardò John. — È stato lui.

— Sì. Avevano viveri, e noi no. Oggi si uccide per un tozzo di pane. Noi abbiamo vinto, e loro hanno perso. Non possiamo fare diversamente. Però io desidero che tu venga con noi.

La ragazza si voltò e nascose la faccia contro le lenzuola. — Lasciatemi in pace — balbettò. — Andatevene.

John guardò Olivia e scosse la testa. La donna s’inginocchiò accanto alla ragazza e le mise un braccio attorno alle spalle.

— Non siamo gente cattiva — disse con gentilezza. — Vogliamo soltanto salvare noi stessi e i nostri figli. Ecco perché i nostri uomini uccidono, se è necessario. Poi verranno altri uomini ancora più cattivi… che uccideranno per il solo piacere di uccidere. Uomini capaci anche di torturare.

— Lasciatemi in pace — ripeté la ragazza.

— Non li precediamo di molto — continuò Olivia. — Verranno in tanti, da tutte le città, in cerca di cibo. Una casa come questa li attirerà certamente. Tuo padre e tua madre sarebbero morti comunque, e tu con loro. Non mi credi?

— Andate via — disse la ragazza senza alzare la testa.

— Te l’ho detto — disse John. — Non possiamo portarla via contro la sua volontà. Quanto a restare in questa casa con lei… tu stessa hai appena detto che è una trappola mortale.

Olivia si alzò. Sembrava convinta. Ma invece di avviarsi alla porta prese la ragazza per le spalle e la costrinse a girare la testa. Aveva una considerevole forza, e la usò tutta, ma senza brutalità.

— Ascoltami! Tu hai paura, vero? Vero?

Tenne gli occhi fissi in quelli della ragazza; e la ragazza fece segno di sì con la testa.

— Mi credi, se ti dico che ti voglio aiutare?

Ancora un cenno affermativo.

— Tu verrai con noi — disse Olivia. — Attraverseremo i Pennines, e raggiungeremo una località del Westmorland dove saremo al sicuro, dove non ci saranno più uccisioni né altro. — La normale riservatezza di Olivia era completamente scomparsa. Parlava con una forza amara che riusciva a convincere. — Tu verrai con noi. Abbiamo ucciso tuo padre e tua madre, ma se ti portiamo con noi avremo pagato una piccola parte di ciò che dobbiamo loro. I tuoi genitori non vorrebbero che tu facessi la loro stessa fine.

La ragazza continuò a guardarla in silenzio. Allora Olivia si girò verso John.

— Aspetta fuori. Le do una mano a vestirsi. Impiegheremo un paio di minuti.

John si strinse nelle spalle.

— Vado da basso a vedere che tutto sia pronto. Ricordati, solo un paio di minuti.

— Saremo pronte.

Da basso, John vide che Roger stava armeggiando con una piccola radio sulla credenza. Si girò al rumore dei passi di John che scendeva le scale.

— Niente — disse. — Ho cercato sulle stazioni del Nord, della Scozia, del Midland e Londra… niente di niente.

— E l’Irlanda? — domandò John.

— Non sono riuscito a sentirla. Però dubito che la si possa captare da qui.

— Forse l’apparecchio è guasto.

— No. Una stazione l’ho trovata. Non ho capito che lingua fosse. Sembrava centroeuropea. Avevano un tono di voce disperato, anche loro.

— E le onde corte?

— Non ho ancora provato.

— Lasciami tentare. — Roger si fece da parte e John sintonizzò l’apparecchio sulle onde corte, poi cominciò a girare l’indicatore con grande lentezza. Passò tre quarti del quadrante senza trovare niente, poi raccolse una voce, disturbata dalle scariche, ma che parlava inglese. Alzò il volume al massimo.